Un paio di settimane fa mi sono recato nel capoluogo della mia provincia per esplorare i già noti antri di un nuovo centro commerciale. Non ho nulla contro il consumismo né contro le cattedrali nel deserto che sono erette in suo nome, difatti io stesso non ne risparmio occasionali visite.
Al contempo deluso e soddisfatto per le asettiche certezze ivi presenti, mi aggiravo solitario e rilassato tra tanti individui ubiqui come me perché, oltre che là, erano anche al centro dei loro microcosmi. A un certo momento del mio vagare ho deciso di unire l’utile al dilettevole, perciò sono entrato nell’ipermercato del posto per fare un po’ di spesa. L’imbarazzo della scelta non mi ha messo a disagio perché là come altrove sapevo cosa volevo e quindi non ci ho messo poi tanto a orientarmi. Verso la fine delle mie compere sono entrato in una delle ultime corsie per afferrare poche cose da uno scaffale, ma appena ho girato l’angolo mi sono trovato a fissare la nuca di un altro cliente e quando questi si è voltato ho distolto lo sguardo da lui perché aveva il viso sfigurato, come se fosse rimasto vittima di un grave incidente.
Non so per quale dannata ragione la mia vista sia andata a posarsi sulla nuca di quel tizio, ma quando lui si è girato può avere avuto l’impressione che io stessi osservando la sua faccia con disgusto: me ne sono dispiaciuto sùbito e avrei tanto voluto fargli sapere che non era così. Purtroppo ci sono delle circostanze in cui non si può proferire parola poiché il solo fatto di dire qualcosa ha un’alta probabilità che sembri una giustificazione: excusatio non petita accusatio manifesta! Insomma, avrei peggiorato le cose se avessi provato a discolparmi di qualcosa che forse, alla fine, ha turbato solamente il sottoscritto.
Ho pensato a quante volte quell’uomo abbia dovuto affrontare gli sguardi tutt’altro che teneri delle persone e mi sono chiesto se avesse incluso anche il mio in quella mesta somma. Questa circostanza mi ha fatto sentire impotente perché non sono rare le situazioni in cui le parole non possono sobbarcarsi il peso della verità, ovvero occasioni nelle quali le parole dimostrano tutta la loro inettitudine, ma d’altronde quali valide alternative esistono? L’incomunicabilità è davvero frustrante e frequente. Non mi preoccupo granché delle opinioni altrui, però non mi va giù che qualcuno possa sentirsi offeso da me senza che io abbia inteso farlo deliberatamente. Non so chi fosse quell’uomo e, ormai, spero di non rivederlo mai più, ma solo per non ripetere lo stesso errore! Gli auguro tutto il bene del mondo.