“Il calcolo del cosmo” è stata la mia lettura dicembrina, l’ultima dello scorso anno e ancora nel segno di una divulgazione accessibile per chi come me non sia un addetto ai lavori. Non di rado testi di questo genere presentano introduzioni piuttosto simili, specialmente sotto l’aspetto storico, ma almeno la loro ripetitività ne favorisce la cristallizzazione mnemonica. Questa volta non ho apposto molti adesivi gialli sulle pagine di mio interesse, ma ho comunque tratto delle nozioni inedite da alcune parti dello scritto.
Ad esempio non conoscevo il cosiddetto “tempo di Lyapunov”, ossia un orizzonte temporale oltre cui un sistema dinamico diventa caotico e finisce per sottrarsi a ogni previsione. Può darsi invece che avessi già letto qualcosa in merito al limite di Roche, ma non ricordavo cosa indicasse, ovvero una distanza superata la quale le forze di marea soverchiano la resistenza di un corpo minore. Ho incontrato nuovamente l’ipotesi secondo cui la Luna si sia originata dallo scontro tra la Terra e un altro pianeta delle dimensioni di Marte, tale Theia. Immancabili le nozioni sui buchi neri e la loro formazione, sulla materia e sull’energia oscura, sulla natura delle galassie nonché sulle diverse proposte di multiverso. Tutto molto affascinante e plausibile, ma una buona parte di queste idee galleggia sul mare magnum della speculazione e rinnova il mio senso di appartenenza a un’epoca ancora lontana dal pieno compimento delle possibilità umane. Ho la vaga sensazione che un domani alcune delle mie letture risulteranno obsolete e bislacche così come lo è già da molto tempo il concetto di flogisto.