Coriandoli e metastasi: una congerie che riassume efficacemente la mia percezione del mondo. Vorrei disporre di un colpo d’occhio fino al prossimo secolo per avere una visione più completa del presente, ma la mancanza di chiaroveggenza è un grave handicap a cui non hanno ancora trovato rimedio né la medicina moderna né le false speranze dell’antichità.
Le frasi di circostanza sono carcasse semantiche, ottime per fornire pezzi di ricambio ai deliri dei tossicomani in crisi d’astinenza. Gli incompresi non si capiscono tra di loro perché ognuno vuole rivendicare la propria unicità: nient’altro che protagonismo per un film muto. La soggettività è una prigione d’oro e Re Mida un consulente esterno. Chissà qual è la giusta chiave di lettura su questo pianeta, ammesso poi che esista; quel buontempone di Schopenhauer la propose come volontà e rappresentazione, un mio conoscente invece come scialacquamento e cirrosi epatica. Le tornate elettorali solitamente conducono al punto di partenza e potrei scomodare l’eterno ritorno per l’ennesima volta se mi andasse di scherzare su un altro crucco col vizio del pensiero: non è il caso, come sosterrebbe anche un fatalista resipiscente. Sono desolato per i limiti della mente e da ateo non posso confidare in nient’altro, perciò ammetto la sconfitta in partenza e lascio i traguardi al finalismo, con buona pace dei meccanicisti a cui comunque non mi unisco.