1
Mag

Le intenzioni e la loro negazione

Pubblicato mercoledì 1 Maggio 2024 alle 23:16 da Francesco

In questo primo giorno di maggio ho udito il rumore della pioggia e mi sono mosso al ritmo dell’indolenza. Non accudisco pensieri particolari, al momento in me non vi sono fissità coscienti né attese spasmodiche, bensì un regolare flusso del tempo dal quale lascio trasportare quanto di me si dia in quest’ultimo. Prima o poi le circostanze mi chiameranno a una partecipazione attiva, ma verrà anche un momento successivo in cui quelle dovranno lasciare di nuovo il campo a momenti quasi remissivi, perlomeno all’apparenza.
Prenderei alcune iniziative se fossi certo della loro bontà, tuttavia se ne avessi una sicurezza adamantina il loro esito più fausto non avrebbe in sé quel valore che in potenza gli conferisce l’incertezza stessa. In buona sostanza chi non rischia non rosica, ma non sono tipo da esporsi per fini manducatori. La mia relazione con gli eventi non è delle più alacri né assidue, ma ci sentiamo così come in natura ogni cosa si rapporta all’altra in un certo grado. Scrivo a me e per me stesso al fine di dare ulteriore forza al mio dialogo interiore, come se io e le istanze delle mia psiche costituissimo un club privato.
Nelle immediate vicinanze scorgo distanze insanabili, perciò mi reputo caravanserraglio, oasi e deserto, tutto insieme al contempo! Chissà quante volte ho già pensato e esposto cose simili per convincermene o per descrivere un effettivo stato dell’arte. Ammesso che la libertà sia composta dalla conoscenza dei propri limiti, mi domando quando verso essi sia opportuna la riverenza e quando invece occorra sfidarne la sostanza per ottenerne il superamento. Forse un individuo da solo può fare poco, ma quel poco, banalmente, per egli può essere molto e tutt’altro che vano. Quello che manca va aggiunto o sottratto in certi calcoli? Anche questo secondo me è un quesito da porre caso per caso: adesso conti non ne faccio né ho da farne.

Categorie: Parole |

17
Ago

In giacenza presso il presente

Pubblicato mercoledì 17 Agosto 2022 alle 23:30 da Francesco

È un caldo afoso quello che avvolge la sera dalla quale scrivo e nulla sembra poterne ridurre l’impatto in tempo utile per gridare al miracolo climatico. Già che mi trovo al mondo ne approfitto per scrivere qualcosa sebbene io stesso non abbia un’idea precisa da mettere nero su bianco. Se mai avessi avuto delle vere aspettative adesso mi ritroverei nell’età giusta per cominciare ad ammirarne il tramonto, ma non ho nulla né nessuno da utilizzare come feticcio per una nostalgia transitoria. La vita passa e manco la saluto, tuttavia spero che la mia disattenzione non venga intesa come uno sgarbo. Non ho in sospeso debiti di riconoscenza e nessuno né ha nei miei confronti. Le cose da fare potrebbero essere molteplici se solo fossi disposto a raggiungere un livello di stress sufficiente che finisse per farmele disprezzare. Evito per quanto mi sia possibile ogni genere d’impegno che implichi il confronto con la volontà altrui: mi basto per abitudine, per cause di forza maggiore, per comodità e per pigrizia.
Non mi è nota l’ora della mia morte, o perlomeno non mi è stata comunicata né per posta né in sogno, di conseguenza non so quanto mi resti da vivere e non me la sento di azzardare calcoli, inoltre non tiro a indovinare né sotto l’incrocio dei pali, bensì campo per i fatti miei e mi vedo autoreferenziale fino al termine delle trasmissioni sinaptiche. Manca sempre qualcosa anche quando tale impressione risulti assente dalle percezioni, ma poco importa e nulla cambia: per me è fondamentale che io riesca ad accordarmi con il luogo e le circostanze di mia pertinenza. Tutto il resto va da sé, al di là che qualcuno se ne avveda o meno, oltre la testimonianza di ogni coscienza: è così da miliardi di anni e lo sarà per le scomparse venture nei silenzi dei mondi.

Categorie: Parole |

25
Dic

L’umidità e tutto il resto

Pubblicato venerdì 25 Dicembre 2020 alle 01:19 da Francesco

A dicembre ho ritrovato una buona continuità nei miei allenamenti, difatti negli ultimi diciotto giorni non mi sono mai fatto mancare un’uscita e così, dall’inizio del mese, tra frazioni lente e veloci ho incamerato poco più di quattrocento chilometri a un’andatura media di 4’24″/km.
Nella mia zona vige un’atmosfera spettrale e il giovane inverno ne rende le sembianze più desolate di quanto già non siano, tuttavia io mi trovo a mio agio in codesta cornice e ne apprezzo i silenzi d’avello. Coltivo con giocosità e piacere il modesto proposito di migliorare le mie prestazioni atletiche, ma non ne sono ossessionato e così riesco a godermi le meraviglie in cui transito. Non cerco di arricchire la mia esistenza con grandi imprese, bensì faccio il possibile affinché essa mi risulti gradevole e finora, malgrado qualche inciampo, ci sono sempre riuscito. Non mi aspetto niente da nessuno, anzi, metto in conto futuri e inesorabili peggioramenti sotto molteplici aspetti, ma tale ineluttabilità non m’inquieta. I miei desideri sono latenti, non latitanti, quindi ne conosco gli spostamenti e non mi curo del pericolo di fuga né dei loro sbalzi di temperatura: infondo non mi fanno né caldo né freddo. Certe idee in me sono regioni autonome che non possono avanzare pretesa alcuna, ma ne rispetto l’indipendenza e le lascio stare.
La mia abitudine a stare per i fatti miei può dare l’impressione che in me alberghi un altezzoso sprezzo per gli altri, ma in realtà non è così e difatti riesco a rapportarmi bene con quanti si ritrovino a interagire con me. Non cerco la considerazione altrui perché la sua genesi dev’essere spontanea, tuttavia spesso mi mancano delle cose in comune per dare corpo e ispessire il trait d’union: anche per questa ragione prediligo dinamiche e attività in cui non siano d’obbligo il mutuo sostegno né la reciproca partecipazione.
Non sono geloso della mia indipendenza emotiva poiché, a questo stadio della mia esistenza, io credo che sia inviolabile, ma proprio in virtù di questa sua natura adamantina non posso né voglio renderla sussidiaria a frasette di circostanza. Mi considero il portatore sano di un vuoto altrettanto salubre e me ne compiaccio, però apprezzo con sincerità le persone con le quali dialogo più di “frequente” e auguro loro il meglio di cui possano godere su questo pianeta.

Categorie: Parole |