4
Ott

Loreena McKennitt in vinile

Pubblicato venerdì 4 Ottobre 2019 alle 17:35 da Francesco

Sono molto legato a “The Book Of Secrets” perché lo annovero tra quei primi ascolti reiterati che mi hanno introdotto alla melomania: correva l’anno 1997 (quello della sua pubblicazione) e avevo già speso tredici estati su questo pianeta.
Per i miei gusti questi dischi richiedono più di altri un ascolto in cuffia, ma se vivessi in una casa isolata nella contea di Donegal forse preferirei dare loro libero corso tramite un buon impianto, magari sedendo in una veranda prospiciente l’Atlantico.
”Nights From The Alhambra” è l’album che prediligo nella discografia della McKennitt e uno dei miei live preferiti in assoluto perché sublima la produzione in studio. Le mie sono ristampe economiche in 180 grammi, ma tutte numerate perché fanno parte di una tiratura “limitata” a diecimila copie.
Quasi certo del suo inutilizzo, ho comunque sviluppato un sorta di test muliebre che si basa sulle risposte nistagmiche all’ascolto di tre tracce in questo preciso ordine: “Standing Stones” da "Parallel Dreams”, “The Highwayman” da “The Book Of Secrets” e “All Souls Night” da “The Visit”.

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14
Lug

Loreena McKennitt – The Mummer’s Dance

Pubblicato lunedì 14 Luglio 2008 alle 06:33 da Francesco

C’è un disco che mi accompagna da undici anni: “The Book of Secrets” di Loreena McKennitt. Incominciai ad ascoltarlo quando la mia cultura musicale si basava unicamente sui singoli pop che MTV trasmetteva fino allo sfinimento e di conseguenza quelle sonorità celtiche mi sembrarono tanto rare quanto diverse dalle cose che udivo abitualmente in televisione. Dopo un po’ di tempo l’avvento di Napster fomentò la mia curiosità e mi permise di gettare le basi per costruire le mie preferenze musicali, tuttavia “The Book of Secrets” continuò a girare nel mio lettore CD e paradossalmente fu la colonna sonora delle letture attraverso cui raccolsi le informazioni basilari per muovere i primi passi nell’hard rock e nell’heavy metal. Ancor oggi ascolto con piacere alcune parti della discografia di Loreena McKennitt e in particolare l’album in questione, ma non temo che la ripetizione di quest’ultimo possa combaciare con la noia e sono certo che il mio modo di recepirlo resterà identico per tutta la mia vita. Credo ancora che sotto l’orecchiabilità di “The Book of Secrets” vi sia qualcosa di iniziatico, ma forse dovrei adottare questo termine per descrivere “G.I. Gurdjieff: Sacred Hymns” di Keith Jarrett. In ogni caso mi sento fortunato poiché sono stato segnato da un disco piacevole che apparteneva a mio padre e sono scampato per miracolo alle influenze nefaste di una fetta malsana della musica leggera. Devo molto a “The Book of Secrets” e ogni tanto sfoglio le pagine del suo booklet per sentirne l’odore, ma faccio altrettanto con altri dischi che hanno caratterizzato alcune fasi della mia giovane esistenza e al contempo non arresto la ricerca continua che mi permette di appagare il mio udito con sonorità eterogenee.

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