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Ott

La parte noiosa dell’imbecillità

Pubblicato sabato 27 Ottobre 2007 alle 04:59 da Francesco

A me non piace chi sposa delle cause nobili per acquisire un po’ di consenso e non mi piacciono nemmeno coloro che tentano a tutti i costi di fare gli anticonformisti. Provo un senso di forte repulsione nei confronti delle persone che angustiano il prossimo con i loro strali verso le istituzioni e non mi riferisco a chi si batte concretamente e in sordina per i diritti della propria categoria, ma il mio disprezzo è rivolto contro quelle anime in pena che provano a dissacrare ogni cosa per sentirsi qualcuno nel loro mondo immaginario e in particolare punto il dito (anche se preferirei puntare una Colt) verso chi mi contatta per descrivermi la sua personalità “complessa”. Comprendo chi manifesta la proprie opinioni e ammiro chi lo riesce a fare con estro, ma invoco la pulizia etnica per chi infastidisce il suo prossimo con sproloqui ripetitivi e molesti. Adduco un esempio anticlericale per spiegarmi meglio. Sono d’accordo con chi mostra un dissenso forte nei confronti della Chiesa e del suo capomafia, ma quando tale dissenso si ripete in modo sterile allora mi rendo conto che la persona che lo esprime lo fa unicamente per darsi un tono e per cucirsi addosso un’identità rivoluzionaria. A differenza di qualcuno credo che le rivoluzioni non si facciano con le parole né con le magliette di Che Guevara che pendono dalle bancarelle, bensì con i fucili, dunque mi aspetto che il buffone di turno imbracci un’arma e faccia fuoco sul pontefice a patto che il suo astio ossessivo sia reale. Ci sono molti esempi simili a quello che ho riportato in queste righe. Alcune persone parlano, parlano e parlano, ma sono poche quelle che agiscono e le restanti si limitano a masturbarsi con il loro anticonformismo apparente, stupido e banale anche qualora abbia una parvenza criptica. Trovo che parecchi individui “impegnati”, che si autoproclamano artisti e uomini d’ingegno, possano essere rappresentati dalla classica figura del radical chic, inoltre una buona parte di costoro non riesce nemmeno a scrivere decentemente nella propria lingua. Attenzione: io non ritengo di avere una buona padronanza dell’italiano e non tedio i miei simili con le mie idiozie. Questo breve scritto è un invito scolpito nella merda e recita quanto segue: “Si prega la Signoria Vostra di non rompermi le palle con la dietrologia né con altre forme di coglionerie che servono da succedaneo per colmare i vuoti esistenziali. Confidando nella Vostra fattiva collaborazione, Vi invio un cordiale saluto”.

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