Asservisco il mio tempo libero a passioni e interessi con cui coltivo una parte delle mia esistenza come se s’ispirasse ai giardini pensili di Babilonia, ma talora i miei ritmi di avanzamento sono subordinati ai limiti delle mie capacità e di conseguenza l’estro (senza estrogeno) si ritrova costretto a ritardare i propri parti.
Ho ricominciato a studiare il giapponese da autodidatta e ho notato con piacere che le nozioni incamerate in passato sono riaffiorate in me dopo un breve ripasso, quindi i miei progressi pregressi si sono salvati. Mi piace collezionare ideogrammi nella memoria a lungo termine associandovi fonemi e significati. Ho anche ripreso in mano le basi di matematica e chimica poiché a scuola non ho mai ricevuto sufficienze né nell’una né nell’altra, ma forse avrei avuto maggiori possibilità di successo se all’epoca mi fossi presentato più spesso alle lezioni o avessi prestato attenzione nelle rare occasioni in cui decidevo di scaldare il banco (in un’implicita dimostrazione della termodinamica).
Ho poi un forte interesse per il volo simulato che si è acuito da quando ho avuto il privilegio di mettere le mani sui comandi di un vero Piper, perciò voglio filmarmi durante una simulazione al fine di testare il mio grado di competenza da autodidatta.
Soprattutto vorrei finire di registrare un mio nuovo pezzo, ma sto avendo qualche difficoltà a eseguire bene un assolo di trenta secondi della cui composizione sono molto entusiasta. Queste sono tutte cose autoreferenziali, attività solipsistiche e in parte ludiche, coacervo di narcisistico soddisfacimento a livello intellettuale ed esercizi di stile, ma formano la dimensione ideale del mio diletto, ossia quella autarchica. Un giorno tutto questo sarà ridimensionato e finirà, ma allora godrò della eco di quanto al momento è ancora in itinere. Nulla s’arresta mai.
Paragrafo dopo paragrafo anche il mio sesto libra prende lentamente forma, ma la sua gestazione è lungi dal concepimento e io non né affretto il processo creativo giacché quest’ultimo ha me come unico referente e fruitore. Infine, benché non sia l’ultima ruota del carro, v’è la corsa: domenica ho gareggiato a Parma e ho concluso la mia trentasettesima maratona in 2 ore, 43 minuti e 57 secondi, classificandomi al nono posto assoluto e vincendo la mia categoria. Ho una vita interiore molto ricca e tanto amor proprio.
Studiare, suonare, correre, lettera o testamento
Pubblicato martedì 19 Ottobre 2021 alle 13:31 da FrancescoDissertazione faceta sulla serietà moderata della mia illibatezza
Pubblicato giovedì 1 Luglio 2010 alle 02:07 da FrancescoQualche giorno fa ho rincontrato per caso un vecchio compagno di giochi e l’ho salutato prima di accorgermi del suo passaggio all’età adulta, difatti si trovava con la compagna e la figlia neonata al seguito. Cazzo, non sono riuscito a trattenermi quando ho visto il passeggino e invece di complimentarmi per la nascita gli ho detto qualcosa che suonava più come una condoglianza: “Eh, ti è toccata! Che ci vuoi fare!”. Dodici anni fa io e questo tizio mettevamo le caccole sui pollici e le colpivamo con l’indice per bombardarci reciprocamente, bestemmiavamo a ogni piè sospinto e ogni tanto, prima di una serata davanti ai videogiochi, rubavamo qualche lattina di Coca Cola dal ristorante dei suoi genitori. Cazzo, mi dispiace che egli abbia procreato così giovane, difatti ha cinque anni meno di me benché io sia decisamente più infantile di lui. Ricordo ancora quando mi diceva: “Oh, io da grande faccio l’avvocato o l’attore porno”. Immagino che la prima carriera potrebbe ancora intraprenderla se decidesse di affrontare un quinquennio di giurisprudenza, ma sospetto che la seconda ormai gli sia preclusa. Dannazione. Durante l’adolescenza i miei conoscenti erano quasi tutti più giovani di me perché i miei coetanei inseguivano già le fighe. Ormai anche quei piccoli disgraziati sono cresciuti e si sono fatti irretire dalle passioni o da qualcos’altro che ne ha annientato lo spirito di un tempo. Io sono sempre la stessa persona, ho maggiore consapevolezza di me e conosco qualche data storica in più rispetto al passato, ma sono ancora un ragazzino segaiolo che sfrutta ogni occasione possibile per ridere senza freni di sé e del mondo che lo circonda. La sindrome di Peter Pan non c’entra nulla. Di gente immatura n’è pieno il mondo, ma io ho ancora il privilegio di conservare in me qualcosa d’infantile che paradossalmente mi ha permesso di crescere bene e continua a sostenermi sopra la coltre di mestizia nella quale spesso si rifugiano i cosiddetti adulti.
Una mattina della scorsa estate ho fatto impazzire il figlio di nove anni di un’amica di mia madre. L’ho battuto sul suo stesso campo e l’ho portato all’esasperazione con un armamentario verbale e facciale, però alla fine, dopo il piacevole spettacolo della sua disperazione, contro le indicazioni della madre, l’ho fatto giocare a Grand Thef Auto: Chinatown Wars e pare che si sia divertito a spacciare cocaina ed eroina mentre compiva omicidi su commissione per conto di Zhou Ming. Fanculo il metodo Montessori, se avessi meno tempo da perdere offrirei nuove teorie alla pedagogia. Comunque, a parte quest’ultimo excursus aneddotico, anch’io dovrei cominciare a guardare il gentil sesso da un punto di vista che non sia autoptico, ma c’è un’altra congiunzione avversativa che si frappone alla natura condizionale della mia intenzione: “Ma!”.
Insomma, di ragazze avvenenti ce ne sono molte e ogni anno ne nascono di nuove, ma io non ho mai conosciuto né incontrato una ragazza interessante o che io reputassi avulsa dalle banalità. In quanto affermo non incide il livello culturale, bensì la personalità e immagino che a ventisei anni per me cominci a diventare piuttosto improbabile la possibilità d’imbattermi in una ragazza che mi sia affine. La solitudine non mi pesa affatto e anch’io, per quanto ne so, le sto simpatico, perciò la preferisco ai rapporti che scaturiscono dal bisogno e dall’insicurezza, come per altro ho già avuto modo di scrivere e dire in altre sedi. Nel mio comune e nelle zone limitrofe non ho mai conosciuto qualcuno che abbia suscitato in me un interesse vivo. Infatuazioni, tutt’al più, mai partite da me, tra l’altro. Insomma, tutto ciò che ho scritto finora esemplifica in parte le ragioni per cui io preservo la verginità. Certa gente mi considera anormale perché non ho mai avuto una fidanzata né ho mai dato un bacio, ma io compatisco chi invece ha dovuto farlo per sentirsi in linea con gli obblighi virili. In me vivono paradossi che trovo fantastici. Sono disinibito, piuttosto libero, lontano dalla maggior parte delle costrizioni che spesso scaturiscono dal giudizio della collettività (o meglio, di una sua parte, quella trascurabile, per inciso) e tutto ciò lo considero più utile, prezioso e persino più simpatico di qualche episodio orgasmico. Beh, posso dire di essermi fatto con le mie mani, con la sinistra precisamente. È buffa la serietà che taluni attribuiscono a certe cose. Per la chiusa di questo appunto prolisso voglio allegare un video che reputo molto interessante. Nel filmato, precisamente dal cinquantunesimo secondo, Franco Battiato intervista Claudio Rocchi e quest’ultimo racconta una sua esperienza che a mio avviso merita un ascolto attento: io la considero una delle cose più interessanti tra quelle che ho udito negli ultimi tempi.