In ogni contrapposizione vedo una forma d’intrattenimento, perciò la trovo anche in quella dove l’ilare sussiego di un’opinione ricava la sua ragione d’essere da ciò che nega.
Più che una riforma costituzionale vorrei l’abolizione di ogni costituzione, in ogni suo significato, da quello legislativo a quello biologico. Peccato che simili propositi siano materia esclusiva del tempo. La perentorietà di due avverbi olofrastici, a ciò si riduce tutto, almeno fino a quando non cesserà il silenzio dei vivi e non resterà che quello dei morti.
Già che ci sono (ahimè) anch’io svolgo il mio ruolo in quel teatro dell’assurdo che è l’esistenza umana in seno a una società organizzata, ma lo faccio più per gioco che per senso civico e per altro non escludo che il secondo sia un perno del primo. Voto no perché i pochi punti buoni della riforma non inducono il mio senso critico a mostrarsi di diverso avviso. Non credo agli eventuali pericoli di derive autoritarie perché tutt’al più queste otterrebbero così un loro riconoscimento scritto. Sono ragguardevoli e pittoreschi i fenomeni di dissociazione che scompigliano le priorità di un organismo cagionevole come una nazione, ma questo è il grande spettacolo al quale ogni madre consegna la propria prole. Per quanto in questo caso sia convinto del mio no, credo che a una costituzione fatta col sangue non possano nuocere poi tanto delle modifiche di merda.
Oggi mi recherò a votare per i questi referendari e stenderò un poker di sì. Per l’occasione tutti i maggiorenni italiani dovrebbero recarsi alle urne o, quantomeno, dovrebbero essere indotti a farlo sotto la minaccia delle armi o con la prospettiva di un facile guadagno (che avverrebbe di fatto se il quorum fosse raggiunto e i sì prevalessero). Per una volta le persone hanno davvero la possibilità di timonare l’Italia e non dovrebbero rinunciarvi. In questo caso persino io ritengo che il qualunquismo a oltranza sia totalmente fuori luogo. Credo che il referendum sia l’unico strumento veramente democratico di cui la gente disponga e chiunque non se ne avvalga forse non merita la parvenza dello stato di diritto che l’Italia (comunque in “buona” compagnia) cerca di conseguire con l’opera meritoria di chi ancora non si è arreso alle circostanze.