Su queste pagine come nel mio secondo scritto, a ogni errore cerco di presentare una bella correzione e non nego affatto che anche a me piacerebbe essere uno sbaglio da sistemare. La solitudine notturna ha un sapore particolare, molto dolce, e nel mio caso presenta di rado un retrogusto amaro. Mi piace ascoltare grandi dischi nelle ore piccole mentre scrivo di me in mia presenza. Faccio compagnia alle parole, specialmente a quelle più brevi che subiscono gravi traumi a seguito degli utilizzi impropri da parte di terzi. Il futuro non lo progetto né lo rigetto. Qualcuno crede che il mio arsenale emotivo non esista, un po’ come quello iracheno che secondo l’opinione pretestuosa di taluni avrebbe dovuto contenere armi di distruzione di massa, ma io custodisco davvero una santabarbara di affettività inespressa da cui, all’uopo, sarò pronto ad attingere. Di sicuro i parallelismi tra la terminologia militare e quella emotiva non contribuiscono a dare di me un’immagine meno fredda, ma non ho i mezzi né la necessità di procurarmi un ufficio stampa. Per qualcuno l’istinto è una bestia feroce, nella vita di qualcun altro invece svolge le funzioni di un cane per ciechi, ma per me è soltanto un ermellino simpatico che non intendo consegnare alla prima pellicceria.
Ho raggranellato qualche palanca e dunque posso già iniziare a muovere l’indice destro sul planisfero per scegliere la destinazione del mio prossimo viaggio. Credevo che l’anno venturo non sarei potuto partire per questioni monetarie, ma a quanto pare le coincidenze mi vogliono altrove, almeno per un mesetto. Ho già in mente la mia prossima destinazione, ma resto aperto a qualsiasi proposta estemporanea dell’intelletto. Potrei anche optare per una piccola impresa in solitaria o con qualcun altro, ma non ho ancora le idee chiare. Se dovessi capitare in una nazione peninsulare mi piacerebbe percorrere almeno una sua costa in bicicletta.