Mi trovo ancora una volta a scrivere due righe sulla mia attività agonistica e invero la cosa non mi dispiace, ma conto quanto prima di appuntare anche qualcos’altro su queste pagine virtuali.
A una settimana dalla maratona di Firenze ho stabilito il mio nuovo record personale in quella di Latina, un tempo Littoria: 2h40’22". Mi sono classificato 7° su 509 arrivati e ho vinto il titolo nazionale UISP di categoria, ma quest’ultimo non conta nulla ed è soltanto una cosa pro forma, un po’ come quella grandissima stronzata che risponde al nome di democrazia.
Ho corso da solo per quasi tutta la gara e tale circostanza non mi ha pesato affatto perché sono un alfiere del solipsismo, inoltre durante la seconda parte ho guadagnato tre posizioni.
Negli ultimi settantasette giorni ho corso sei maratone, in media una ogni tredici giorni; la più lenta è stata la prima di questo ciclo, a Cesenatico, conclusa in 2h47’22", la più veloce quella summenzionata.
Nel corso di quest’esperienza ho ricevuto molteplici avvertenze, invero puttanate anch’esse come l’anzidetta forma di governo, ma io non ho prestato ascolto a nessuno e la strada mi ha dato ragione.
Forse se avessi scelto di mettermi nelle mani di un allenatore avrei potuto fare qualcosa di meglio sotto il profilo cronometrico, ma immagino che se mi fossi attenuto alle sue disposizioni avrei gareggiato di meno e soprattutto non avrei provato la stessa soddisfazione.
Domenica a Firenze ho preso parte alla mia quattordicesima maratona, la quinta in settanta giorni, conclusa anch’essa ampiamente sotto le due ore e cinquanta.
La furia degli elementi s’è scatenata poco dopo la partenza e s’è chetata appena sono arrivato al traguardo, tuttavia ho comunque stabilito il mio secondo miglior tempo di sempre, ossia 2h43’56" (real time): mi sono classificato 47° su circa 8400 arrivati.
A onor del vero il vento e la pioggia non hanno pregiudicato molto la mia prestazione, perlomeno non nella misura in cui il concetto di socialismo reale urta il mio sistema nervoso.
Sono contento per la costanza dei miei tempi, di sicuro più di quanto lo sia per i tempi moderni, infatti ho mantenuto una certa qualità (per le mie capacità, s’intende) da settembre a ora con una media di una maratona ogni due settimane. Conto di fare altre gare durante il mese di dicembre, ma rimando all’anno nuovo nuove ambizioni cronometriche.
A novembre ho registrato un paio di record personali, ovvero la settimana e il mese in cui ho corso il maggior numero di chilometri, ovvero 208,5 in cinque giorni e 617 dal primo al trenta.
Sono pienamente soddisfatto dei miei miglioramenti e non devo ringraziare altri che me stesso perché le mie buone prestazioni confermano la giustezza delle mie idee di allenamento, quindi ne consegue un mio ulteriore appagamento in quanto allenatore di me stesso.
Ieri la città di Ravenna, un tempo in Emilia-Romagna e ormai stabilmente in Cirenaica, ha ospitato la diciannovesima edizione della propria maratona nonché il mio nuovo record personale sulla distanza: 2h42’21”. Mi sono classificato 7° su 1190, quarto italiano all’arrivo.
Sabato pomeriggio ho fatto un salto al mausoleo di Teodorico e ho pensato a come oggi le invasioni barbariche avvengano senza colpo ferire, ma d’altro canto ogni epoca ha l’efferatezza che merita. Ho anche visitato la modesta tomba di Dante perché nei mesi venturi conto di rileggere la Divina Commedia con un approccio del tutto diverso da quello scolastico.
La partenza non è stata delle migliori, troppo stretta e penalizzante, infatti mi sono occorsi più di quattro cazzo di minuti per coprire i primi mille metri: la mancanza di una vera griglia di merito mi ha costretto a effettuare numerosi e azzardati sorpassi con improvvise variazioni di ritmo, cosicché solo dopo un paio di chilometri ho potuto disattivare le bestemmie e inserire il pilota automatico con cui impostare la velocità di crociera. Ho preso a scalare varie posizioni fino a quando ho raggiunto il gruppo della prima donna e sono rimasto con lei fino al ventinovesimo chilometro: una caduca liaison.
A tredicimila metri dalla fine mi è riuscito ancora una volta un bel cambio di passo e così sono andato in fuga per i fatti miei. La progressione solitaria mi ha permesso di guadagnare sette posizioni e ho fatto registrare l’ultimo chilometro quale più veloce di tutta la mia prestazione: 3’34”. V’era un clima ideale per una maratona e io non ho assunto né solidi né liquidi per l’intera gara: in pratica ho corso come se i ristori non ci fossero. A onor del vero avrei potuto fare persino qualcosa in più se avessi avuto l’opportunità di partire almeno accanto ai palloncini delle tre ore, giusto per evitare l’imbottigliamento iniziale.
Nell’arco di due mesi ho preso parte a quattro maratone, ho ritoccato tre volte il mio record personale e sono riuscito a finire sempre nella top ten, compresi due terzi posti; inoltre ho rimediato un tempo valido da presentare per l’iscrizione da semi-elite alla maratona di Tokyo del 2019, ammesso che per quella data io sia vivo e il Giappone esista ancora.
Non ho obiettivi a breve termine e non sposo le aspettative altrui, quindi posso affrontare le gare future con una tranquillità mentale ancor più grande del solito.
Ieri, a distanza di una settimana dalla maratona di Parma, ho partecipato a quella di Lucca dove sono arrivato sesto assoluto e terzo italiano in 2h45’26”, il mio secondo miglior tempo di sempre.
Non avrei mai corso due maratone in sette giorni se avessi dato rilievo alle opinabili e infondate convinzioni di taluni, ma grazie al cielo la mia mente è una no fly zone per i voli pindarici degli altri.
Ho trovato il percorso nient’affatto veloce, difatti presentava numerosi cambi di direzione, vari strappi e un fondo stradale dissestato in più punti; le condizioni climatiche sono risultate avverse, con folate di vento e acqua piovana raccolta in ogni avvallamento lasciato all’uopo dall’incuria manutentiva, inoltre ho corso con un fastidio alla gola di cui, a onor del vero, in gara non ho risentito poi tanto.
Anche questa volta sono riuscito a fare negative split e con la mia progressione ho ripreso verso la fine diversi atleti da cui ero stato superato nella prima parte di gara.
Ho lasciato il mio premio a una sgarbata tizia dell’organizzazione, nella viva speranza che potesse giovare alla sua secchezza vaginale, e subito dopo non ho fatto mistero né a lei né agli altri presenti della mia ferma intenzione di non tornare mai più a alla Lucca Marathon: poi mi sono levato dal cazzo. Adieu!
Il mio prossimo obiettivo è quello di fare un’altra maratona sotto le 2h45’ su un percorso che valga come qualificazione di semi-elite (non alla francese con l’accento acuto) per Tokyo 2019, ma non pretendo di centrarlo d’emblée.
È opportuno un breve resoconto. Da maggio a ottobre ho corso quattordici gare sulle distanze più disparate e sono sempre riuscito ad arrivare tra i primi nove: cinque terzi posti, di cui due sulla distanza regina nell’arco di un mese, e, per quanto modesta, anche una vittoria.
Ormai sono giunto a un punto in cui ulteriori ed eventuali progressi richiedono delle modifiche al mio allenamento, tuttavia non intendo sottoporre quest’ultimo a una rivoluzione copernicana.
Per me una mezza utopia a lungo termine è quella di scendere sotto il muro delle 2h40’, ma anche solo per provarci sono costretto a mettere in conto dei tempi sulle distanze più brevi che non rientrano ancora nelle mie corde. Chissà come andrà a finire. Boh.
Non considero la corsa quale sorgente di un’illusoria identità, ma come mezzo di annullamento di cui i vari dati e aneddoti servono ad ammazzare il tempo mentre esso uccide me.
Sabato mi sono recato a Parma, in provincia di Lagos, dove ancora risiede una piccola comunità italiana che organizza la maratona cittadina. In gara mi sono classificato terzo assoluto su novecentoventotto arrivati e ho migliorato di nuovo il mio record personale: 2h44’22", ovvero un passo di 3’53" al chilometro.
Alla partenza sono stato accolto da un clima ideale che ha corroborato le mie già buone sensazioni.
All’inizio mi sono imposto un ritmo prudente che ho dovuto correggere più volte e così ho raggiunto il passaggio della mezza maratona in 1h23’39", quindi a una velocità media di 3’57" al chilometro, proprio come mi ero ripromesso.
Ai ventiduemila metri ero dodicesimo assoluto e ho deciso di attendere ancora un po’ prima di cambiare passo.
Per un tratto di gara ho corso accanto a uno staffettista che era seguito da un signore in bicicletta e quest’ultimo mi ha preso in simpatia appena il primo ha terminato la sua frazione, perciò ha continuato a spronarmi fino al quarantunesimo chilometro, descrivendomi il percorso in dialetto e bestemmiando: anch’io per educazione ho bestemmiato più volte e gli ho dimostrato con molteplici espressioni la mia gratitudine per il suo incitamento.
Al venticinquesimo chilometro ho ritenuto che fosse giunto il momento di cominciare la mia progressione e così ho iniziato a scalare la classifica. Nell’arco di dodici chilometri ho recuperato otto posizioni mantenendo una certa brillantezza muscolare di cui sono state testimoni l’ampiezza della falcata e la cattiveria in corpo.
Non ho assunto solidi né gel e ad alcuni ristori non sono riuscito neanche a prendere l’acqua perché c’era troppa calca, in particolare al quarantesimo chilometro, ma questa circostanza non ha fatto altro che incattivirmi ancora di più.
Ho guadagnato il terzo posto a meno di duemila metri dalla fine, coronando una rimonta epica che mi è valsa il gradino più basso del podio, inoltre i miei chilometri più veloci sono stati proprio gli ultimi due, entrambi corsi a 3’42".
Sono soddisfatto di me come atleta ma ancora una volta anche come tecnico di me stesso.
Non potrei mai allenare qualcun altro (troncamento e non elisione), però neanche ci tengo: mi piace studiare, provare ed eventualmente ripetere le mie teorie fino a quando non ne fuoriesca la quadratura del cerchio.
In un mese ho migliorato il mio personale sulla distanza regina di tre minuti esatti benché su percorsi diversi. La maratona di Parma è stata la gara migliore della mia carriera e il suo negative split ne è la sintesi perfetta.
Non ho fatto alcun periodo di scarico e questo lo sanno più persone per esperienza diretta.
Terzo assoluto alla Maratona dell’Alzheimer 2017
Pubblicato martedì 19 Settembre 2017 alle 18:32 da FrancescoNel weekend mi sono recato in Emilia Romagna perché domenica dovevo prendere parte alla Maratona dell’Alzheimer. Il pomeriggio di sabato l’ho trascorso a Cesena: una città davvero graziosa e ben curata. Ho anche fatto delle immancabili capatine in certi posti: anzitutto in una libreria, dove ho acquistato un saggio di Priyamvada Nataraja sull’esplorazione dell’universo; poi mi sono diretto alla volta di un negozio di dischi dove ho comprato tre vinili usati di mio gradimento, in particolare “Modern Times” degli Steps Ahead.
L’indomani mi sono svegliato di buona lena per recarmi alla partenza della gara in quel di Mercato Saraceno. Avevo intenzione di compiere un avvio prudente, ma i miei buoni propositi sono andati in frantumi in 3’36”, ovvero il tempo che ho impiegato a percorrere i primi mille metri. Ho lasciato andare i primi due perché erano di un’altra caratura e così mi sono mantenuto in terza posizione a cercare la regolarità del passo su un percorso ondulato. Le gambe giravano bene, fin troppo, il clima era ottimo e le motivazioni giuste.
Al diciassettesimo chilometro sono stato raggiunto dal quarto, ma non sono riuscito subito a capire se egli fosse in progressione od osasse più del dovuto: l’ho intuito in seguito dal suo respiro. A un certo punto un signore in bici ha comunicato a me e al mio compagno d’avventura che il quinto era scoppiato nel tentativo di farsi sotto e io ho commentato la notizia così: “La maratona è anche questo!”.
Al ventisettesimo chilometro mi sono staccato dal quarto e ho proseguito verso una fresca clemenza eolica che mi ha infuso ulteriore vigore. Sono passato alla mezza maratona in 1h23’22”, poi ho perso qualcosa ma la frazione degli ultimi sedici chilometri l’ho corsa alla notevole andatura di 3’52”! Ho tagliato il traguardo in 2h47’22”, terzo assoluto! Anche questa volta non ho assunto solidi, ma soltanto due bicchieri d’acqua e uno di sali: metà d’ogni razione l’ho bevuta e l’altra me la sono gettata in faccia. Non ho preso nessuno dei due gel di cui disponevo, infatti ipotizzavo che la loro assunzione in quei frangenti potesse procurarmi dei disturbi intestinali. Alla fine sono rimasto molto soddisfatto della mia prestazione per varie ragioni. Questa è stata la mia decima maratona e l’ho festeggiata con un nuovo record personale, per me il più importante perché lo cercavo da tempo sulla distanza regina, e poi con un podio difficilmente ripetibile: non potevo davvero chiedere di meglio. Ci tengo sempre a sottolineare quanto io mi consideri appagato anche sotto l’aspetto tecnico, difatti sono il mio allenatore e negli ultimi quattro mesi ho avuto soltanto riscontri positivi alle teorie che ho applicato su di me! Sono stato davvero contento di salire sul podio con degli atleti molto più forti del sottoscritto. Rinnovo i miei complimenti all’organizzazione: impeccabile!
Sesto a Roma, terzo a Sorano e quarto a Travale
Pubblicato domenica 27 Agosto 2017 alle 13:40 da FrancescoUltime dai campi. Se volessi potrei scrivere di molte altre cose invece di fornire sterili resoconti del mio agonismo, ma al momento non avverto la necessità di spiccare qualche volo pindarico. Le parole si trascinano da sole, talora strisciando nell’inutilità che defecano esse stesse.
Venerdì mi sono recato nella capitale d'Italia per partecipare alla quarta edizione della Roma by Night Run, una mezza maratona che parte alle dieci di sera e si snoda in buona parte tra i quartieri Flaminio e Parioli. La mia prestazione è stata buona, ho conseguito il mio record personale sulla distanza con un'ora, diciassette minuti e trenta secondi, mi sono classificato sesto assoluto e primo di categoria, ma non sono stato premiato perché non appartengo a una società FIDAL: l'importante è che io mi sia imposto sulla strada. Malgrado la buona prova, la mia gara è stata viziata da due errori di percorso che hanno coinvolto anche altri atleti, tanto che a un certo punto ho pensato di ritirarmi, ma poi uno del gruppo di testa ha fatto prevalere la ragione sulla rabbia e ha convinto noi altri a continuare: non ricordo chi fosse costui, ma devo ammettere che in quel momento mi ha dato una bella lezione di vita. Chapeau. Non parteciperò mai più questa gara benché offra l'insolita e attraente possibilità di correre nottetempo a Roma per ventuno chilometri: vi trovo troppo pressapochismo di cui è conseguenza anche la scarsa illuminazione in certi punti del percorso.
Il sedici agosto ho preso parte alla gara più antica della Maremma, ovvero la quarantottesima edizione della Sovana Sorano in cui mi sono classificato al terzo posto. Ho corso la discesa dell’ottavo chilometro in appena tre minuti e due secondi prima di affrontare la salita finale, perciò sono rimasto molto soddisfatto della mia performance.
Il cinque agosto mi sono presentato alla partenza della gara de La Guaita in quel di Travale, un borgo piccolissimo in cui sembra che il tempo si sia fermato e dove la lingua volgare affonda le sue radici. Il percorso presentava discese ripide e salite dalle pendenze altrettanto importanti. Alla fine, malgrado il caldo asfissiante, mi sono classificato al quarto posto e primo di categoria.
Sesto a Venturina Expert Run, terzo a Gradoli
Pubblicato lunedì 31 Luglio 2017 alle 00:57 da FrancescoIl ventitré luglio sono andato a Venturina per partecipare a una gara di 9,5km e sono riuscito a classificarmi sesto assoluto su centodiciotto arrivati nonché secondo di categoria. Il percorso consisteva in un iniziale falsopiano a cui poi seguiva una lieve discesa: il tutto da ripetere due volte. Per tagliare il traguardo ho impiegato 34 minuti e 29 secondi, ossia 3’37” al chilometro.
Sabato invece sono tornato nella splendida Tuscia, precisamente a Gradoli e ho partecipato alla terza edizione della locale dieci chilometri (ancorché alla fine il mio GPS abbia segnato 9,6km). Avevo sentito parlare della durezza di questa gara, la quale si snoda prima con una forte discesa e poi, dopo un passaggio in pianura su una strada bianca, risale verso il centro urbano con pendenze impegnative. Alla partenza mi sono ritrovato un po’ dietro ai primi poiché mi sono presentato sotto l’arco all’ultimo momento, ma non ho faticato a riguadagnare posizioni e così ho trovato il mio posto nel gruppo di testa. Non ho fatto da battistrada e ho lasciato che gli altri dettassero il ritmo. Quando i primi due sono fuggiti per giocarsi la vittoria io mi sono ritrovato a lottare in salita con un forte marocchino, probabilmente non in giornata, e alla fine sono riuscito a guadagnare il gradino più basso del podio su centotrentuno partecipanti. Il mio tempo finale è stato di 37 minuti e 19 secondi. Spero che le buone prestazioni di queste gare brevi si riverberino sulle mie maratone venture, difatti non vedo l’ora di cimentarmi per la decima volta sulla distanza regina.
Senza nulla togliere ad altri territori e società sportive, devo tuttavia confessare che trovo sempre molto ben organizzate e premiate le gare della Tuscia, inoltre ogni volta vi respiro un’atmosfera piuttosto distesa e gioviale.
Maratonina di Bolsena e Corri Orte
Pubblicato mercoledì 12 Luglio 2017 alle 01:15 da FrancescoIn quest’afoso luglio, per il cui prosieguo mi attendo un po’ di clemenza dal maestrale, ho preso parte a due gare della Tuscia. Anzitutto il primo luglio sono tornato a Bolsena per la decima edizione della locale maratonina, una gara di nove chilometri che si snoda prima in pianura, poi presenta una salita e infine una discesa: il fondo è prevalentemente di asfalto e soltanto certi punti sono sterrati. Sono arrivato settimo su 225 atleti e ho sfiorato la vittoria di categoria, ma non sono riuscito a tenere il cambio di passo di colui che alla fine mi ha dato cinque secondi.
Mi sono divertito e ho respirato una bella atmosfera come già mi accadde la prima volta, però il mio GPS mi ha dato una distanza complessiva di 9,05km, oltre mezzo chilometro in meno della distanza dichiarata dall’organizzazione.
L’otto luglio sono tornato nella Tuscia per partecipare alla prima edizione della Corri Orte.
Il percorso di questa gara era stato pubblicizzato come interamente pianeggiante e non so se a rigor di misurazione lo sia davvero, almeno sulla carta, però la partenza è stata in lieve discesa, poi ci sono stati un po’ di pianura e di falsopiano sino a una piccola salita su sterrato alla cui fine è comparsa una discesa di asfalto; infine il traguardo in pianura è stato preceduto da un breve strappo: questo giro è stato ripetuto due volte per una distanza finale di nove chilometri.
Credo che una descrizione meno formale e più efficace di un percorso simile si riassuma con l’aggettivo “ondulato”.
Altimetria a parte, mi sono divertito e mi sarei iscritto comunque a questa prima edizione anche se avessi avuto una più fedele descrizione del tracciato. Ho tagliato il traguardo come nono assoluto su 275 partecipanti, ma non sono riuscito a vincere la categoria e difatti in quest’ultima mi sono classificato secondo. Alla manifestazione ha preso parte anche il leggendario Giorgio Calcaterra con il quale ho avuto modo di scambiare qualche parola.
Lo scorso sabato in quel di San Casciano Dei Bagni ho vinto in 1h09’22” la prima edizione di un piccolo e incantevole trail da 15,5 chilometri, ovvero il Trail2Valli. Alla partenza ho cercato qualcuno che mi aiutasse a dettare il ritmo, ma ho valutato le andature altrui troppo caute e così mi sono portato subito alla testa della gara con un passo piuttosto forte per le mie possibilità.
Non avevo il GPS e ho impostato l’andatura in base alle mie sensazioni, ma d’altro canto su gare del genere il ritmo viene continuamente spezzato dai frequenti saliscendi e almeno per me in tali contesti l’orologio può essere più un freno psicologico che un aiuto. Ho voltato più volte la testa per controllare eventuali inseguitori, il classico errore di Orfeo con Euridice.
Fino a cinquecento metri dal traguardo ho pensato che avessi maturato un vantaggio considerevole, ma poco dopo ho visto spuntare dietro di me il secondo e ho interpretato la sua apparizione alla stregua di un attacco, perciò ho accennato la volata finale per stare tranquillo e il cambio di passo mi è riuscito piuttosto bene.
Tra i cinquantaquattro presenti mancavano i top runner, ma per ogni gara vale sempre la solita regola: chi c’è, c’è. Non mi è piaciuto l’inedito ruolo di battistrada, troppo stressante, ma di sicuro mi ha aiutato a spingere al massimo e infatti ho avvertito gli effetti dell’acido lattico per due giorni di seguito come non mi accadeva da tempo.
Ho partecipato a questo trail per fare un test con cui valutare il mio stato di forma, difatti sulla scorta di nuove convinzioni ho cambiato il mio allenamento negli ultimi quarantacinque giorni e ho privilegiato maggiormente il fondo lento. Oltre a quest’ultimo test agonistico ne avevo fatto un altro su uno dei miei percorsi di riferimento e già là mi ero reso conto dei progressi.
Non conosco l’autore della foto.