Anni fa un’amica di mia madre mi regalò un libro di Dino Campana, “Canti Orfici”, ma appena me lo diede le dissi che non lo avrei mai letto e ancor oggi tengo fede a quella promessa letteraria. Malgrado la mia ritrosia verso la poesia, ho trovato per caso un video di Carmelo Bene in cui egli recita dei versi di Campana che mi sono piaciuti quasi quanto l’interpretazione di colui che non è.
Quando avrò la mia prima ragazza senz’altro le declamerò questa composizione a gran voce.
Coi tuoi piccoli occhi bestiali
Mi guardi e taci e aspetti e poi ti stringi
E mi riguardi e taci. La tua carne
Goffa e pesante dorme intorpidita
Nei sogni primordiali. Prostituta…
Chi ti chiamò alla vita? D’onde vieni?
Dagli acri porti tirreni
Dalle fiere cantanti di Toscana
O nelle sabbie ardenti voltolata
Fu la tua madre sotto gli scirocchi?
L’immensità t’impresse lo stupore
Nella faccia ferina di sfinge
L’alito brulicante della vita
Tragicamente come a lionessa
Ti disquassa la tua criniera nera
E tu guardi il sacrilego angelo biondo
Che non t’ama e non ami e che soffre
Di te e che stanco ti bacia