Non ripongo troppe speranze nel nuovo anno, bensì preferisco stenderle sull’indeterminato filo di un tempo che non sia calendarizzato. Il discorso del presidente della Repubblica non è giunto alle mie orecchie e così posso concedergli il beneficio del dubbio, come un film che io non abbia visto o un libro al quale non mi sia dedicato con un’attenta lettura. Invece dei buoni propositi di qualcuno, ho appreso via etere quanto si siano confermate rapidamente le cattive intenzioni del terrorismo islamico. Nelle calze di certuni invece del carbone la befana dovrebbe mettere un po’ di amianto, però sono sicuro che altri invece dei dolciumi vorrebbero del plutonio. Ho ragione di credere che in Siria i botti non siano stati vietati benché attualmente viga una fragile tregua e la fine dell’anno non corrisponda alla fine della guerra civile.
Mi chiedo ogni inizio quale conclusione presupponga, tuttavia sono consapevole di come spesso la risposta giunga soltanto in itinere e dunque non mi resta che vivere. Mi sforzo di fare del mio meglio con le possibilità che mi si presentano, ma talora le assenze ingiustificate di qualsivoglia occasione mi costringono a fare di necessità virtù, ovvero a raffinare il nulla con la fantasia.
Cerco in tutti i modi di non sprecare il mio tempo libero ancorché io non sia mai libero dal tempo e mi senta ancora in lizza per un posto al sole. Non devo raggiungere un obiettivo particolare e non ho bisogno di realizzarmi agli occhi altrui, però avverto l’urgenza d’infondere una rinnovata quiete alle mie azioni quotidiane. Sono di nuovo in cerca di una tranquillità perduta che in realtà s’è persa da sé perché non è bastata a se stessa. Io mi voglio bene, dal profondo dell’anima, posto che quest’ultima esista o significhi davvero qualcosa.