25
Nov

Au revoir Tux

Pubblicato mercoledì 25 Novembre 2009 alle 13:10 da Francesco

Sono diversi anni che frequento il mondo di Linux e dell’open source, ma ormai sono giunto alla conclusione che il primo non ha un futuro come ambiente desktop. Ho provato l’ultimo parto di Microsoft e credo che con Windows 7 il colosso statunitense si sia riscattato da quella zavorra informatica che ancor oggi è Vista. Nei prossimi mesi abbandonerò definitivamente l’uso di qualsiasi distribuzione Linux come sistema operativo principale e mi limiterò a sperimentarne qualcuna su una partizione secondaria per non perdere completamente i contatti con il pinguino. In questi anni ho utilizzato Mandrake, Red Hat, Debian, Ubuntu e Arch Linux, ma non condivido più il corso che hanno preso certi progetti e dunque opto per qualcosa che si confaccia di più alle mie esigenze. KDE4 per me è un’idea delirante, pesante e scomoda che propone un’innovazione forzata e pare che anche lo sviluppo di GNOME3 stia seguendo questa strada. Amarok nella sua seconda versione ha perso la leggerezza e gli aspetti funzionali della prima incarnazione oltre a un’integrazione tutto sommato indolore in GNOME, perciò lo reputo un obbrobrio e mi rifiuto di utilizzarlo. Rhythmbox, Exaile e Banshee sono alternative valide al media player succitato, ma tutti hanno una carenza peculiare: gestione dei testi, lo streaming radio o l’interfacciamento con i programmi di instant messaging. GRUB2 ha reso più macchinosa la gestione del boot loader. L’editing video in maniera user friendly è ancora un miraggio sebbene OpenShot sia un’applicazione promettente. Firefox, Thundebird e VLC almeno sulla mia configurazione attuale sono più reattive in Windows 7 che in qualsiasi distribuzione Linux a 32 o 64 bit. Insomma, dopo un’analisi attenta e obiettiva ho deciso di tornare in pianta stabile al software proprietario, ma la mia è stata una scelta sofferta dato che mi causerà qualche costo per ammodernare l’hardware. Avrei optato per un Mac se avessi avuto molto denaro da spendere, ma oltre ai prezzi esosi la Apple non offre una grande possibilità di configurazione per i suoi prodotti e un utente è costretto a invalidare la propria garanzia per compiere qualche hack a livello hardware, come nel caso del cambio o di aggiunta di hard disk per Mac mini. Nel 2009 non ho più tanto voglia di essere un geek e preferisco un sistema operativo che assecondi in modo efficiente i miei bisogni invece di adattare le mie esigenze alle sue mancanze. Sono un utente pragmatico e non partecipo alle guerre di religione che anche nell’informatica imperano con somma ridicolaggine. In futuro, per pura curiosità, mi piacerebbe procurarmi un Power PC per farci girare Amiga OS e vedere in chiave contemporanea i fasti di un tempo: ogni cosa a suo tempo.

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25
Ago

Considerazioni precompilate

Pubblicato martedì 25 Agosto 2009 alle 15:36 da Francesco

Ho eliminato la mia vecchia partizione in NTFS perché adoperavo sempre meno Windows XP. Personalmente non ho mai avuto grandi problemi con i sistemi di Microsoft né ho mai condiviso le critiche più diffuse sull’azienda di Redmond e in tutti questi anni sui miei monitor sono comparse soltanto poche BSOD. Ho provato la beta pubblica di Windows Seven, ma dopo qualche settimana l’ho rimossa dal mio hard disk e dal menù di GRUB. Non ho mai sperimentato Windows Vista, ma ho sempre avuto l’impressione che non abbia portato novità sensibili rispetto al suo predecessore o quantomeno qualche innovazione che giustificasse il prezzo di una sua licenza. Arch è il mio punto di riferimento da circa un anno e non riesco a pensare a una distribuzione GNU/Linux più adatta alle mie esigenze, ma devo ammettere che il parco software del mondo a codice aperto mostra ancora certi limiti nell’ambiente desktop. Sono un utente fedele di GNOME poiché amo il minimalismo e l’ordine. KDE4 per me è un abominio nonostante abbia fatto diversi sforzi per digerirlo e mi dispiace che una bella applicazione come Amarok sia stata appesantita e resa meno funzionale nella sua seconda versione. Attualmente uso Rhythmbox come media player e non riesco a trovarne uno migliore (a eccezione della prima versione di Amarok di cui accoglierei a braccia aperte un fork). Ho provato Exaile, ma nelle sue ultime versioni ha problemi con i plugin di vari programmi per l’instant messaging (aMsn, Emesene e Pidgin su tutti) inoltre non sono riuscito a interfacciarlo con Last.fm. Banshee lo trovo di una pesantezza inaudita, macchinoso e con una gestione della libreria multimediale che a mio avviso è demenziale. Xmms mi sembra datato, esteticamente orribile e scomodo. Songbird lo ritengo la brutta copia di quella spaventevole applicazione che corrisponde al nome di iTunes e di conseguenza lo considero un fallimento al quadrato. Sento inoltre la mancanza di un programma decente per il video editing su GNU/Linux. Kdenlive è un progetto che cresce a rilento, inoltre risulta ancora instabile e comunque non è lontanamente paragonabile neanche a programmi per Windows dalle funzioni piuttosto modeste come Videospin. Cinelerra non lo prendo neanche in considerazione poiché lo considero user friendly come i comandi di un F-117. A parte qualche lamentela giustificata, non ho altro da obiettare al mio sistema operativo. Vorrei provare Mac OS X ma i prezzi di Apple sono folli e le configurazioni disponibili per quanto riguarda il Mac Mini mi lasciano perplesso malgrado tutte le possibilità di aggiornare l’hardware per vie traverse. Forse nell’informatica la stabilità è rappresentata dalla cadenza regolare con cui ancor oggi ogni tipo di exploit viene messo a disposizione di chiunque voglia provare l’ebbrezza d’infrangere la legge.

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17
Nov

Piccola storia informatica

Pubblicato lunedì 17 Novembre 2008 alle 18:38 da Francesco

Devo molto all’informatica perché mi ha permesso di ampliare le mie conoscenze e di organizzarle. Non sono un sistemista né un programmatore, ma in questo campo mi piace definirmi un “power user”. Il mio primo computer è stato un Commodore 64, ma da piccolo ero più attratto dai videogiochi che dal BASIC, inoltre in edicola uscivano intere raccolte di giochi sulle celebri cassette che rendevano il mio interesse unidirezionale. Mi sono dilettato con questo mostro sacro per diversi anni e non ho vissuto l’era delle console a 16 bit, ma alcune pietre miliari di quell’epoca le ho vissute in seguito grazie all’emulazione. Dalla metà degli anni novanta in poi ho avuto un 486, un Pentium a 100MHz che portai a 133MHz muovendo i jumper, un Pentium III a 500Mhz e un Pentium IV a 1,7GHz a cui è seguito il mio primo (e ultimo) avvicinamento ad AMD. Durante la fine dello scorso millennio non ero interessato alla conoscenza della macchina che avevo di fronte, ma la utilizzavo per dilettarmi con i videogiochi. La prima connessione l’ho avuta a cavallo tra il 1998 e il 1999, ma già un anno prima avevo avuto l’occasione di accedere brevemente a Internet. Nei primi tempi dovevo connettermi con un 56K al nodo di Firenze, perciò non potevo stare online più di tanto. Il primo contatto con Internet alimentò la mia curiosità e cercai di comprenderne subito i meccanismi. È stato un effetto a catena e nell’arco di alcuni anni ho accresciuto il mio bagaglio culturale. Alla fine degli anni novanta il Web era molto diverso da com’è oggi. I siti erano meno dinamici e io stesso ne ho realizzati parecchi per diletto ricorrendo all’uso deplorevole dei frame. Il file sharing stava esplodendo con Napster e parecchi internauti preferivano ancora la rete Irc o ICQ agli odierni capisaldi dell’instant messaging. Ricordo che entrai in contatto con un tizio che vendeva videogiochi masterizzati per la prima PlayStation e da lui effettuai il mio primo acquisto attraverso Internet dato che ero smanioso di avere ogni cosa che girasse sulla console di Sony. A proposito, quello era il tempo delle prime modifiche per la PSX e i CD vergini costavano un occhio della testa e nel migliore dei casi venivano masterizzati a 4x mentre il prezzo della copia di un gioco oscillava tra le 5000 e le 10000 lire. Ricordo che il tipo in questione si faceva chiamare Master PlayStation e informava tutti i suoi clienti sulle ultime novità con una newsletter che aspettavo sempre con trepidazione: grazie a lui feci pervenire nella mia cittadina giochi che altri non avevano e divenni una sorta di leader in questo traffico bambinesco a cui compartecipavano altri ragazzini della mia età. Il Web era ancora un po’ scarno, ma penso che allora fosse più vivibile poiché la new economy era ancora allo stato embrionale e tanti espedienti pubblicitari non erano invasivi come lo sono oggi. Dopo un po’ di tempo mi avvicinai al mondo di Linux e ricordo che la prima distribuzione che installai fu Mandrake, dalle cui ceneri è nata l’odierna Mandriva. Provai anche RedHat e altre distribuzioni minori: insomma, mossi i primi passi nel mondo UNIX-Like. Lessi alcuni libri di informatica sul C e sul TCP/IP. In precedenza avevo letto e scritto programmi molto semplici in Pascal, ma fu il C che mi aprì la mente. Lo studio del TCP/IP mi è servito per comprendere il funzionamento delle reti sia in locale che in remoto mentre con la pratica del C ho compreso in modo più approfondito il funzionamento di un computer. Tante nozioni le ho perse perché non le ho ravvivate con l’allenamento e non mi perdonerò mai di non essere stato all’altezza di perseverare nello studio del C fino al tema dei socket (per levarmi lo sfizio di creare semplici applicazioni da usare in rete). Ho smanettato anche con il PHP e il MySql, ma soltanto per modificare script già fatti. Ho scritto qualcosa da zero, ma in tutti i linguaggi il mio codice è sempre stato pesante e privo di ottimizzazioni. In ogni caso quanto ho studiato per diletto non è stato inutile e mi permette ancor oggi di risolvere da solo ogni problema di software o di hardware che mi si presenti. Qualche mese fa ho montato il mio PC attuale in un case cubico di dimensioni ridotte, il NSK1380 della Antec. Sono ricorso a una scheda madre micro ATX della ASUS sulla quale ho deposto il E2160 della Intel, una GeForce 8400 e due banchi di RAM da un 1GB l’uno con clock a 800MHz di cui al momento mi sfugge la latenza. Non è certo una configurazione adatta per sbancare un benchmark, ma è più che sufficiente per i miei fini. Non mi piace la rincorsa all’hardware e per i videogiochi preferisco adoperare una console, inoltre il mondo di Linux mi ha insegnato che per un hardware meno recente la compatibilità è più probabile: risparmio e prestazioni. Dopo un anno su Ubuntu ho deciso di cambiare distribuzione e adesso sono un nuovo utente di Arch (che avevo già sperimentato qualche mese fa sul mio laptop). Adoro Arch perché permette di installare solamente ciò che si vuole, inoltre trovo che pacman sia un gestore di pacchetti eccezionale, a mio avviso superiore ad apt. Mi piace la pulizia e l’ordine. Oltre al cambio di distribuzione ho deciso di usare anche un altro desktop environment e sono passato da GNOME a KDE4. Ho apprezzato molto GNOME per il suo minimalismo, ma ho deciso di passare a KDE4 perché le mie applicazioni preferite sono legate a quest’ultimo e voglio vederle integrate senza stratagemmi (workarounds per gli esterofili). È divertente giocare con Compiz e gestire la propria musica con Amarok (a mio avviso il miglior programma della sua categoria), ma la verità è che mi piace vedere una macchina la cui efficienza dipenda esclusivamente dall’utente. Non sono un integralista e sul menù di GRUB c’è anche un sistema operativo di Microsoft. Ho installato Windows XP su una seconda partizione e ho utilizzato la licenza OEM del mio laptop (sul quale non l’ho mai adoperata) per accedere agli aggiornamenti. Per me XP è un sistema affidabile e lo utilizzo di tanto in tanto, ma senza la licenza di cui sopra non lo avrei mai installato: non lo avrei mai acquistato perché ritengo che la versione retail sia un furto e non avrei mai installato nuovamente una sua copia perché ho bandito il software pirata dal mio PC. A chi si avvicinasse al mondo dell’informatica non consiglierei mai di installare una distribuzione Linux. Credo che il mondo dell’open source debba ancora fare molti passi a livello di desktop per essere accessibile ai neofiti. Questa è la mia piccola storia informatica e sono contento di averla annotata qua in mezzo: un pesce fuor d’acqua. Potrei spendere altre parole su Usenet, sull’evoluzione del peer-to-peer e potrei citare qualche aneddoto divertente per lanciarmi in una disquisizione a metà tra informatica e sociologia, ma mi dilungherei troppo e finirei per essere dispersivo e prolisso. In futuro potrei annotare qualcos’altro su questo tema, ma per adesso va bene così. Un’ultima considerazione la devo rivolgere alla fortuna che ho avuto a nascere nel 1984, infatti la mia crescita individuale ha combaciato con l’esplosione di Internet, perciò ho potuto seguire la sua evoluzione con un tempismo perfetto. Voglio chiudere con una battuta vecchia che gira ancora in varie versioni: “Con un computer e con la vita basta usare brain.exe”.

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