Ultime dai campi (non ancora Elisi) di quel passatempo che ho eletto a buona norma di vita, ma rinnovo ancora una volta la speranza che nelle prossime settimane io possa tornare a scrivere su codeste pagine con maggiore assiduità e in merito a molteplici temi: si tratta di un’attività che mi appaga e mi rilassa oltremodo.
Domenica sono andato a Bolsena per correre la gara cittadina che si snoda in pianura, in salita e in discesa: sono riuscito a migliorare un po’ la mia prestazione rispetto all’anno scorso e mi sono classificato al sesto posto sui 283 atleti che hanno tagliato il traguardo.
Il sedici giugno ho partecipato alla mezza maratona di Roma e l’ho corsa davvero male, infatti ho chiuso in 1h21’21", tuttavia mi è piaciuta molto e l’ho trovata organizzata benissimo a differenza di un’altra mezza capitolina nella quale l’anno scorso ebbi sì un migliore riscontro cronometrico, ma un’esperienza negativa.
Non avevo l’orologio, perciò fino al nono chilometro ho preso come riferimento la prima donna, una keniana, probabilmente anche lei non in giornata, quindi l’ho passata e poi non ho tentato di forzare ulteriormente l’andatura.
Sempre a metà gara ho risposto a un signore in scooter che inveiva contro noi atleti e oltre a dargli del pezzo di merda gli ho promesso un cazzotto in testa: dal lato opposto della strada un altro astante si è messo a ridere e mi ha gridato "bravo, hai fatto bene!". Un delirio.
Alla fine ho chiuso 24° su circa 3800 arrivati.
Sabato ventitré giugno invece mi sono recato a Marta, in provincia di Viterbo, per una evento del Corri In Tuscia, il circùito podistico che prediligo per le gare locali.
Ho rinnovato il duello con un bravo corridore della zona e nonostante fossi in forma non sono riuscito a batterlo, infatti lui ha condotto una gara magistrale, praticamente tutta da battistrada mentre io lo tallonavo, quindi ha dimostrato grande tenuta atletica e mentale. Per me questa è stata la più avvincente tra le gare della zona perché mi ha fatto venire in mente le dinamiche della Formula Uno!
Domenica in quel di Civitavecchia, complice l’assenza di atleti di prima fascia, mi sono giocato la vittoria in una gara di dodici chilometri che presentava un forte dislivello.
Alla fine della parte in salita io e un altro podista abbiamo maturato un buon vantaggio sul terzo. Poco prima dell’undicesimo chilometro ho provato a fare un cambio di passo per compiere l’allungo finale, ma a un certo punto ho ricevuto un’indicazione ambigua (l’auto apripista non c’era più) e mi sono ritrovato di fronte a un cancello bianco.
Un signore, là per caso, mi ha detto che stavo andando dalla parte sbagliata e quindi ho ripreso la strada giusta, spezzando però il ritmo dopo aver ragionato un attimo: ciò è avvenuto nell’arco di alcuni secondi.
A causa di quest’inconveniente ho vanificato il lieve vantaggio che avevo guadagnato sul secondo, ma quando quest’ultimo mi ha raggiunto mi ha detto di stargli davanti perché aveva assistito a tutto e non gli sembrava giusto che ci giocassimo il finale.
Io ho controbattuto proponendogli di arrivare insieme e così abbiamo fatto, perciò volgo un grande plauso a Simone Marconi, ottimo atleta e grandissima persona (le due cose non vanno necessariamente di pari passo, anzi…).
Questa foto è un gran bel ricordo.
Ieri, a una settimana dalla maratona di Roma, ho corso la Cento Chilometri di Seregno e ho stabilito il mio nuovo record personale sulla distanza: 8h35’38”, ovvero una media di 5’09” al chilometro. Lunga vita a Bashar al-Assad e che Vladimir Putin lo sostenga.
Mi sono iscritto alla gara il dodici aprile con l’obiettivo di correrla in funzione del Passatore e dunque la mia partecipazione è stata tanto improvvisa quanto improvvisata, un po’ come il multiculturalismo esasperato e i suoi effetti collaterali.
Sono contento del risultato per la prossimità con il 2h46’ capitolino e per l’assenza totale di una preparazione specifica, difatti era da maggio 2016 che non correvo più di quarantadue chilometri senza soluzione di continuità.
Mi sono anche preso la rivincita sul ritiro a cui fui costretto proprio a Seregno quattro anni fa, quando gettai la spugna poco dopo il settantesimo chilometro, dunque ho colto l’occasione per immedesimarmi in quanto disse il generale MacArthur durante la guerra del Pacifico: "I came out of Bataan and I shall return".
Le condizioni climatiche si sono rivelate perfette e onestamente non ne avrei potuto chiedere di migliori. Il livello della gara era alto poiché valeva come campionato italiano FIDAL e assicurava la convocazione in nazionale ai vincitori, quindi sono contento del mio sedicesimo posto in qualità di outsider.
Ho patito molto gli ultimi quindici chilometri, in particolare i settemila metri finali, ma a meno di mezza versta dal traguardo ho fatto un allungo per evitare che sul mio tempo scattasse il sei nelle unità dei minuti. Ho coronato una stagione stupenda, in cui per il mio livello ho fatto coesistere quantità e qualità, smentendo facilmente certe cassandre che hanno una visione ristretta della corsa.
A fine maggio cercherò di scendere sotto le nove ore al Passatore poiché questo prevedono i miei tempi sulla maratona, però mi sento già appagato e mi proietto verso la gara con la tranquillità mentale di chi può permettersi di sbagliare: io ci proverò.
Per affrontare distanze del genere mi occorrono allenamenti lunghi e lenti, sessioni di corsa in cui io stia almeno quattro ore sulle gambe, insomma, una pazienza infinita come quella che ho avuto ieri dalle otto del mattino alle quattro e trentacinque del pomeriggio.
Quella di Seregno è stata la mia quarta gara da cento chilometri: la prima (la quale fu anche la mia prima gara in assoluto) fu il Passatore del 2013 che chiusi in 9h40′.
Talora l’eterogenesi dei fini mi offre esiti tanto imprevedibili quanto ineludibili, perciò alle suadenti bestemmie contro il Motore Immobile alterno un’atarassica accettazione degli eventi.
Ieri mi sono presentato alla Maratona di Roma col numero 77 e ho tagliato il traguardo come 52° assoluto in 2h46’26”. All’inizio ho dichiarato guerra al mio record personale, difatti sono partito con la ferma intenzione di ritoccarlo, ma i passaggi ai diecimila metri in 38’13” e alla mezza in 1h21’07” hanno fatto rientrare le mie velleità belligeranti: intertempi troppo lenti affinché potessi tentare di scendere nuovamente sotto le due ore e quaranta minuti. Le condizioni atmosferiche erano pressoché perfette, tuttavia chi è stato più di me sulle gambe ha incontrato un caldo crescente.
Invece di forzare il ritmo ho controllato il calo di quest’ultimo nella seconda parte e sono riuscito ad arrivare al traguardo senza essere stremato: savia condotta, questa, che fino a un anno fa non sapevo adottare.
Per me il fascino di Roma è tutto nelle sue rovine e la considero alla stregua di una donna che viva di ricordi, avvinta dal passato e verso la quale io preferisco coltivare una lontananza incolmabile.
Alla fine di questo ciclo confermo ancora una volta la soddisfazione per la mia duplice veste di atleta e allenatore di me stesso.
Dal 17 settembre 2017 ho corso 11 maratone, ovvero una ogni 18 giorni e mezzo: la più lenta è stata quella dell’Alzheimer, in 2h47’22”, la più veloce quella di Pisa in 2h39’54”, quest’ultima corsa due settimane dopo quella di Latina in 2h40’22”, a riprova di come quattordici giorni possano bastarmi per lambire i limiti correnti. A Roma ho corso la mia ventesima maratona (e nel novero non conto sei ultramaratone): tutte sotto le tre ore, undici sotto le 2h50’, otto sotto le 2h45’.
Fino al prossimo autunno non mi cimenterò più con la distanza regina. Parteciperò alla mezza maratona di Orbetello senza un obiettivo specifico poiché non è una distanza di cui mi curo granché.
Concluderò la mia stagione alla cento chilometri del Passatore dove mi riconosco l’obbligo atletico di scendere sotto le nove ore, ma anche se non dovessi farcela penso che chioserei il tutto con un proverbiale “e ’sti cazzi”.
Non sono schiavo dei tempi, però non posso neanche negare come su determinate distanze io abbia certe proiezioni in base a cui m’è dato di valutare lo sforzo finale: se non tenessi in giusto conto tali dinamiche peccherei d’obiettività.
Sabato sono andato a Treviso per correre l’indomani la quindicesima edizione della maratona cittadina e durante le cinque ore di guida ho avuto anche il tempo di formulare un’accusa precisa alla deriva dei continenti: quest’ultima è stata negligente perché non ha prodotto un oceano tra la l’Italia e l’Africa, ma soltanto un modesto mare in cui sguazzano le bagnarole di squallide ONG e dove l’amor patrio si sente un pesce fuor d’acqua.
Ho chiuso la gara in 2h40’0” e novanta centesimi, un risultato tondo tondo, la mia seconda migliore prestazione di sempre sulla distanza regina. Sono partito con il coltello fra i denti per attentare al mio primato personale e l’ho mancato di otto secondi.
Non ho idea di come fosse il percorso nelle edizioni precedenti, ma quello di quest’anno non mi è parso affatto veloce: ho trovato alcuni strappi in salita lungo dei cavalcavia, parti di strada bianca e tratti pavimentati con i sampietrini. Non ho avuto granché il vento in poppa né la grazia di una sua trascurabile presenza, ma per buona parte della gara Eolo mi ha spirato contro: maledetto, pagherai tutto, pagherai caro.
Questi i miei intertempi: sono passato al decimo chilometro in 37’29”, alla mezza maratona in 1h19’25” e al trentesimo chilometro in 1h52”53”. Decima maratona in sei mesi e nove giorni.
Di solito competo in solitudine, ma alla partenza ho ritrovato un grande atleta con cui a ottobre ho condiviso il podio della maratona di Parma (lui secondo, io terzo), Filippo Bovanini, e insieme abbiamo affrontato buona parte del viaggio; ci siamo divisi verso il trentatreesimo chilometro più o meno, infatti lui è riuscito a compiere una progressione magistrale e ha tagliato il traguardo quasi un minuto prima di me.
La sua compagnia mi ha fatto davvero piacere e se non ci fossimo aiutati a vicenda io avrei fatto registrare un tempo finale più alto: di questo sono pressoché certo. Ci troveremo ancora sulle strade d’Italia ad aiutarci o a duellare, entrambi consapevoli di come le nostre pagine migliori non siano ancora state scritte!
Proverò a scendere una seconda volta sotto le due ore e quaranta minuti tra due settimane, alla maratona di Roma, dove avrò il pettorale numero 77 e partirò nella griglia dei top runners, difatti il mio record personale mi ha consentito di accederci per appena sei secondi.
Devo ancora migliorare il mio rapporto tra altezza e peso, ma non posso aumentare la prima e dunque non mi resta che ritoccare il secondo. Sono pesante per essere un maratoneta e quindi apprezzo ancor di più i miei risultati, però è opportuno che riveda la mia alimentazione e smetta di mangiare troppa merda.
White Marble Marathon e Maratona di San Valentino: 4°e 6°
Pubblicato mercoledì 21 Febbraio 2018 alle 22:51 da FrancescoHo corso due maratone in una settimana. La prima a Marina di Carrara, ossia la seconda edizione della White Marble Marathon. Con un ritmo di 3’49” al chilometro mi sono classificato al quarto posto in 2h41’26” e sono stato il primo bianco caucasico all’arrivo.
Non ho potuto ricevere l’astronomica cifra di settantacinque euro perché non faccio parte di alcuna squadra e la FIDAL, forse ispirata dal codice di Hammurabi, non consente il ritiro dei premi in denaro ai lupi solitari come me, ma forse le cose andrebbero diversamente se mi presentassi alla partenza in qualità di foreign fighter: non conosco le vere ragioni di siffatte regole e immagino che vadano cercate in qualche testo alchemico del Basso Medioevo. Lascio volentieri ai sepolcri imbiancati l’aurum vulgi, tanto io cerco altro che non posso trovare al di fuori di me.
Mi sono iscritto all’evento pochi giorni prima dello stesso e non avevo aspettative così come non ne nutro verso l’esistenza in generale.
Ho assecondato le mie buone sensazioni e sono partito con un ritmo di circa 3’53” al chilometro, passo che ho mantenuto per buona parte della gara con variazioni minime. Ho raggiunto la mezza maratona in 1h22’ e quindi ho corso più velocemente la seconda parte con conseguente negative split, ma è all’altezza del venticinquesimo chilometro che mi sono esaltato, poco dopo l’inizio della salita verso Massa, difatti là ho azzardato un bel cambio di passo e ho staccato un atleta per inseguirne un altro.
La scorsa domenica invece ho varcato i confini umbri per prendere parte alla maratona di San Valentino in quel di Terni, a una settimana esatta da quella di cui ho già dato conto. Sono giunto al traguardo in 2h42’43” (real time) e mi sono classificato al sesto posto, secondo di categoria, riuscendo di nuovo ad aumentare l’andatura nella seconda parte: un altro negative split!
Anche a ottobre corsi due maratone in una settimana (Parma in 2h44’22” e Lucca in 2h45’26”), ma questa volta ho fatto registrare dei tempi migliori su percorsi più difficili, difatti i primi ventiquattro chilometri della maratona di San Valentino sono contraddistinti da continui tratti in salita. Non sono arrivato al traguardo particolarmente provato e due giorni dopo la gara, ovvero ieri, ho corso 27 chilometri a 4’25” di media!
Mi diverto e non pianifico nulla, non ho ossessioni cronometriche, però mi piace analizzare i dati che produco. Se prendessi sul serio l’atletica leggera probabilmente mi cercherei un allenatore, seguirei una certa dieta e soprattutto non mi presenterei alla partenza di due maratone nell’arco di sette giorni, ma io me ne frego e faccio quello che più mi piace.
Con le due gare succitate ho portato a nove le maratone corse negli ultimi cinque mesi e mezzo: la più lenta conclusa in 2h47’22”, la più veloce in 2h39’54”. Niente male per me.
Per un’altra maratona sotto le due ore e quaranta minuti
Pubblicato martedì 23 Gennaio 2018 alle 15:55 da FrancescoMi alleno intensamente con la consueta costanza e il mio fisico reagisce bene agli sforzi a cui lo sottopongo. In sette giorni ho corso 128km e di questi 104 a un ritmo medio di 3’51” in cinque sessioni da 20,8km ciascuna. Sto provando a velocizzarmi mantenendo però un buon carico settimanale e ho intenzione di eseguire molteplici sedute di ripetute sui mille metri. Non so ancora se il modo in cui mi sto allenando possa cagionare dei miglioramenti sensibili sulle mie prestazioni, ma per scoprirlo sono costretto a fare dei tentativi perché non ho un coach che m’istruisca né altri atleti con cui possa collaborare attivamente. Leggo, studio, m’informo ed eseguo un controllo sperimentale della previsione, un po’ com’era costume per Galileo Galilei.
Dopo un anno ricco di soddisfazioni, nel quale i miei risultati sono andati ben al di là delle mie più rosee aspettative, ho maturato una maggiore consapevolezza dei miei mezzi, però non ho alzato troppo l’asticella degli obiettivi e di fatti per i mesi venturi me ne sono posto soltanto uno, ossia quello di correre nuovamente una maratona sotto le due ore e quaranta minuti.
Non so quanto io sia vicino ai miei limiti genetici e presumo (a torto o a ragione) di avere ancora un ampio margine di miglioramento, ma per me la corsa svolge anzitutto un ruolo importante a livello esistenziale e l’aspetto agonistico ne risulta dunque una simpatica appendice.
7 maratone in 91 giorni: da 2h47’22” a 2h39’53”
Pubblicato martedì 19 Dicembre 2017 alle 12:54 da FrancescoPisa Marathon: 2h39’53”. Per la quarta volta in tre mesi ho migliorato il mio record personale sulla maratona, ma non ho ancora assistito a quegli eccidi che di norma precedono il sovvertimento d’ogni ordine costituito. Pazienza.
Non sono ripetitivo, bensì sono gli eventi che si ripetono: è l’eterno ritorno d’ogni cosa, l’uroboro che morde la propria coda.
A Pisa, malgrado un fastidio al piede sinistro, ho osato fin dalla partenza con un passo di 3’42” al chilometro. Sono passato ai diecimila metri in 37’02”, alla mezza maratona in 1h19’10” e al trentesimo chilometro in 1h52’39”.
V’è stata anche una nota di colore, difatti alla partenza la mia hachimaki ha attirato la curiosità di un forte atleta giapponese col quale ho scambiato poche parole nella sua lingua. Costui ha corso buona parte della gara in quarta posizione, con degli intertempi mostruosi, ma nel finale ha avuto un crollo verticale e sono riuscito a precederlo all’arrivo per poco più di un minuto: io diciannovesimo, lui ventesimo. Gambatte!
Iniziato bene in quel di Cesenatico poco prima dell’equinozio autunnale, ho concluso questo ciclo di tre mesi nel migliore dei modi, oltre ogni più rosea aspettativa, sconfessando i pareri contrari di certuni e ottenendo una soddisfazione che non m’è dato ricavare altrove.
Come atleta sento di avere ancora un ampio margine di miglioramento, ma devo capire se io sia all’altezza di esprimerlo in quanto allenatore di me stesso: la vera sfida è quest’ultima.
Mi trovo ancora una volta a scrivere due righe sulla mia attività agonistica e invero la cosa non mi dispiace, ma conto quanto prima di appuntare anche qualcos’altro su queste pagine virtuali.
A una settimana dalla maratona di Firenze ho stabilito il mio nuovo record personale in quella di Latina, un tempo Littoria: 2h40’22". Mi sono classificato 7° su 509 arrivati e ho vinto il titolo nazionale UISP di categoria, ma quest’ultimo non conta nulla ed è soltanto una cosa pro forma, un po’ come quella grandissima stronzata che risponde al nome di democrazia.
Ho corso da solo per quasi tutta la gara e tale circostanza non mi ha pesato affatto perché sono un alfiere del solipsismo, inoltre durante la seconda parte ho guadagnato tre posizioni.
Negli ultimi settantasette giorni ho corso sei maratone, in media una ogni tredici giorni; la più lenta è stata la prima di questo ciclo, a Cesenatico, conclusa in 2h47’22", la più veloce quella summenzionata.
Nel corso di quest’esperienza ho ricevuto molteplici avvertenze, invero puttanate anch’esse come l’anzidetta forma di governo, ma io non ho prestato ascolto a nessuno e la strada mi ha dato ragione.
Forse se avessi scelto di mettermi nelle mani di un allenatore avrei potuto fare qualcosa di meglio sotto il profilo cronometrico, ma immagino che se mi fossi attenuto alle sue disposizioni avrei gareggiato di meno e soprattutto non avrei provato la stessa soddisfazione.
Domenica a Firenze ho preso parte alla mia quattordicesima maratona, la quinta in settanta giorni, conclusa anch’essa ampiamente sotto le due ore e cinquanta.
La furia degli elementi s’è scatenata poco dopo la partenza e s’è chetata appena sono arrivato al traguardo, tuttavia ho comunque stabilito il mio secondo miglior tempo di sempre, ossia 2h43’56" (real time): mi sono classificato 47° su circa 8400 arrivati.
A onor del vero il vento e la pioggia non hanno pregiudicato molto la mia prestazione, perlomeno non nella misura in cui il concetto di socialismo reale urta il mio sistema nervoso.
Sono contento per la costanza dei miei tempi, di sicuro più di quanto lo sia per i tempi moderni, infatti ho mantenuto una certa qualità (per le mie capacità, s’intende) da settembre a ora con una media di una maratona ogni due settimane. Conto di fare altre gare durante il mese di dicembre, ma rimando all’anno nuovo nuove ambizioni cronometriche.
A novembre ho registrato un paio di record personali, ovvero la settimana e il mese in cui ho corso il maggior numero di chilometri, ovvero 208,5 in cinque giorni e 617 dal primo al trenta.
Sono pienamente soddisfatto dei miei miglioramenti e non devo ringraziare altri che me stesso perché le mie buone prestazioni confermano la giustezza delle mie idee di allenamento, quindi ne consegue un mio ulteriore appagamento in quanto allenatore di me stesso.