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Ott

Lo strumento sporco

Pubblicato mercoledì 15 Ottobre 2008 alle 03:06 da Francesco

Qualcuno crede che io sia afflitto dalla tristezza a causa delle mie analisi interiori, ma le cose stanno diversamente. Attraverso l’introspezione ho toccato punti molto profondi della mia intimità senza curarmi di eventuali conseguenze. Ho sempre ritenuto che fosse importante liberarmi il più possibile dai condizionamenti esterni e per questo motivo non ho mai avuto problemi ad affrontare argomenti personali, ma questa disinvoltura titanica ha creato un’apparenza cupa sulla mia persona. Non sono un masochista che ama vessarsi con indagini impietose, ma cerco di utilizzare l’introspezione in modo distaccato e razionale per facilitarmi la vita. Non posso avere il controllo su ogni cosa, ma ho la possibilità di aumentare l’emancipazione della mia capacità decisionale dall’impulsività e dai paralogismi. Questo processo non si svolge presso i prati fioriti di Heidi ed è normale che talvolta emergano argomenti quasi imbarazzanti, ma ritengo che in casi simili si veda la volontà di studiarsi. Io tendo verso l’oggettività, ma so che non posso raggiungerla e allo stesso tempo compio sforzi per avvicinarla quanto più possibile. Alcune cose che ho scritto in passato possono sembrare disgustose e altre ingenue, ma io penso che rappresentino le estremità sincere della mia morale. Ho ripetuto altre volte che io non credo nell’amore perché non ho bisogno di credere in qualcosa che esiste e si manifesta senza avalli ulteriori, ma questa posizione può essere ritenuta ingenua da chiunque la interpreti in maniera superficiale. Ciò che viene comunemente indicato come “amore” probabilmente non lo è altrimenti rimarrebbe tale e non provocherebbe reazioni che non lo riguardano, ma per taluni è impossibile ammettere una cosa del genere poiché si tratta di un attentato alle strutture di difesa dell’Ego. Trovo che sia più facile pensare all’amore come qualcosa di elitario, romanzesco o reazionario, ma io che tendo verso l’oggettività non posso fermarmi di fronte agli alibi dell’incoerenza e della paura. Le mie parole non vogliono convincere nessuno, infatti io mi rivolgo sempre ed esclusivamente a me stesso, ma posso conoscermi meglio lambendo alcuni aspetti dei miei simili senza preoccuparmi delle scelte private di costoro poiché non mi competono né possono influenzarmi. Un discorso simile si adatta alle parti più macabre e disgustose della mia scrittura. Io non amo l’horror: lo trovo banale ed estremamente noioso. A me interessano gli orrori reali e per questo a un film come “Begotten” preferisco un documentario sugli esperimenti di Josef Mengele. Il mio approccio nei confronti degli orrori umani non è adolescenziale. Non mi interesso al male per stupirmi o per stupire. A me interessa la realtà e penso che quest’ultima sia più difficile da scorgere attraverso scenari che la alterino, tuttavia non nego che possano avere ugualmente una certa valenza in un’ottica metaforica. Non posso farci nulla se sembro un individuo triste e anche se potessi liberarmi da questa nomea non lo farei perché non è un problema che mi riguarda. Credo che la tristezza sia fondamentale e sono contento di averla sperimentata in passato, ma ho già imparato da lei tutto ciò che poteva insegnarmi e ormai preferisco frequentare i miei risultati positivi. Penso che la comunicazione sia una sorta di selezione naturale che premia chiunque provi ad agire e riflettere abbattendo ostacoli senza il timore dei pregiudizi e dell’imbarazzo.

Categorie: Intimità, Parole |