Venerdì tredici ottobre mi sono recato in una squallida periferia capitolina per assistere a un concerto dei Vomitory, leggendaria band death metal: già dieci anni fa avevo avuto modo di apprezzare dal vivo questo gruppo svedese nel tour d’addio alle scene, proposito poi smentito con tanto di nuovo album. È stato un bel concerto sebbene i polacchi Vader fossero la band di punta: anch’essi hanno suonato egregiamente.
Nel corso della serata non sono stati uditi colpo di Kalashnikov né giubbetti esplosivi con biglie di ferro in comodato d’uso, ma ormai tutto mi fa pensare che nuovi attentati siano imminenti
La quarantena mi ha dato modo di collaborare nuovamente con un polistrumentista della mia zona. Circa due anni fa abbiamo registrato il nostro primo pezzo, L’orizzonte degli eventi, con il nome Padri del Deserto, ma poi non abbiamo fatto altro.
Negli ultimi giorni invece ci siamo messi al lavoro su una nuova traccia che è nata rapidamente e in cui ho avvertito sin dalla prima bozza ottime influenze black metal, precisamente una commistione tra i Dissection di Storm Of The Light’s Bane e gli Emperor di Prometheus.
Ho impiegato poco tempo a scrivere il testo e a registrare le voci per questo brano al quale sto riservando un ascolto continuo, l’unica riprova di cui abbia bisogno per misurarne la caratura.
Se dovessi mai suicidarmi vorrei che questa perla venisse considerata il mio testamento spirituale.
La realtà domina
L’anima resta anonima
La carne la contamina
La morte la nomina
L’impero e la sua lenta caduta
La nota dolente e quella perduta
La luce avanza e lo spazio si estende
Crea e distrugge una danza perenne
L’assenza di una prova
Non è prova di un’assenza
Il ritorno alla prima infanzia
È funzionale all’esperienza
L’ultimo profeta decanta i suoi brani
Esodo di energie dai corpi umani
I cadaveri stanno tra i loro pari
Scosse telluriche e nuovi divari
S’inverte il rapporto dei vecchi contrari
Avvoltoi sono i soli vicari
Una volta vivi ora avvolti in sudari
Respiri proibiti nei plessi solari
L’impensabile
Nell’invisibile
Celate dalle scelte degli avi
Porte celesti prive di chiavi
Evado da celle fatte di cellule
Vado dove lo spirito eccelle
Avverto sentori di forze ulteriori
Nell’universo come al di fuori
Torno agli albori, ai veri primordi
Quando tra i vivi non v’erano i morti
Rivado all’inizio dove tutto tacque
Quando dal nulla tutto nacque