22
Lug

Con il caldo che fa

Pubblicato sabato 22 Luglio 2023 alle 03:21 da Francesco

A quest’ora potrei starmene su qualche autostrada deserta a guidare col solo scopo di godermi l’aria notturna, però mi trovo bene anche a casa mia perché ho un certo riscontro, invero l’unico. Mi viene spesso da ridere perché la mia è un’indole gioviale e narcisistica: sono un puer fatto e finito. Non esistono solo i problemi reali, ma anche le loro contraffazioni che superano in numero gli originali: mi chiedo se simili riproduzioni siano trattate dai venditori ambulanti sulle spiagge e negli immediati dintorni. Cocco, borse griffate, ansie, occhiali da Sole e sole occhiaie.
Mi considero alla stregua di un pianeta e di rado, per ragioni insondabili, attiro corpi celesti con cui non entro mai in contatto: si sfiorano le orbite astronomiche e non quelle anatomiche, com’è giusto che sia. Un fatto resta certo: meglio uno squilibrio gravitazionale e l’alterazione delle maree al rischio di scambiarsi una testata nel goffo tentativo di assecondare un’effusione.
Amo molto una spiegazione che confuta certe idee bislacche e non concede spazio a ulteriori dibattiti: se la Terra fosse piatta i gatti avrebbero già fatto cadere ogni cosa oltre i suoi margini. Vedo in ogni creazione e distruzione una danza più o meno aggraziata, così come suggerisce la tradizione induista, perciò anche i rapporti tra le persone sono soggetti a questi movimenti che hanno già in nuce le loro implicazioni ultime.

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20
Ago

Il tempo che fu e che non sia più

Pubblicato venerdì 20 Agosto 2010 alle 03:43 da Francesco

Ho ritrovato alcuni appunti di sette anni fa, precedenti persino all’apertura di questo schedario introspettivo. Il mio stile stentava a trovare la propria identità e anch’io ero impegnato in una ricerca analoga. All’epoca non mi sentivo ancora a mio agio con la solitudine e attraverso una scrittura approssimativa tentavo di esprimere il mio malessere con un sussiego che oggi trovo tremendamente ilare. I falsi problemi di un tempo adesso mi sembrano sciocchezze, tutt’al più eleggibili come oggetti di scherno per dileggiare il tono profondo che la mia personalità passata cercava insistentemente d’instillarsi con lambiccamenti mediocri e inconcludenti.
Se io fossi in grado di tornare indietro nel tempo, probabilmente prenderei a schiaffi il mio clone diciannovenne e gli fregherei pure i risparmi: puah, figlio di puttana. Per fortuna ho aggiustato il tiro e non mi sono intestardito a sparare cazzate, altrimenti starei ancora ad adulare qualche forma di vittimismo mascherato. Sono umano, almeno per il momento, perciò accetto gli errori del passato e mi godo le conquiste del presente. Non mi piace scordare gli stronzi che si sono avvicendati in me prima di me e ci tengo a rammentare la loro stupidità per evitare di riportarla in auge senza volerlo.
Ogni tanto in alcune persone, più giovani o più vecchie, rivedo l’ottusità e la superficialità che ho avuto modo di esperire a spese del mio tempo e ogni volta, dinanzi a tali apparizioni, mi sento molto fortunato. La cretineria per me è stata una grande scuola, ma non provo nostalgia e non intendo frequentarla nuovamente: al massimo posso accettare qualche corso d’aggiornamento, ma nulla di più, santi numi! Credo che l’imperfezione umana si presti sempre a qualche limatura e di conseguenza non mi considero a un tiro di schioppo dalla perfezione, ma almeno non sento il fiato sul collo di una parte di me che di me aveva soltanto le sembianze. Ancora una volta mi vedo costretto ad allegare una citazione di Franco Battiato e Manlio Sgalambro: “Quando non coincide più l’immagine che hai di te con quello che realmente sei, incominci a detestare i processi meccanici e i tuoi comportamenti, e poi le pene che sorpassano la gioia di vivere, coi dispiaceri che ci porta l’esistente, ti viene voglia di cercare spazi sconosciuti per allenare la tua mente a nuovi stati di coscienza”. Accidenti, tutto quadra e non ho neanche bisogno di misurare i lati per esserne sicuro.

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7
Lug

Fiammelle d’ovvietà nascoste

Pubblicato mercoledì 7 Luglio 2010 alle 13:57 da Francesco

Sono indisposto verso l’amicizia, specialmente quella femminile, però mi considero una persona affabile che si consente il lusso di non stringere rapporti troppo stretti. Inquadro l’amicizia come un succedaneo dell’amore, un rapporto interpersonale a servizio dell’identificazione, un analgesico per i caratteri più fragili e l’ultima spiaggia per coloro che affogano nell’omologazione sociale. Io trovo che la compagnia degli altri sia molto piacevole, però cerco di evitarla ogniqualvolta quest’ultima smetta d’essere episodica e assuma un ritmo abituale. In futuro potrei cambiare idea. Se avessi trascorso più tempo con gli altri che con me stesso oggi probabilmente sarei intrappolato in qualche vincolo inconscio e la mia personalità sarebbe castrata da censure altrettanto ignote. Peccherei di sufficienza e tracotanza se mi ritenessi del tutto libero da quelle redini interiori che non si palesano al mio Io, tuttavia ho la sensazione che tali briglie non mi stringano poi troppo. Ogni volta che parlo o scrivo di determinati argomenti mi sembra di degradarmi. Le disquisizioni sportive e politiche mi paiono decisamente nocive, ma in certi casi sono le uniche strade percorribili per ovviare alle frane del silenzio che tanto imbarazzano certuni. Alcuni discorsi esistenziali per me non godono di maggiore pregio.
Ancor oggi leggo e odo idiozie logorroiche, falsi problemi e drammi in saldo alle bancarelle del vittimismo. Qualche volta la mia serenità mi preoccupa e la equiparo alla merda perché attrae certe mosche che le ronzano attorno con intenzioni comiche e ripetitive. Alcuni dei miei interlocutori passati hanno proiettato su di me i loro problemi e si sono sforzati persino di elargire consigli alla mia persona, ma non si sono mai resi conto di come tale empatia in realtà comprovasse in loro la presenza di almeno un disagio latente.
Assomiglio a uno di quegli specchi deformanti da luna park: su di me le anime in pena appaiono come dispensatrici di saggezza e trovano caduco sollievo. La fragilità non è una colpa e la tristezza non può essere un capo d’imputazione, ma quando la stupidità si avvale d’entrambe per i suoi loschi fini allora quest’ultima diventa rea confessa e le strutture emotive suddette si trasformano in complici inconsapevoli. La forza interiore di taluni inizia e finisce nella goliardia, nelle battute scontate e nei motti di spirito che proprio di spirito sono poveri. Non mi ritengo migliore di qualcun altro, però cerco di non peggiorare e allora evito d’accompagnarmi agli zoppi per non apprendere anch’io la nefasta arte dello zoppicamento. L’amicizia invidia l’amore e alletta chiunque non riesca a raggiungere quest’ultimo, ma io non mi lascio corrompere: non ne ho proprio voglia! Diamine. Nelle mie parole ravviso onestà intellettuale e credo che non si riducano a un’espressione di rigidità né a una delimitazione radicale. Ovviamente quanto ho scritto finora vale per me e appartiene alla mia soggettività che non se ne può alienare. Navigo in acque tranquille e non ho bisogno di abbordare nessuno né d’instaurare simpatie profonde. Un giorno sarei ben lieto di ritrovarmi a remare verso l’amore, ma non presto orecchio alle sirene mentre intonano le loro perplessità e continuo ad ammirare certi orizzonti.

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