21
Mag

Usual remarks

Pubblicato sabato 21 Maggio 2011 alle 20:14 da Francesco

None waits me in the glares of my horizons. My whole life is missing parts but it’s still standing. I must grapple with some issues, such as a sense of guilt, but eventually I’ll mange it somehow. Cold feelings flow slowly inside of me and warm hearts sail quite far from my personal shores. I’m not the type of guy that relies on hopes and I prefer to face the truth as soon as possible. Someone wants to make me feel like I’m running out of chances but that trick is too cheap to scare me. The wheel of time is turning but I’m fine with that. I know for sure that the best part of me it has yet to be unveiled and in the meanwhile I try to improve myself as much as I can to live by wisdom. The shadows of mistakes can darken my mood for a short time but they never achieve my ruin. I’m far stronger than any defeat and I’m quite sure that I will have to prove it. Over and over, again.

Categorie: Parole |

21
Ott

Quandunque il Sé si trasmetta in differita

Pubblicato giovedì 21 Ottobre 2010 alle 00:14 da Francesco

Anni fa mi denigravo giustamente. Se non avessi insultato me stesso non sarei mai riuscito a svegliarmi dall’apatia. Non ho mai trovato un maestro né qualcosa che potesse guidarmi, sennò avrei risparmiato un po’ di tempo. Ho sempre ricevuto esempi negativi che fortunatamente sono stati ottenebrati dalla mia lungimiranza. Anche quando ero sfiduciato e versavo nella mestizia in me sopiva la forza interiore che ancor oggi mi permette di camminare a mezzo metro di altezza. Potrei essere invulnerabile emotivamente, ma se assecondassi questa tentazione arrogante e arida dimostrerei soltanto una forma di debolezza meno palese, invece sono ancora disposto ad abbassare ogni difesa qualora delle circostanze eccezionali lo richiedano e proprio in questa capacità venata di consapevolezza io intravedo la parte migliore di me: non sono affatto freddo.
Il mio approccio ai sentimenti non è passionale né razionale, ma è dettato dall’unione di Psiche ed Eros alla luce del sole e non tramite incontri al buio come nell’opera di Apuelio o nelle usanze pulsionali delle decadi più recenti.
Il tempo non mi inganna più benché io qualche volta riesca a buggerare lui. Sono giovane, però comincio a rischiare di non vivere alcun trasporto emotivo e non mi faccio fregare da un timore che dovrebbe sorgere in me: fanculo, io lascio che divori le energie di qualcun altro. Il futuro è in divenire per definizione e così come non lo metto nelle mani di una cartomante, non lo depongo neanche sulle paure millantatrici che tra l’altro non trovano spazio nella mia lettura della realtà. Nei paraggi della mia persona, dalle anime in pena si levano cassandre esagerate e previsioni cupe, pare inoltre che per costoro ogni passo avanti debba essere seguito da un salto indietro. Mi disgusta questo leitmotiv depressivo e tendo a non dare fiducia a chiunque non l’abbia in sé. Spesso avverto grandi reticenze, sovente più assordanti delle verità che nascondono. L’onestà nei confronti altrui è auspicabile per vivere bene, però credo che quella verso sé stessi diventi addirittura imprescindibile per sventare certi disastri. Proroghe continue, rinvii ingiustificati e vari ricorsi a impegni abituali possono ritardare molto l’incontro di un individuo con i limiti a cui prima o poi dovrà dare udienza. Un tumore che viene lasciato ingrandire, un nemico a cui si concede il tempo di rinforzarsi: a terribili infermità porta la ferma decisione di lasciare altrettanto ferme le questioni insolute a livello interiore. Non critico la società poiché è troppo eterogenea per prestare il fianco a dei giudizi attendibili, però cerco di comprenderne una parte per non farmi contagiare dalla cecità volontaria. Lo ripeto per l’ennesima volta: io non pretendo di cambiare il mondo, d’altronde sarebbe un moto infantile di romanticismo, ma compio gli sforzi intellettuali e fisici per evitare che accada l’esatto contrario. Insomma, i conflitti intestini hanno ripercussioni sull’esterno e prima di puntare il dito contro gli altri forse un individuo dovrebbe domandarsi se non sia stato lui per primo a commettere l’errore di avvicinarsi a persone incompatibili. Talvolta l’incompatibilità è del tutto artificiale e viene evocata per negare qualsiasi valenza ad un’affinità che oltre alla gioia porterebbe anche la necessità di un confronto personale in uno dei soggetti interessati. Credo che nei veri inetti la felicità sia subordinata alla sopravvivenza di determinate istanze psichiche malgrado la parvenza di normalità e d’integrazione sociale che può risultare da un’attività febbrile in più campi o dalla semplice ripetizione di una routine cristallizzata.
Nei mezzi d’informazione forse la questione dei suicidi non viene affrontata spesso per evitare un aumento del tasso di mortalità, ma non sono rari i casi in cui una mancanza di insight porta alla morte come se si trattasse di una carenza organica. Forse una morte vivente insorge anche in coloro che si adattano alla tristezza e dunque l’adattamento a livello personale non rientra nei principi della selezione naturale perché quest’ultima, secondo me e limitatamente al campo emotivo, si spinge al di là di quanto è stato teorizzato per la sopravvivenza. Non compatisco chi decide di togliersi la vita sebbene per questa regola io preveda doverose eccezioni, contenute nel numero e mai nelle circostanze. Il suicidio fisico e quello emozionale per me rappresentano le lezioni più convincenti della natura per quanto riguarda la salvaguardia di sé stessi.

Categorie: Intimità, Parole |

25
Feb

Nothing special, nothing new

Pubblicato mercoledì 25 Febbraio 2009 alle 18:37 da Francesco

I find it hard to describe my thoughts in English because my writing style has less freedom than I can get it with Italian. Expressing myself in another language is like learning to walk again. I sometimes feel like a stranger in my own nation and this feeling makes me exalted. During the last months I’ve often heard the rain’s noise but I haven’t touched a wet woman yet in my entire life. The winter doesn’t bring me down and I enjoy every season of the year. It doesn’t matter if it’s cold or hot outside. Inside of me there is always a warm force that burns any kind of problems. I don’t care if my words sound artless or twisted. In many parts of the world people suffer and die but I don’t feel guilty about this. The nature is cruel but this is how things go in the world at this stage of human development. Maybe my thoughts are brutal but at least I’m honest and I don’t pretend to feel sorry. Some good purposes are made by lies and fake emotions and some people use them to look kindhearted. There are many cowards that claim to be part of a solution but I suppose that real heroes don’t waste their time waiting for claps. Every now and then someone tries to show me how the world can be changed but that kind of stuff makes me always laugh. All I can do is try to be a good person, right here, right now. I don’t bear burdens to avoid the void and I don’t need to fill my lifetime with any kind of reasons. The foolishness sets many traps to poison human lives with grief and sadness. I like being alone for long periods but this doesn’t mean that I dislike people. At the first sight loneliness can be scary but I think that is a great way to read inside of me and I’ll never be tired to repeat this.

Categorie: Parole |

26
Gen

Premesse de “La Masturbazione Salvifica”

Pubblicato lunedì 26 Gennaio 2009 alle 15:42 da Francesco

Finalmente ho deciso di dare una forma cartacea e digitale a una cosa che ho scritto un po’ di tempo fa: “La Masturbazione Salvifica: Diario Agiografico Di Un Onanista”. Devo premettere che ormai il testo è datato poiché ha già espletato la sua funzione introspettiva, infatti si tratta di un caso di scrittura terapeutica che ho sfruttato per conoscermi meglio. Alcune parti del libro possono risultare imbarazzanti e io stesso le riterrei tali se avessi fallito miseramente il processo di introspezione. Sono uno scrittore mediocre e il mio stile è semplice, tuttavia non ho bisogno di grandi capacità letterarie per lavorare sulla mia interiorità con l’ausilio di penna e calamaio. Sono soddisfatto del risultato che ho conseguito e il carattere obsoleto del contenuto (lo ritengo tale perché dalla prima stesura a oggi il mio insight è aumentato ulteriormente) e la mia mediocrità umanistica non pregiudicano l’importanza che questo libercolo ha avuto per lo studio di me stesso, tuttavia è un aspetto positivo (forse è meglio definirlo “costruttivo”) che a mio avviso, malgrado le prodezze dell’idenfiticazione, non può essere fruibile da qualcun altro a causa del suo tratto intimista e personale. Devo riportare due dati tecnici per chiunque fosse tanto scriteriato da procurarsi una copia cartacea di quanto ho bistrattato presentato finora. Primo: il testo è giustificato e privo di rientri. Secondo: la numerazione delle pagine è interna, mentre di solito è centrata o esterna. Mi auguro che il testo sia scevro di refusi e spero che le mie riletture abbiano estirpato ogni errore. La copia cartacea può essere acquistata a questo indirizzo mentre l’e-book può essere scaricato da qui: le due versioni sono identiche.  Sulla copertina sono riportati dei kanji che si pronunciano “dousatsuryoku”, ovvero “insight” in giapponese. Lascerò per un po’ questo appunto in primo piano per evitare di doverlo rivangare successivamente.

Categorie: Immagini, Intimità, Parole |

17
Giu

Gli schiavi della solitudine indomita: seconda parte

Pubblicato martedì 17 Giugno 2008 alle 09:55 da Francesco

La seconda e ultima parte di questo scritto è caratterizzata da un’impronta meno ironica e lascia più spazio ad alcune considerazioni personali. Ho già sottolineato quanto io reputi importante la capacità di gestire la solitudine, ma credo che le mie parole debbano soffermarsi ancora su questo punto. Suppongo che la povertà e la ricchezza, la cultura e l’ignoranza, la fama e l’anonimato, il potere e l’impotenza siano delle entità artificiali con le quali i membri della società umana si diversificano in base a dei valori quantitativi, ma ipotizzo che a capo di queste discriminanti ve ne sia una più grande: la governabilità della solitudine. Penso che una persona con molto denaro possa essere pericolosa qualora non si renda conto di quanto i suoi averi valgano poco al cospetto della padronanza di sé, tuttavia non voglio negare alla cartamoneta la sua importanza e ritengo ingenuo chiunque stigmatizzi i soldi per esprimere il suo disprezzo verso alcuni modi in cui essi vengono ottenuti. Mi disgusta chi possiede molte nozioni e allo stesso tempo non conosce nulla di sé stesso. Mi pare che talvolta la cultura venga confusa con l’intelligenza, ma io non penso che la prima sia un sinonimo della seconda e credo che lo studio possa costituire una forma di suicidio qualora tra i suoi scopi primeggi l’obiettivo di ignorare alcune questioni introspettive. In base a quanto ho scritto finora vedo qualcosa di paradossale nella fama nei casi in cui essa appartenga a qualcuno che risulti più familiare ai suoi estimatori che a sé stesso. Trovo che la solitudine sia un’entità giusta e penso che quest’ultima offra le stesse possibilità ai prigionieri e ai loro carcerieri. A mio avviso l’autolesionismo è un’offesa alla solitudine e immagino che quand’essa subisca un simile affronto assuma delle sembianze patologiche per diventare una malattia vendicativa. Le domande che seguono sono accomunate da una risposta che non ha bisogno di essere enunciata. Cos’è che arma gli studenti universitari negli atenei? Dove nasce la forza negativa che porta all’uxoricidio? Chi accompagna la canna di una pistola alla tempia di una persona? Qual è la sorgente da cui sgorga la meschinità che appartiene a chiunque nasconda la parte più recondita della propria personalità? Cosa induce taluni a un’esuberanza artificiosa? Connoto la solitudine come una forza indipendente e demiurgica e penso che sia tale soltanto nel microcosmo di ogni persona, perciò non la elevo al pari di una divinità collettiva e come al solito mi tengo lontano da qualunque fantasia ultraterrena che si prodighi nella distribuzione di comodità pericolose per l’intelletto. Credo che la volontà sia l’unico punto di contatto che possa instaurare un dialogo corretto tra il singolo e la sua solitudine affinché quest’ultima possa rivelarsi nel suo splendore per diventare il fondamento savio di ogni rapporto interpersonale.

Categorie: Parole |

17
Ott

Bagliori evocativi

Pubblicato mercoledì 17 Ottobre 2007 alle 01:29 da Francesco

Anche oggi mi sono immerso nella campagna che avviluppa il mio comune. Dopo ventitré anni i colori della Maremma mi appaiono ancora vividi e probabilmente rimarranno tali anche quando la cataratta mi impedirà di accorgermi del loro splendore. I riflessi solari che galleggiano sulla laguna e gli spazi indorati che le si sovrappongono tutt’intorno conferiscono un tenore pacifico ai miei pensieri. Di tanto in tanto percorro una strada che fiancheggia la linea ferroviaria e quando un treno sopraggiunge io cerco di salutare il macchinista, ma non riesco mai a capire se il mio cenno giunga a destinazione o se si perda nel frastuono prima di cadere sui binari. Le radure che frequento irregolarmente mi suggeriscono immagini e fantasticherie con cui cerco di pennellare poeticamente le mie pedalate. I suoni lontani dell’autostrada e la quiete arancione del tardo pomeriggio mi inducono spesso a ricordare che non mi sono mai allontanato da qualcuno poiché non mi sono mai avvicinato a nessuno. Gli scenari incantevoli che squadro ogni dì, adatti a posare per i paesaggisti pedissequi o per l’ultimo giorno della vita di un uomo malato, rafforzano il sodalizio tra me e la somma dei miei isolamenti, ma in cotanta adulazione assiomatica per la vita non scordo mai l’esistenza di un quid infinitamente superiore a tutte le gioie a me note. Le mie ultime parole non si riferiscono alle sciocchezze della spiritualità né a quelle dell’esoterismo, ma cercano vanamente di rappresentare in modo sommario una forza empirica che talvolta lambisce la mia esistenza.

Categorie: Intimità, Parole |