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Gli uni contro gli altri e viceversa

Pubblicato domenica 10 Ottobre 2021 alle 19:56 da Francesco

Nella guerriglia urbana ritrovo sempre il gusto vintage degli anni settanta sebbene le questioni attuali siano diverse da quelle di cui studenti e operai dell’epoca si fecero interpreti.
Non faccio il tifo per nessuno giacché lo Stato e i suoi antagonisti si contendono lo stesso grado di sopraffazione, ma il primo ha il vantaggio formale della legittimità che ogni coltello assegna a chi lo impugni dalla parte del manico, i secondi invece sono mossi dall’illusoria convinzione di essere diversi dai loro presunti oppressori. Lo spettacolo delle due fazioni si presta alle dirette televisive, ai dibattiti, alla finta indignazione per le violenze degli uni sugli altri in qualunque ordine si accetti di considerarle sulla base delle proprie preferenze, come se alla fine anche in questo ambito valesse la proprietà commutativa.
Ogni corrente di pensiero ha la propria cassa di risonanza negli organi d’informazione, perciò non mi perdo nella vana ricerca di cronache che sappiano essere davvero super partes e per tenermi un po’ aggiornato sugli eventi mi limito a soppesare i vari pezzi d’integerrima faziosità. L’autorità è tale fino a quando mantiene il proprio primato, ma quest’ultimo può esserle sottratto da quelle forze sovversive che finiscano per diventare esse stesse istituzioni da abbattere, in un’evoluzione simile a quella di cui è oggetto l’essere umano dall’infanzia alla senescenza. Costumi, leggi, idee e princìpi sono destinati a sostituzioni puntuali, i confini ad allargarsi o restringersi, i nomi a mutare e le lingue con loro, perciò sul piano umano e sociale nulla è permanente, compresa la falsa certezza con cui taluni attribuiscono quest’aggettivo alle cose più disparate. Come devo comportarmi al cospetto di tutto ciò nella mia caduca parentesi sul pianeta Terra? Tendo a fottermene nella sostanza, però mi ci diletto nella forma e lascio ad altri l’onere di giocare ogni partita persa. I grandi discorsi, il sussiego parodistico dei candidati, il voto di protesta e quello disgiunto, le manganellate, i lacrimogeni, le interviste rubate e quelle concordate, gli editoriali, le minacce anonime, le scritte sui muri, le ironie più o meno caustiche, le liti tra sodali e tra rivali: la giostra non si ferma mai e per fare gli straordinari dà ai propri svaghi le sembianze caricaturali dell’impegno civile e politico. È carnevale tutto l’anno.

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Giu

Le metropoli bruciano

Pubblicato martedì 2 Giugno 2020 alle 22:23 da Francesco

Riesco a toccare le fiamme che vedo nel monitor perché non scottano e sento vicine le sirene della polizia benché le volanti statunitensi siano lontanissime. La guerriglia urbana ha qualcosa di orgiastico e dionisiaco, ma va a detrimento di chiunque cerchi di sbarcare il lunario in modo onesto e laborioso. Non sono bravo in matematica, ma dubito che quando alle ingiustizie se ne addizionino delle altre il risultato possa differire da un casino crescente. Per me la legge del taglione è perfetta e mi domando come mai la giurisprudenza non si limiti a celebrarne l’efficacia, ma nelle sommosse americane di questi giorni vedo soltanto l’appropriazione indebita di una protesta per il lucro e le frustrazioni personali di codardi razziatori. A me piacciono le insurrezioni, ma soltanto quando portino al crollo dell’ordine di costituito e all’illusione che ogni moto rivoluzionario non sia destinato a esaurirsi nella restaurazione delle sue cause prime.
Qualsiasi scusa è buona per abrogare tutte le altre. Lo ripeterò fino allo sfinimento: secondo me gli esseri umani possono ambire a una certa armonia collettiva solo quando vivano in società piccole, omogenee e distanti tra loro. Mi piacciono le culture nelle loro diversità talora insanabili, ma ho in sommo orrore il multiculturalismo in quanto lo considero una forzatura nociva e pericolosa. Ogni tanto mi chiedo quale aspetto della mia specie la spunterà alla fine: la capacità di adattamento o la reciproca insofferenza delle sue comunità? Sono questioni che esulano dalla durata di una vita media e quindi non me ne frega nulla, ma probabilmente me non me ne curerei manco se la cosa mi riguardasse direttamente.
Ognuno sposa le cause che preferisce e ne appronta con la stessa libertà i relativi divorzi al cospetto del tempo, tuttavia anche sotto questo aspetto risulto celibe e quindi mi mantengo a distanza dagli entusiasmi altrui. Un mondo più equo? Fate vobis. Un mondo più “green”? A me vanno bene anche i colori accesi dei funghi atomici.

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