Da alcuni giorni a questa parte mi sento pervaso da una tranquillità profonda. Le giornate calde mi allietano e alla sera non mi ritrovo mai con il cuore sciolto benché qualcuno sospetti che il mio sia di ghiaccio. Oibò, i pensieri e le fissazioni non sanno più intrappolarmi a lungo: ormai potrei esibirmici in qualche numero di prestidigitazione presso le peggiori bettole della mia provincia. In realtà non c’entra affatto la magia né tanto meno un’illusione e persino a queste parole non è concesso mettere gli allori sopra le proprie vocali. Sulla Terra la sofferenza abbonda, però io non la inseguo e mi auguro che possa affrancarsene chiunque sia davvero disposto a farlo. Il male tracima banalità, di conseguenza lo trovo tremendamente noioso, scontato, stucchevole e non intendo procurarlo a me stesso né ad altri, inoltre gradirei oltremodo che le circostanze non mi costringessero mai più a venire meno a questa volontà.
Ci sono tante cose di cui non mi frega davvero un cazzo e ho ragione di credere che col tempo tendano ad aumentare, ma considero questo particolare assai positivo. Mi sento vivo e leggero. Scaglio qualche invettiva contro gli avvelenatori di questo mondo solo perché non ho a portata di mano dei miracoli da lanciare. Tetro o roseo, il futuro non potrà negarmisi, ma non lo obererò.