Adoro la mia percezione del tempo e mi domando se anch’essa sia destinata a cambiare prima o poi. Mi piacciono i colori autunnali, però a tempo debito mi auguro di rivedere i ciliegi in fiore. Attorno a me c’è molta terra bruciata perché ardo d’amor proprio senza scottarmi. Soffio sopra i fuochi fatui per accelerarne la scomparsa e ogni tanto mi attardo su questioni di poco conto per incazzarmi inutilmente, però la contentezza caratterizza buona parte delle mie giornate e non ho proprio nulla di cui lamentarmi con me stesso. Devo dare fondo alle riserve di fantasia poiché non posso avvalermi dell’ispirazione che potrei attingere copiosamente dalla malinconia e dalle imitazioni di quest’ultima se fossi ancora in grado d’abbracciarle in modo autentico.
A taluni piacciono i drammi e qualche volta cercano d’instillare un tocco tragico nelle proprie vite per renderle più appetibili. Il Sole non gira attorno alla Terra e quest’ultima non ruota attorno ai problemi immaginari che spesso vengono impiegati nel ramo del disfattismo, lo stesso al quale gli imprenditori dell’autodistruzione s’impiccherebbero immediatamente se fossero afflitti da pesi veramente insostenibili. Già varie versioni di “Ippolito incoronato” sono state scritte e almeno io mi avvalgo della facoltà di non rompermi i coglioni a redigerne l’ennesima rivisitazione moderna. D’altronde parecchie paturnie nascono e si moltiplicano dalle mancanze affettive o da rapporti conflittuali. Io appaio freddo, atarassico o addirittura arrendevole per il modo nel quale intendo i sentimenti, ma in realtà nel giudizio altrui talvolta vengo punito per l’assenza di struggimento nelle mie considerazioni. La croce non la porto al collo né sulla groppa: non ne sono munito, dio cane. Le emozioni sono polimorfe, la stupidità invece è quadratissima e ogni tanto preferisco la seconda alle prime, in particolare ogniqualvolta sorga in me la voglia o il bisogno d’accomodare velocemente la leggerezza passeggera dei pensieri. In me le assenze del malessere sono del tutto giustificate e non c’è bisogno alcuno che si presentino accompagnate dalle riflessioni cupe.
Talvolta ho la sensazione che la mia introspezione mi abbia lanciato velocemente verso alcune barriere personali e suppongo che la sua spinta vigorosa mi abbia permesso di superarle. Non temo il dolore interiore e plaudo ancora allo stato atarassico in cui versano beatamente i miei recessi. Nel corso della mia vita non ho mai subito sofferenze rilevanti, ma in passato le mie valutazioni erronee mi hanno indotto a ingigantire le conseguenze di alcuni episodi che rappresentano quasi delle tappe obbligatorie nella crescita di una persona. Sono ancora giovane e ho tutto il tempo per penare, ma non penso di dedicarmi a questa pratica masochistica poiché non rientra nella mia indole. Il mio benessere scaturisce dall’assenza di bisogni impellenti. Non mi serve denaro: spendo poco. Non ho bisogno di sesso: non mi attrae la carnalità senza il collante affettivo e liquido i miei impulsi sessuali con la masturbazione. Non mi occorre l’approvazione di terzi né un attestato di stima: produco personalmente queste suppellettili dell’Ego. Trovo banali le trasgressioni perché penso che possano essere ritenute tali soltanto da coloro che subiscono consciamente o meno l’influenza del retaggio cattolico o di qualche struttura dogmatica che presenti caratteri analoghi. Intendo dire che affinché una trasgressione sia tale, ci devono essere regole morali da infrangere e io ho sradicato tutto questo abbastanza precocemente. Non ho una forma di autorità contro la quale ribellarmi e non avverto la necessità di sovvertire qualcosa o qualcuno. Mi trovo in una condizione che non mi spinge a raggiungere i capisaldi dell’appagamento comune e ritengo che questo stato in alcuni individui possa celare una depressione profonda qualora abbia la convalida dell’apatia, ma io mi mantengo occupato e non sento pressioni né pesi. Se il mio umore fosse cupo io non riuscirei a svolgere alcuna attività fisica: posso fare un’affermazione di questo genere perché conosco le reazioni del mio corpo. Ho l’impressione che la mia verginità si stia trasformando in una sorta di atteggiamento asessuato e credo che questo possa essere un po’ pericoloso. Il mio desiderio di estraniarmi da me stesso per tutelarmi e conoscermi non deve minare le mie potenzialità affettive. Cerco sempre di guardare le mie azioni da due punti e svolgo questo compito in tre fasi. Prima provo a guardare i miei gesti come se non fossero miei, poi levo questa sorta di filtro imparziale (imparziale per quanto possibile, ovviamente) e infine mi osservo nuovamente da lontano come uno spettatore estraneo alle mie circostanze. Ormai tutto questo mi appare banale e in parte semplice poiché ho sviluppato una certa confidenza con me stesso. Non penso che le mancanze affettive possano compromettere la mia esistenza, ma devo ammettere che un tempo avevo paura che l’assenza di certe sensazioni potesse farmi diventare un handicappato sentimentale. Mi rendo conto che posso apparire freddo e distaccato, tuttavia ho un lato passionale che non emerge mai poiché finora non ho mai avuto e non mi sono creato le occasioni per portarlo in superficie. Mi farebbe comodo nascondere certe cose se temessi i miei giudizi, ma trovo che il pubblico ludibrio (in cui io sono il pubblico che deride se stesso) sia un banco di prova fondamentale. Non voglio celare nulla. A me piace essere trasparente e non mi tiro mai indietro dai miei monologhi né dalle conversazioni. Non sono un esibizionista, infatti ho sempre mantenuto un comportamento discreto e un profilo basso. Non apprezzo coloro che cercano alleanze, attenzioni o stimoli, ma capisco che possano sentirne la necessità. Per me le premesse sono fondamentali e come ho già scritto altre volte mi disgusta qualunque rapporto personale che nasca dal bisogno: lo trovo innaturale. Alcuni organismi possono sviluppare una grande tolleranza nei confronti di determinate sostanze e credo che il mio carattere abbia seguito un percorso analogo, infatti riesce a tollerare l’assenza di alcune soddisfazioni che paiono indispensabili a un numero rilevante di persone. Il mio compito è mantenere l’equilibrio tra la grazia del mio benessere interiore e le mie potenzialità affettive e per adesso non ho difficoltà a bilanciare queste due entità. Non è facile adoperare le parole per spiegare a me stesso ciò che intendo, ma io posso comprenderlo ugualmente perché lo vivo. Alcune volte vorrei smettere di crogiolarmi nelle mie conquiste interiori, ma per redigere bollettini funesti dovrei trovare un po’ di disperazione autentica e dubito di poterla rimediare senza una macchina del tempo.
Ieri mattina sono andato a correre, ma ho non seguito il mio consueto percorso e ho optato per un itinerario in salita. Mi sono diretto verso la croce del Monte Argentario e quando sono arrivato ai suoi piedi mi sono ritrovato in mezzo a una nuvola, ma ero al corrente del suo passaggio ed è proprio quest’ultima che mi ha spinto a raggiungere la mia meta. L’atmosfera aveva un non so che di mistico e mi ha reso entusiasta, ma non mi sono trattenuto molto e dopo meno di dieci minuti me ne sono andato per non sostare troppo tempo vicino ai ripetitori televisivi, inoltre ero fradicio di sudore e la temperatura non era confortevole. Sulla strada del ritorno ho scorto “La Sorgente”, un ristoro che si trova accanto al Convento dei Frati Passionisti, e mi sono ripromesso di andarci a pranzare da solo per degustare qualche piatto tradizionale della mia regione: ero ancora un bambino quando mangiai per l’ultima volta al succitato ristoro e ancor oggi ricordo che il mio pasto fu delizioso. Oltre alle rimembranze culinarie ho evocato una gioia solitaria che conosco bene perché mi accompagna regolarmente da parecchio tempo e ne ho apprezzato gli effetti quando l’ho ritrovata a capo delle mie sensazioni per l’ennesima volta, ma la sua presenza non mi ha mai indotto a sminuire l’amore, anzi, credo che nel corso degli anni mi abbia aiutato a comprenderlo meglio e ad apprezzarlo più di quanto avrei potuto fare tramite la necessità di viverlo. Prima d’uscire di casa ho notato che Monte Argentario è salito agli onori della cronaca per la scoperta di un cadavere che è stato trovato a bordo di una barca alla deriva: penso che le circostanze di questo ritrovamento si prestino perfettamente per comporre l’incipit di un romanzo giallo o di un thriller.