Coltivo l’empatia, ma non mi faccio coinvolgere eccessivamente dai drammi che vessano questo mondo. Mi informo e cerco di non dimenticare determinate cose, tuttavia mi devo scontrare con l’impossibilità di fornire un contributo alla soluzione dei problemi altrui e di conseguenza sposo di rado le cause collettive. Le mie opinioni sostengono molte battaglie, però sono soltanto dei pensieri che talvolta faticano persino ad assumere una forma scritta e non hanno alcuna utilità. La politica ragiona troppo su se stessa e i suoi interpreti nel migliore dei casi assomigliano a dei politologi. Apprezzo le istituzioni per ciò che dovrebbero fare, però di fatto chi le rappresenta spesso mi fa dubitare che la democrazia sia il male minore. Non vivo in Niger, nel Laos, in Congo o in Nicaragua e in parte mi sento fortunato ad essere nato in Italia, ma avverto un malessere crescente nei miei connazionali. Chiunque stia bene dovrebbe quantomeno auspicarsi un netto miglioramento delle condizioni di chiunque conduca una vita difficoltosa e questo interesse non dovrebbe sorgere dalla bontà d’animo, bensì dalla consapevolezza che troppa disuguaglianza può creare un clima sociale piuttosto pericoloso anche per quelle esistenze che non risentono direttamente dei capricci dell’economia e dei trattamenti iniqui ai vari livelli istituzionali.
Una parte d’Italia assomiglia a quella Cina che un tempo era nelle mani dei signori della guerra. Lo spirito nazionale s’infiamma soltanto per le partite di calcio e la laicità dello Stato sprofonda sotto il peso dell’importanza che gli organi d’informazione concedono alle dichiarazioni banali e ingerenti del Vaticano. La morale cattolica e il senso del peccato ammorbano buona parte della società, tra cui annovero anche coloro che senza rendersene conto o per mancanza di mezzi intellettuali ne subiscono il retaggio culturale pur non essendo credenti né praticanti.
Io posso soltanto migliorare me stesso e preoccuparmi di qualche faccenda locale, ma sono del tutto impotente dinanzi ai grandi accadimenti poiché non mi rivedo nella linea politica di alcun partito. Sono un qualunquista per necessità e abbandono questa etichetta ogniqualvolta mi sia possibile, ma non penso d’essere l’unico in queste condizioni. Spero davvero che l’Italia possa sopravvivere ai carnefici che l’amministrano e la offendono, inoltre mi auguro di non doverla mai abbandonare definitivamente. Per quanto m’è possibile, cerco d’avere un po’ d’amor di patria.
Credo che le manifestazioni antigovernative in uno stato democratico siano prive di efficacia e mi pare che la storia lo dimostri ampiamente, tuttavia penso che alcune di esse siano una valvola di sfogo per coloro che sopportino a stento il clima politico al quale sono soggetti e trovo molto divertenti le derive offensive che talvolta accompagnano questi avvenimenti o ne costituiscono i perni. Sono un qualunquista e di conseguenza riesco ad apprezzare facilmente le invettive che vengono rivolte verso gli scranni del governo, ma da queste espressioni di astio ricavo soltanto un po’ di sollazzo e, a differenza di certuni, non mi illudo che possano avere effetto. Non ho mai partecipato a nessuna manifestazione politica e non ho mai votato, ma credo ancora che la mediocrità attuale della classe politica verrà spazzata via quando vi sarà un ricambio generazionale nei luoghi del potere. Talvolta mi chiedo se l’Italia avrebbe potuto essere un paese migliore qualora fosse giunta più tardi e con più maturità a un assetto democratico. Non ho le conoscenze adeguate per formulare opinioni personali che io possa stimare come tali, perciò lambisco di tanto in tanto le vicende della mia nazione per non esserne completamente estraneo. Nell’arco degli ultimi sessant’anni la storia italiana è stata caratterizzata da misteri ancora irrisolti e l’opinione pubblica è stata scossa frequentemente da eventi che ormai sembrano più adatti alle pagine dei libri scolastici che all’indignazione popolare, tuttavia ritengo che l’Italia abbia fatto dei passi in avanti negli ultimi decenni e allo stesso tempo capsico quanto sia difficile ammetterlo nel malessere che aleggia attualmente lungo tutto lo stivale. Talvolta non riesco a condannare la tracotanza dei politicanti e credo che quest’ultima sia soltanto il rilfesso del comportamento arrogante che hanno alcuni elettori quando cercano di tutelare i loro interessi nella vita di ogni giorno. Persino le piccole dispute tra condomini possono peccare di sobrietà, perciò mi domando come si possa pretendere che i dibattiti su temi di interesse nazionale e internazionale siano sempre composti. In altre parole sospetto che l’indole dei governanti rispecchi parzialmente quella dei votanti e di conseguenza quando i secondi manifestano contro i primi forse contestano qualcosa anche a loro stessi. Sono un esterofilo e come alcuni dei miei connazionali non lesino critiche allo stato in cui vivo, ma non sono un catastrofista e penso che l’Italia possa ambire a un futuro che non faccia rimpiangere il suo passato rinascimentale. Nella mia analisi naif immagino sempre che nel mio paese possa giungere una nuova era attraverso alcune tappe obbligatorie: l’annientamento totale delle ingerenze vaticane, il ridimensionamento delle reti criminali e un’applicazione delle leggi vigenti tanto celere quanto ferrea.