25
Ago

Il vizio di votare

Pubblicato mercoledì 25 Agosto 2021 alle 16:08 da Francesco

Si avvicina la sagra elettorale con ricchi appalti e cotillons, animatori e talora ballottaggi di gruppo: il dado è tratto ed è finito nel brodo. Statisti in erba da ambo le parti prospettano rivoluzioni copernicane, ma a me interessano molto i giardini pensili che sorgeranno a seguito della loro palingenetica elezione: tanta voglia di Babilonia.Personaggi di grande levatura corrono sulle orme di Solone, convinti delle proprie convinzioni in ragione degli stessi pleonasmi e tautologie per cui l’acqua è bagnata, forti del grande merito di essere simpaticissimi, inseriti nel tessuto necrotico sociale e, soprattutto, assidui banditori di aperitivi et apericene.
Talora reduci da una potestà genitoriale fallimentare o da una stagione a Candy Crush inferiore alle attese, avranno modo di entrare nell’humus politico per risorgere a nuova vita e irradiare la res publica. Costoro mi appaiono sotto forma di post sponsorizzati su Facebook che io, qualunquista d’accatto, blocco sempre illico et immediate insieme ai loro autori, e ciò a prescindere dalla squadra di calcetto politico a cui fanno capo. Me misero! Me tapino!
Forse se avessi meno pudore persino io potrei candidarmi, d’altro canto non ho né arte né parte e mi mancano competenze specifiche benché abbia sempre cura di abbassare la tavoletta dopo ogni pisciata. Non so cosa sia la democrazia, è un’astrazione di cui non colgo la quintessenza; d’acchito mi ricorda molto la Corrida della buonanima di Corrado, ma forse a un’analisi più accurata, almeno nella sua concezione moderna, essa può essere definita come l’incontro dello Hobbes con le giovani marmotte.
Non so quale sia l’alternativa e neanche confido nella sua esistenza, tuttavia vedo una buona candidata (questa sì) nella quinta fase del lutto, ossia l’accettazione.

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7
Mar

Elezioni politiche italiane

Pubblicato mercoledì 7 Marzo 2018 alle 21:29 da Francesco

Alle ultime elezioni ho accordato la mia preferenza alla Lega sia alla Camera che al Senato, ma il mio voto è stato un plauso disilluso per tutte quelle buone intenzioni sulla cui realizzazione dubito in sommo grado. Non mi aspetto l’applicazione della flat tax, l’immediata espulsione di molti clandestini che infestano le città italiane, l’abolizione del reato di tortura e altre sacrosante misure. So quali promesse elettorali disattenderebbe la colazione di centrodestra se ottenesse l’incarico di governo, ma temerei di più quelle che potrebbe realizzare un’eventuale unione di centrosinistra se ricevesse lo stesso mandato. Per me le sigle della galassia sinistroide non presentano divergenze sostanziali, difatti mi pare che provengano tutte dallo stesso stampo, ovvero quello di un cranio da cui trabocchi merda.
Non mi preoccupa il grande successo del Movimento Cinque Stelle e in parte sarei curioso di vederlo all’opera a livello nazionale, difatti io stesso in altre occasioni l’ho votato convintamente, ma credo che ormai abbia esaurito la sua funzione di rottura e dunque non lo lo guardo più con interesse. Invero non mi considero un sincero democratico e preferirei una dittatura illuminata piuttosto che una repubblica parlamentare in cui la mediocrità trovi larga rappresentanza.
A mio modesto avviso le leve del potere devono essere appannaggio dell’aristocrazia e non intendo quest’ultima nel modo in cui l’immaginario comune la dipinge, bensì nella sua etimologia greca, ovvero il governo dei migliori.
Attendo con interesse i postumi di quest’incerta tornata elettorale e mi diverto ad ascoltare talune disquisizioni mentre il globo terracqueo continua a girare così com’è tenuto a fare da leggi, quelle sì, inviolabili.

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26
Ott

Qualunquismo consapevole

Pubblicato martedì 26 Ottobre 2010 alle 20:37 da Francesco

Coltivo l’empatia, ma non mi faccio coinvolgere eccessivamente dai drammi che vessano questo mondo. Mi informo e cerco di non dimenticare determinate cose, tuttavia mi devo scontrare con l’impossibilità di fornire un contributo alla soluzione dei problemi altrui e di conseguenza sposo di rado le cause collettive. Le mie opinioni sostengono molte battaglie, però sono soltanto dei pensieri che talvolta faticano persino ad assumere una forma scritta e non hanno alcuna utilità. La politica ragiona troppo su se stessa e i suoi interpreti nel migliore dei casi assomigliano a dei politologi. Apprezzo le istituzioni per ciò che dovrebbero fare, però di fatto chi le rappresenta spesso mi fa dubitare che la democrazia sia il male minore. Non vivo in Niger, nel Laos, in Congo o in Nicaragua e in parte mi sento fortunato ad essere nato in Italia, ma avverto un malessere crescente nei miei connazionali. Chiunque stia bene dovrebbe quantomeno auspicarsi un netto miglioramento delle condizioni di chiunque conduca una vita difficoltosa e questo interesse non dovrebbe sorgere dalla bontà d’animo, bensì dalla consapevolezza che troppa disuguaglianza può creare un clima sociale piuttosto pericoloso anche per quelle esistenze che non risentono direttamente dei capricci dell’economia e dei trattamenti iniqui ai vari livelli istituzionali.
Una parte d’Italia assomiglia a quella Cina che un tempo era nelle mani dei signori della guerra. Lo spirito nazionale s’infiamma soltanto per le partite di calcio e la laicità dello Stato sprofonda sotto il peso dell’importanza che gli organi d’informazione concedono alle dichiarazioni banali e ingerenti del Vaticano. La morale cattolica e il senso del peccato ammorbano buona parte della società, tra cui annovero anche coloro che senza rendersene conto o per mancanza di mezzi intellettuali ne subiscono il retaggio culturale pur non essendo credenti né praticanti.
Io posso soltanto migliorare me stesso e preoccuparmi di qualche faccenda locale, ma sono del tutto impotente dinanzi ai grandi accadimenti poiché non mi rivedo nella linea politica di alcun partito. Sono un qualunquista per necessità e abbandono questa etichetta ogniqualvolta mi sia possibile, ma non penso d’essere l’unico in queste condizioni. Spero davvero che l’Italia possa sopravvivere ai carnefici che l’amministrano e la offendono, inoltre mi auguro di non doverla mai abbandonare definitivamente. Per quanto m’è possibile, cerco d’avere un po’ d’amor di patria.

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6
Apr

L’atmosfera lugubre delle urne

Pubblicato domenica 6 Aprile 2008 alle 15:02 da Francesco

Mancano sette giorni alle elezioni e non oso fare pronostici, inoltre se fosse possibile scommettere su un partito non farei neanche una puntata simbolica: la politica italiana è un gioco d’azzardo e il debito pubblico ne è il risultato. Dopo le votazioni si terrà un rinfresco che durerà per una legislatura e alcune persone telegeniche si spartiranno la torta degli interessi nazionali, ma l’elettorato continuerà a sperare che venga il diabete a chiunque prenda le fette più grandi e probabilmente non smetterà di patire l’amarezza dell’insofferenza. Attendo le votazioni per respirarne il clima mediatico, ma la mia curiosità astensionista è rivolta principalmente agli aspetti formali di questo evento politico. Credo che il mio interesse per l’attualità sia deprecabile e inutile, sebbene io non lo ritenga tanto sterile quanto l’atteggiamento fanatico di certi individui. Secondo taluni le schede elettorali sono confusionarie, ma nel caso in cui vengano ristampate penso che la prima tiratura possa essere riciclata in modo tale da fornire ai partiti il materiale cartaceo di cui necessitano per arricchire le loro liti in parlamento con il lancio di oggetti. Penso che la fiaccola olimpica avrebbe dovuto transitare in Italia per accendere l’ingegno di chi ha realizzato le schede elettorali, ma attualmente ha l’ingrato compito di alimentare le tensioni tra chi protesta per l’indipendenza del Tibet e chi, a mio avviso giustamente, sostiene il governo cinese.

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3
Apr

Affari pubblici

Pubblicato giovedì 3 Aprile 2008 alle 14:44 da Francesco

L’astensionismo è criticato e temuto, ma io penso che sia l’arma più efficace per mostrare il proprio dissenso nei confronti di una classe politica che non è in grado di svolgere il suo ruolo. La mia sfiducia non è totale e tanto a destra quanto a sinistra apprezzo un esiguo numero di politici, ma ritengo che le loro capacità siano soffocate dalle esigenze dei partiti ai quali appartengono. Ancor oggi trovo che il qualunquismo sia più auspicabile e genuino d’ogni corrente politica che contribuisca alla desertificazione ideologica dell’Italia. Non ho mai esercitato il mio diritto al voto, ma spero che prima o poi una ventata di novità mi spinga a farlo. Nelle elezioni si tende sempre a votare il male minore, ma questo non può avvenire qualora gli aspetti negativi dei concorrenti si equivalgano. Non sono un seguace di Beppe Grillo e talvolta lo ritengo volutamente populista per deformazione professionale, ma penso che i suoi strali, le sue provocazioni e la sua controinformazione siano più utili all’Italia di tutti quei discorsi vetusti che vengono propinati, sotto una luce apparentemente nuova, dai candidati agli elettori. Ultimamente mi piace immaginare uno scenario fantapolitico nel quale un alto dirigente dell’antimafia riesca a compiere un golpe con l’appoggio delle forze dell’ordine per combattere duramente la criminalità organizzata e per imporre alla società italiana le regole della meritocrazia.

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