27
Nov

Tra black metal e progressive rock italiano

Pubblicato mercoledì 27 Novembre 2019 alle 16:12 da Francesco

Amo molto gli Immortal, sono tra i miei preferiti nel black metal, ma alla luce dell’ultima brutta figura dal vivo di Abbath con il suo progetto solista, e mi riferisco al demenziale “concerto” in Argentina, sono contento che Demonaz abbia preso le redini del gruppo, inoltre di quest’ultimo apprezzo molto anche l’album a suo nome che possiedo in vinile, ossia March Of The Norse.
Non so scegliere il mio disco preferito, ma il pezzo che amo di più è In My Kingdom Cold contenuto in Sons Of The Northern Darkness. Nell’immagine non compare poiché mi sono dimenticato di posizionarlo insieme agli altri, ma possiedo anche l’ottimo All Shall Fall in digipack e quindi ho a mia disposizione tutta la discografia originale del gruppo in CD.

Ieri ho preso in edicola il cinquantasettesimo numero della collana Prog Rock Italiano della De Agostini, una bella raccolta di vinili che sto per completare, ma aspettavo con particolare gioia quest’uscita poiché mi ha permesso di concludere il trittico dantesco in vinile dei Metamorfosi, difatti Paradiso era stato pubblicato soltanto in CD nel 2004 e risultava ancora inedita la versione in trentatré giri. Circa quattro anni fa ho anche avuto la fortuna di vedere la band dal vivo, poco prima che facesse uscire Purgatorio.
Per me Inferno del 1973 resta uno dei migliori dischi di progressive italiano e quella di Jimmy Spitaleri è una delle mie voci preferite nel genere, infatti mi è piaciuta molto anche su Uomo Irregolare che a suo tempo egli pubblicò come Davide Spitaleri.

Categorie: Immagini, Musica, Parole |

5
Ott

Divina Commedia

Pubblicato venerdì 5 Ottobre 2018 alle 23:07 da Francesco

Dopo molti anni ho trovato il momento giusto per colmare una lacuna verso cui avvertivo un crescente disagio, ovvero un’attenta lettura della Divina Commedia che ho portato a termine poco più d’un mese fa, tuttavia non ho affrontato l’opera di Dante per una questione prettamente umanistica ed è stata invece un’altra la ragione in virtù di cui mi sono risolto a cotanto investimento di tempo, ossia la prospettiva di poterne poi leggere l’interpretazione datane da René Guénon.
Il mio approccio da profano non mi ha fatto sentire entusiasmo alcuno verso i vari rimandi ai personaggi pubblici dell’epoca né alle ripartizioni dei luoghi e tanto meno ai dettagli delle gerarchie celesti, ma d’altronde non mi ci sono affacciato con lo spirito del tempo e forse non ho còlto il valore simbolico di questi elementi per i quali, comunque, non escludo futura contezza. Le suggestioni più sincere le ho tratte dalle descrizioni dei gironi infernali, dei fiumi che là si snodano, delle bolge nell’ottavo cerchio, ma nei riguardi del mio interesse questi ritratti hanno perso d’intensità con l’arrivo al Purgatorio e lo hanno poi riacceso nei primi canti del Paradiso. Immagino che anche tripartire la Commedia in tal modo sia un errore benché essa si presenti effettivamente così, però sono consapevole di come la sua fruizione vada intesa integralmente e di quanto, parti meno avvincenti, siano funzionali per la comprensione di altri episodi legati a doppio filo con esse. Ho gradito oltremodo molteplici terzine e me le sono segnate per ritrovarle all’uopo, ma è stata la tensione spirituale dell’intero viaggio iniziatico ciò che mi ha reso la lettura assai scorrevole.
Ho scelto deliberatamente un’edizione piuttosto essenziale, con poche e indispensabili note, cosicché le spiegazioni non soverchiassero il testo originale, ma desideravo pure le immagini evocative con cui Gustav Doré illustrò l’opera a suo tempo e di cui, secondo il mio gusto, non ne sono mai state prodotte di altrettanto efficaci, così mi sono procurato un libro che le raccogliesse. Soddisfatte quindi le premesse nozionistiche, conto di leggere presto “L’esoterismo di Dante” nella chiave di lettura summenzionata, ossia quella di un’iniziazione, ma con la viva speranza di trarne più di quanto il titolo altisonante lasci presagire.

Categorie: Parole |

2
Gen

Nelle vicinanze della distanza

Pubblicato lunedì 2 Gennaio 2012 alle 14:01 da Francesco

Procedevo adagio, sul cocchio, inebriato dai caldi venti degli inferi adiacenti. Ai bordi della strada non c’era nulla di cui rallegrarsi e le uniche risate erano isteriche, forzate, protratte oltre il limite della cosiddetta normalità. Non sapevo per quanto avrei dovuto battere quella via, perciò stavo attento a non abbassare la guardia. Sebbene non l’avessi mai contemplato con stupore né mai avesse esercitato su di me un forte fascino, mi mancava il volo radente dei piumaggi candidi.
Di tanto in tanto scorgevo dei corvi, quasi tutt’uno con il dominio del buio: servi alati che invece di librarsi altrove pilotavano le cadute altrui. Laggiù, aguzzando la vista, era possibile osservare in lontananza dei campi incolti da cui emergevano mani imploranti; puntualmente, quelle scene destavano in me un profondo senso d’inquietudine poiché non c’era nulla che le dita sporgenti potessero afferrare. Dalla parte opposta, lungo un crinale, procedevano in fila i corpi suicidati. Legati tra loro, quei finali anticipati sembravano dei plagi e ognuno accusava il vicino di avergli rubato l’idea quando invece tutti s’erano sottratti solamente la vita: battibecchi di fine mandato. Sul cocchio, continuavo adagio e attendevo che l’oscurità si diradasse, che nulla più la nutrisse.

Categorie: Parole |

27
Lug

Behemoth – As Above So Below

Pubblicato domenica 27 Luglio 2008 alle 06:13 da Francesco

Apprezzo molto i Behemoth e la mia stima nei confronti della band polacca è cresciuta ulteriormente dopo il Tuska Open Air Metal Festival. Per un paio di anni mi sono allontanato sia dal death metal che dal balck metal e questo periodo di rottura ha combaciato con l’ascesa di alcuni gruppi che tutt’ora non mi piacciono. Per quanto riguarda il death metal mi ricordo l’esplosione melodica che diede un po’ di successo agli In Flames (che non apprezzo) e ai loro cloni grazie a dei pionieri come gli At The Gates (che adoro). Più o meno nello stesso periodo emerse un black metal molto edulcorato nelle sonorità e mi riferisco a certe uscite dei Cradle of Filth e dei Dimmu Borgir che ebbero un riscontro molto positivo anche in una fetta di pubblico poco avvezza al genere. Adoro i Behemoth perché offrono pezzi tecnici e privi di compromessi. Non sono un batterista, tuttavia mi chiedo se Inferno si appresti a dettare un nuovo standard nel suo genere e mi domando per quanti anni riuscirà a sostenere i ritmi a cui suona. Dave Lombardo ha tredici anni più del suo collega polacco e mi pare che non abbia ancora iniziato a perdere colpi, perciò nutro parecchie speranze per la longevità di alcuni rappresentanti del metal estremo. Voglio appuntare un’ultima cosa. Mi piace il black metal sinfonico e adoro i suoi padri, ma non gradisco le degenerazioni melodiche che sono venute in seguito per adattare certi dischi alle esigenze di mercato. Credo che talvolta per me sia indispensabile sottolineare qualcosa che non mi piace per delineare in modo più netto ciò che preferisco, ma affinché questo atteggiamento critico sia costruttivo ritengo che debba essere estraneo a qualsiasi forma di fanatismo. A mio avviso la musica non deve essere trasformata nell’ennesimo luna park dell’Ego ed è per questo motivo che snobbo le discussioni che tendono a un’oggettività fallace. Per me vige una regola fondamentale: ognuno ascolti ciò che vuole e apprezzi ciò che più lo aggrada.

Categorie: Musica, Parole, Video |