Poco mi entusiasma di questo giovane autunno, ma ne apprezzo il fresco serale che non mi fa rimpiangere l’afa estiva. Ultimamente non me la passo bene su quasi tutti i fronti della mia esistenza e le prospettive non sono affatto incoraggianti, ma d’altro canto se lo fossero le chiamerei in un altro modo. Non mi resta che tentare un’accurata interpretazione degli eventi o almeno di quanto questi lasciano intendere. Cerco e aspetto i momenti giusti per un riscatto: la pazienza è un ottimo investimento.
In quest’ultimo periodo la mia ispirazione è una latitante eccellente e la sua fuga si evince chiaramente dalle righe di cui sopra, molto banali ma altrettanto autentiche. Per fortuna ho molteplici passioni che almeno in parte attutiscono le turbolenze del viaggio. Alcune volte trovo sommo sollievo nella musica giusta, come se un vinile salvifico fosse in grado di riavvolgere certe dinamiche, ma traggo beneficio anche da certe letture.
Invero se volessi degli ostacoli insormontabili sulla mia strada dovrei ordinarne qualcuno e concordarne il ritiro sull’orlo di un precipizio, ma preferisco operare per il mio bene. Non sono superstizioso, tuttavia non posso negare quanto finora sia stato accurato quel nefasto oracolo che ho ricevuto in Giappone (un omikuji al tempio di Asakusa) di cui serbo ancora la sentenza cartacea.
Come al solito la parola finale spetta al tempo, ma credo che vi siano già sufficienti motivi per cui rallegrarsi qualora si abbia il privilegio di coglierne l’insindacabile giudizio. Cerco di prendermi poco sul serio mentre tengo un piede nella fossa e uno in alto come Van Damme, però non cerco di tenere ciascuno di essi in due scarpe perché l’esibizione è già abbastanza complicata.