Non ho la certezza che il protagonista di questo appunto sia stato un ratto poiché non sono in grado di distinguerlo dal topo. Le dimensioni dell’animale in questione erano maggiori di quelle che ho ravvisato nei roditori precedenti, spesso riconducibili al mus musculus, perciò l’ho considerato e continuo a considerarlo un ratto.
Un paio d’ore fa ero sul punto d’eseguire una pisciata prodigiosa nel mio water, ma ho dovuto urinare altrove a causa di un roditore che ha scelto il mio bagno per le sue esplorazioni marine. Immagino che sia piuttosto consueto trovarsi dinanzi a un ratto che cerchi d’emulare Magelanno o Jacques Cousteau, tuttavia ho dovuto frappormi ai suoi aneliti e ho deciso di annotare i passaggi attraverso i quali sono stato in grado di bonificare il mio fottuto cesso che al momento della scoperta si presentava come nell’immagine sottostante.
Ordunque, in casi del genere il topo non riuscirà ad evadere dal cesso in cui è capitato, un po’ come buona parte degli afroamericani nei ghetti statunitensi e la quasi totalità di coloro che abitano nel terzo e nel quarto mondo. Ovviamente non si può calare il proprio collaboratore felino nel cesso poiché costui incontrerebbe troppe difficoltà e subirebbe un trauma inutile. In ragione di questo dettaglio il ratto deve essere rimosso dal water e per compiere tale operazione vi sono modi molteplici, ma io ne proporrò soltanto due. Ad esempio è possibile contattare un occultista per farsi impossessare dallo spirito di Steve Irwin e ridere in faccia all’evenienza della leptospirosi o, in alternativa, si può utilizzare una pinza da camino per rimuovere il roditore dal cesso e metterlo nelle grinfie del gatto: io ho optato per quest’ultima soluzione poiché non ho agganci o grandi conoscenze nell’aldilà. Neanche nell’aldiquà, invero. La trascuratezza della propria capigliatura è facoltativa, però me ne sono avvalso ugualmente.
Si tratta di un lavoro di squadra, a meno che uno non si stia applicando per diventare il frontman di una cover band dei Black Sabbath. La presenza del gatto a mio avviso è importante per lasciare che la natura faccia il suo corso. Nel mio caso avrei potuto chiudere la tazza del cesso e lasciare il ratto in un’agonia lenta che si sarebbe conclusa con l’affogamento o l’asfissia, ma disprezzo qualsiasi forma di crudeltà contro gli esseri viventi pur apprezzando quella virtuale di Carmageddon 2. Insomma, l’intesa e la comunicazione con il collega felino sono imprescindibili per la buona riuscita dell’operazione, perciò è fondamentale stabilire un piano prima di procedere affinché le azioni di entrambi risultino coordinate ed efficienti. Nella foto sottostante si può notare un momento del briefing che v’è stato tra me e Hirohito; quest’ultimo è stato il primo gatto a rispondere alla chiamata e quindi l’ho scelto per stanare l’ennesimo figlio di puttana.
Infine, l’esecuzione capitale spetta al gatto. Se fosse stato possibile avrei rimesso il roditore in libertà e gli avrei aperto una via di fuga sicura per impedire qualsiasi azione ostile nei suoi confronti da parte dei miei collaboratori felini, ma non potevo correre il rischio di ritrovarmelo di nuovo tra le mura domestiche. Purtroppo i ratti sono recidivi, proprio come certi dirigenti che infestano la pubblica amministrazione. Nell’immagine sottostante si può notare il boia che si mette a favore di camera prima d’assecondare la sua indole.
Cazzo, proprio un bel modo di concludere la giornata. Comunque Hirohito si è dimostrato magnanimo e non ha ucciso il ratto, ma lo ha indebolito e in questo modo, volontariamente o meno, mi ha permesso di raccattare il roditore in una cassetta e di liberarlo in aperta campagna. Avremmo dovuto ucciderlo, ma noi, gatti ed esseri umani, conosciamo anche la clemenza. Colpirne uno per educarne cento, come suggeriva Mao; citazione perfetta per l’assonanza con il verso gattesco, tra l’altro.