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Solitudini differenti: tra mediocrità e nobiltà

Pubblicato martedì 15 Luglio 2008 alle 16:45 da Francesco

Alcune persone si autodenigrano per attirare l’attenzione altrui e si lamentano continuamente delle loro esistenze per lo stesso motivo. Disprezzo chi cerca la compassione a buon mercato e nega il suo fine. Io adopero l’autoironia per alleggerire il velo di serietà che talvolta appesantisce le mie indagini introspettive, ma non trasformo mai i miei dileggi in una lagna fastidiosa e trovo che la vita sia un evento eccezionale. Chi denigra sé stesso non incontra grandi difficoltà a fare altrettanto con i suoi simili, ma credo che una condotta di questo tipo possa essere la conseguenza di una integrazione sociale che non abbia avuto un esito positivo. Talvolta chi sente la mancanza dei legami affettivi non ammette le sue necessità e cerca di svalutare le vite di coloro che non sono affatto estranei all’amicizia e alle relazioni sentimentali: spesso è più facile distruggere che creare. Io non ho mai negato il mio bisogno d’amore e ho attribuito sempre un ruolo marginale all’amicizia per descrivere fedelmente quanto mi concerne, tuttavia vivo tranquillamente la mia aridità emotiva e credo che la mia capacità di gestirla sia inestimabile. La mia solitudine è ragionata e ha delle motivazioni precise che ho spiegato in più occasioni, perciò ignoro chi la confonde con un disagio sociale o una scelta obbligata. Penso che i bisogni non vadano trasformati in punizioni, ma credo che questa accada ogniqualvolta qualcuno si rifiuti di guardare ciò che possiede per concentrarsi unicamente su quanto gli manca. Ritengo che certe cose si possano guadagnare soltanto con il sudore e il rispetto verso sé stessi, ma talvolta è facile credere il contrario e lo è ancora di più qualora il diretto interessato non sia avvezzo alla fatica. Io non devo spaccarmi la schiena per provvedere al mio sostentamento, perciò uso l’attività fisica per allenare e mantenere la mia volontà. Talvolta i primi autori dell’emarginazione sono gli emarginati e non mi riferisco ai poveri che vivono per strada, ma a tutte quelle persone che hanno un reddito normale da cui non possono detrarre l’infelicità che caratterizza le loro esistenze. Anche chi ha una vita sociale piuttosto attiva può sentirsi solo in mezzo agli altri, ma la sua apparenza conviviale gli consente di dissimulare ciò che prova realmente e di conseguenza chi lo circonda può soltanto supporre cosa egli provi qualora si sforzi di immaginarlo. Io appaio triste e non lo sono, qualcun altro lo è veramente e nessuno lo nota. Credo che soltanto il diretto interessato possa aiutare sé stesso e per quanto mi riguarda io ci sono riuscito da un po’ di tempo, perciò non mi curo dei danni che subisce la mia immagine e non oso offrire aiuti arroganti a chi ha problemi con la sua vita. Trovo che la mia indifferenza verso certi drammi sia più rispettosa dell’invadenza di chi gioca a fare il samaritano per sentirsi una persona migliore. Ammiro chi riesce a superare le sue difficoltà con i mezzi che ha a disposizione e ritengo che quanto ho scritto finora valga per qualsiasi classe sociale poiché fenomeni come la depressione sono egualitari. Prima di concludere voglio porre l’accento su alcune cose. L’ozio può essere ricreativo, ma quando si trasforma in apatia può risultare fatale e non provo nulla verso chi sparisce dal mondo a causa di quest’ultima. L’amore è un assioma e paradossalmente credo che si possa acquisire la capacità di viverlo qualora si abbia prima conseguito l’abilità di vivere serenamente senza di esso, anche nel caso in cui la sua mancanza sia destinata a protrarsi vita natural durante. A mio avviso la nobiltà della solitudine si basa sul rispetto degli altri ed esige che i suoi rappresentanti si astengano dalla denigrazione gratuita dei loro simili, ma allo stesso tempo questa forma di rispetto richiede un distacco che non deve mai diventare sinonimo di superbia. Non mi sento superiore a qualcuno perché vivo in un certo modo e non mi sento inferiore a qualcun altro che consegue risultati che a me sembrano inaccessibili. Le parole sono inutili, ma le azioni parlano per conto della realtà e non restano mai inascoltate neanche dai sordi né da coloro che fingono di esserlo. Si può affermare tutto e il contrario di tutto, ma alla fine credo che non si dica niente perché le cose veramente importanti si esprimono da sole.

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