Oggi ho corso da solo una maratona sotto la pioggia: 42 chilometri e 380 metri in 2 ore, 54 minuti e 25 secondi, ossia un’andatura media di 4’07” come si evince dalla traccia Strava.
Ho avuto la pista ciclabile tutta per me, comprese le pozzanghere e la risibile perplessità di certuni. You can’t feel me, douchebags.
Invero questo pomeriggio avrei dovuto giocare una partita di calcetto che è stata annullata all’ultimo momento per maltempo, ma appena l’ho saputo ho guardato l’ozio felino del gatto Lord Chamberlain e ho deciso d’emblée di non sprecare l’allerta meteo.
Durante la sessione non ho assunto solidi né liquidi perché dall’inizio alla fine ho ricevuto un continuo ristoro d’acqua dai piani superiori, però mi sarei esaltato di più se nel corso dell’ultima parte avessi visto il cielo squarciato da qualche batteria di razzi Katjuša.
Avevo davvero bisogno di un allenamento simile sotto l’aspetto mentale e fisico, ergo ne sono molto soddisfatto, anche perché l’altro ieri ho corso in compagnia di un bravo atleta una mezza maratona di allenamento in 1 ora e 25 minuti, cioè a una media di 4’02”.
Sono lontano dalla forma apicale di quest’estate e probabilmente non ho ancora i mezzi per tentare una nuova aggressione al mio primato, ma nel frattempo continuo a mettere il fieno in cascina mentre il mondo crolla su se stesso.
Devo lavorare sul peso e sulla parete addominale, miei punti deboli da sempre. Mi mancano i lavori medi attorno a un’andatura di 3’50” al chilometro mentre ho già ricominciato a dare del tu alle ripetute lunghe sotto i 3’30”, ma sono convinto che mi occorra un chilometraggio elevato a passo gara per potermi presentare in griglia con qualche chance.
Forse prima di puntare al mio nuovo record personale dovrei correre qualche maratona ufficiale senza provare a tirarla al massimo delle mie possibilità benché una relativa cautela non escluda l’evenienza di saltare in aria come gli amici di Al Nusra: su questo punto conferirò con il gatto Heidegger.
Un’altra maratona in solitudine: 2h54’25”
Pubblicato sabato 16 Novembre 2019 alle 20:19 da FrancescoFerrara è un piccolo gioiello con tutte le sue meraviglie estensi e ieri vi ho corso la mia nona maratona, anch’essa sotto il muro psicologico delle tre ore come le precedenti otto, ma dopo l’arrivo al traguardo mi sono fatto una bella doccia calda e poi ho macinato altri chilometri a piedi per fare un tuffo nel Rinascimento.
Per raggiungere la città ho avuto di nuovo quel problemino col navigatore della mia auto, difatti a tutta prima ho pensato che il TomTom mi avesse condotto ancora una volta laddove Mugabe è un eroe nazionale e il voodoo una scienza esatta. Chissà che ne sarà di città come Ferrara quando il suicidio etnico sarà completato.
La gara è andata bene e come ho già accennato anche questa volta sono sceso sotto le tre ore, difatti ho impiegato 2h56’32”: sono arrivato diciottesimo assoluto e terzo di categoria.
Non ho inseguito il mio record personale, ma fino al trentacinquesimo ho rischiato comunque di centrarlo, difatti viaggiavo attorno ai 4’02” al chilometro dopo una cauta partenza a 4’05”. L’organizzazione è stata perfetta e l’altimetria pressoché nulla.
Dall’inizio dell’anno ho corso appena 397 chilometri (più la maratona d’oggi), di cui 112,5 dal sei al tredici marzo per via di vari lunghi ad alta intensità, perciò non avevo nelle gambe l’allenamento necessario per fare di meglio. Ho faticato, certo, ma meno rispetto ad altre prestazioni dove il tempo finale è stato pressappoco quello d’oggi.
Questi i miei intertempi:
10KM: 40’46”
Mezza maratona: 1h25’14”
30KM: 2h01’08”
Arrivo: 2h56’32”
Sabato ho attraversato per l’ennesima volta una parte d’Italia da solo e con la mia auto sono arrivato in quel di Parma per prendere parte l’indomani alla prima edizione della maratona cittadina, una gara organizzata bene che ho completato in 2h55’11”, il mio secondo miglior tempo di sempre sulla distanza regina. Mi sono classificato undicesimo assoluto su novecento arrivati e secondo di categoria: un ottimo piazzamento che non avevo mai conseguito prima.
Le gambe non hanno girato a pieno regime, tuttavia i primi ventiseimila metri se ne sono andati tranquillamente. Ho bevuto mezzo bicchiere d’acqua al ristoro del trentesimo chilometro e un altro mezzo al ristoro del trentacinquesimo.
Avevo con me due gel che non ho usato perché ho avvertito un disturbo allo stomaco e quindi, per non rischiare una crisi, ho corso senza altra integrazione che la suddetta H²O.
Ho affrontato interi tratti della gara da solo, più distante dal gruppo degli inseguitori che da quello di cui vedevo le schiene, però la tenuta mentale è stata buona e l’ultimo sorpasso l’ho effettuato a metà del quarantesimo chilometro.
Sono soddisfatto perché nell’arco di due settimane sono riuscito a correre due maratone sotto le tre ore e la seconda meglio della prima. Ho preparato entrambe le gare senza lavori specifici per la velocità, ma solo con degli allenamenti medi e lunghi.
Sono l’allenatore di me stesso e ho dei metodi poco ortodossi, ma per come sono fatto non conosco un altro approccio possibile da parte mia a questa disciplina.
Da una libreria del centro di Parma ho acquistato "L’essere e il nulla" di Sartre che sarà oggetto di mie future, doverose ed esistenzialistiche letture.
Questi i miei intertempi:
10KM: 41’29"
Mezza maratona: 1h27’20"
30KM: 2h01’56"
Scrivo qualcosa su quel passatempo con cui mi illudo di allungare i telomeri, ma sarebbe meglio che spendessi delle parole su qualcos’altro. Ieri alla Maratona di Roma ho corso di proposito senza orologio e con appena ventitré chilometri di allenamento nelle ultime tre settimane (di cui cinque in una staffetta e diciotto veloci qualche giorno prima della gara).
Sono partito forte, troppo forte, e per quasi venti chilometri ho seguito una kazaka che poi ha chiuso in due ore e quarantatré minuti: un tempo irrealistico per me.
Ho corso la prima metà in un’ora e ventuno minuti, la seconda in un’ora e trentacinque minuti: porco dio! La crisi è cominciata al ventottesimo chilometro, bella prematura come i mali incurabili che falcidiano i più sfortunati alla grande lotteria della genetica.
Ho pensato al ritiro fino al quarantesimo chilometro, ma a forza di ripetermelo come un mantra quel comprensibile intento ha perso di significato. Solo al mio secondo Passatore ho sofferto più di ieri mattina. Il paradosso è che in una gara gestita malissimo ho chiuso con un tempo per me soddisfacente, ovvero due ore, cinquantasei minuti e ventiquattro secondi: si tratta del mio secondo miglior risultato di sempre in maratona!
Non ho mai accusato così tanto le asperità dei sanpietrini: ottimi come armi improprie per gli scontri di piazza, un po’ meno per correrci. Alla fine ho chiuso 158° su 11486 e sulla via del ritorno, in una piccola libreria, ho anche trovato una buona versione dell’Eneide a sette euro.
Ho deciso di mettere a piè di pagina le foto impietose che mi ritraggono in prossimità dell’arrivo perché in quei quarantadue chilometri ho alzato ancora una volta la soglia di sopportazione del dolore: ieri la vera prestazione è stata caratteriale, non atletica.