Il mio anno è cominciato nel migliore dei modi e spero che tale andamento si perpetui nei mesi venturi. Non contesto nulla all’attuale realtà che mi arride, non v’è nessun reclamo di cui debba far presente i piani alti né i bassifondi e provo un senso di gratitudine per il quale non v’è destinatario: di ciò mi rallegro così tanto da compiacermi per il mio stesso compiacimento.
Tempo fa, precisamente alle idi dell’ultimo maggio, presi a studiare una questione stimolante di cui intravidi un certo potenziale, ma solo poche settimane or sono, dopo plurimi fallimenti, ho cominciato a raccattare i frutti dei miei entusiastici sforzi. La svolta per me è avvenuta quando alla faccenda in esame ho riservato un approccio deterministico, invero tutt’altro che intuitivo, in luogo di un’impostazione stocastica.
Mi sento il pioniere di una terra tutta mia, l’avventuriero e il cartografo di confini che spero mi consentano presto di allargarne altri, però in ragione di quest’impresa non trascuro le mie storiche passioni, tra cui una delle più importanti è e rimane la corsa. Nei miei allenamenti ho ridotto il volume di chilometri per ragioni di tempo, ma ho aumentato l’intensità per compensare l’accorciamento delle distanze. Lo scorso anno ho partecipato soltanto a maratona e a una garetta locale, ma ho comunque macinato 3601 chilometri a una media annuale di 4’09” al chilometro: nel mese appena conclusosi, gennaio, ho incamerato 230 chilometri a una media mensile di 3’55” al chilometro. Insomma, sono sempre attivo su più fronti e la mia fronte non ha di fronte a sé un’altra fronte, perciò di me posso dire che io sia sfrontato.