Ci sono aspetti della mia esistenza che sono del tutto immutati, come se non fossero passibili di cambiamento, ma d’altronde accade anche che non accada nulla: è nell’ordine delle cose.
Mi trovo a distanze siderali da chiunque e non so neppure come mi sia allontanato così tanto da miriadi di possibilità, tuttavia non escludo che la spinta necessaria mi sia pervenuta dalla forza dell’abitudine. Alla stasi d’una parte di me corrisponde l’indefesso incedere in avanti di un’altra ed è dunque del tutto normale che io, di quando in quando, avverta le sporadiche lacerazioni di queste tendenze opposte, però cerco di fare il possibile affinché la mia sola volontà ricucia ogni strappo. Da una certa prospettiva il mio futuro presenta l’esatta forma e gli stessi colori del mio passato, tuttavia ci sono anche dei tratti che posso ridisegnare a mano libera ed è proprio per questi che voglio trarre il meglio dal mio arbitrio. Non ho alleati né nemici, non posso contare su dei testimoni né su dita accusatorie che non siano quelle della mia coscienza, ma difficilmente darò a quest’ultima ragioni di riprovazione.
Mi sento alla vigilia di un’ulteriore evoluzione, come se dopo anni in rada fossi di nuovo pronto per imbarcarmi in un’odissea introspettiva, tuttavia sono certo che questa fase di transizione mi condurrà a un isolamento ancora maggiore. Devo ripartire dal punto in cui sono arrivato, ovvero dove non vi sono stati altri attracchi e soggiorni che non fossero i miei. Non ho idea di quale sia lo scopo ultimo di tutto ciò né tanto meno se ne abbia davvero uno, ma ho bisogno di viaggiare con la mente e intendo farlo con delle tecniche di meditazione. Nel mio vago, incerto e disunito solipsismo trovo comunque sufficienti elementi per imbastire il minimo indispensabile di quanto mi occorre al momento. È con vivo entusiasmo che lascio gli ormeggi e le speranze per salpare a vele spiegate ma senza altre spiegazioni.