La mia psiche fatica. Sono ancora pervaso dalle lacerazioni affettive e tento di arginarle con un immobilismo temporaneo del pensiero. Potrei ripararmi in questioni più grandi di quelle che mi riguardano direttamente, però un espediente del genere mi consentirebbe soltanto di ritardare l’ennesimo confronto con le mancanze in me cronicizzatesi.
Sono dilaniato da un’arma a doppio taglio. Ho la piena consapevolezza di miei pregi quanto dei miei limiti, ma non riesco a trovare uno sbocco per i primi e i secondi non sono abbastanza forti da smemorarmi. In altre parole è come se fossi continuamente sottoposto ad un’operazione a cuore aperto senza anestesia in quanto la mia lucidità non si fa mai da parte. Di natura e forse per vissuto ho una sensibilità accentuata, ma questa mi ucciderebbe se non avessi un certo controllo su me stesso. Non mi manca la volontà di fare il passo decisivo, tuttavia non trovo un terreno su cui compierlo e per questa ragione mi tengo in equilibrio su una gamba sola. Le lotte interiori di cui sono protagonista non hanno nulla d’originale, ma posso imprimere univocità sul modo d’affrontarle. Devo vincermi, nel senso attivo e passivo che può avere tale espressione. Non ho i postumi di una crisi adolescenziale né anticipo quella di mezz’età: solo lungimiranza.
La forza di volontà e il suo apogeo
Pubblicato martedì 30 Ottobre 2007 alle 00:14 da FrancescoLa forza di volontà è prodigiosa e consente ad alcuni uomini di mettersi al di sopra degli dei che sono stati inventati dai loro simili. Credo che la determinazione sia l’arma psicologica più potente a disposizione dell’essere umano, ma ritengo che sia difficile studiarla, gestirla e applicarla. L’autocommiserazione è una forza passiva che culla la mente in un torpore nocivo mentre la forza di volontà è un sistema di propulsione molto complesso e pericoloso. Taluni credono che il vittimismo sia un diritto inalienabile e trascorrono intere porzioni della loro vita ad aspettare che qualcuno o qualcosa rimborsi le loro esistenze, ma penso che questo modus vivendi sia un tentativo piuttosto goffo per sottrarsi al confronto con i propri limiti. La forza di volontà è alimentata dalla disciplina e non riserva glorie immaginarie né diritti altrettanto fittizi, perciò agli occhi di certi individui risulta inutile e poco soddisfacente. Il ruolo della vittima è ambito dalle menti pigre perché offre giustificazioni apparenti per le condotte autolesionistiche, ma credo che la sua convenienza iniziale sia destinata a lasciare il passo al costo eccessivo della sua manutenzione introspettiva. Penso che sia impossibile esimersi dalla raccolta del proprio seminato e lo affermo senza il timore di sfiorare la “saggezza” popolare. La furbizia della stoltezza ospita la fioritura di risultati indesiderati e inaridisce la quarta dimensione.