Pubblicato sabato 24 Marzo 2012 alle 23:37 da
Francesco
Mercoledì mi sono recato in quel di Bologna per presenziare al mio secondo Paganfest. Durante il viaggio d’andata ho rodato le orecchie con dosi abbondanti di progressive italiano: due album del Banco del Mutuo Soccorso e due della Premiata Forneria Marconi anche se i miei preferiti nel genere sono Le Orme, Locanda delle Fate e Museo Rosenbach. Durante il tragitto mi sono goduto scenari bucolici che ormai conosco a menadito e di autovelox in autovelox ho pensato a tante cose: recenti, lontanissime, future, imminenti.
Sul palco dell’Estragon sono saliti per primi i Solstafir, una band islandese che ho apprezzato moderatamente. Troppe sfumature doom per i miei gusti, però a tratti mi hanno esaltato più di quanto mi aspettassi. I secondi ad esibirsi sono stati gli Heidevolk, una band olandese che ha fornito un’ottima prova benché anche la loro proposta musicale non mi abbia entusiasmato. Ho gradito la performance, ma non mi ascolterei mai un loro disco per intero: offrono un folk metal che a me sa di già sentito e non mi aggrada l’uso che fanno delle doppie voci.
È venuta poi la volta dei Negura Bunget di cui conservo un’ottima impressione. Mi sono piaciuti i passaggi con gli strumenti etnici, ma anche le parti più serrate all’insegna del black metal: forse un ibrido di non facile fruizione che ho comunque trovato notevole. Non avevo mai ascoltato questo gruppo romeno nonostante più volte avessi già intravisto il loro nome sui programmi di varie manifestazioni internazionali.
Penultimi a suonare, perciò secondi in termini d’importanza, i Primordial sono tornati a calcare un palco italiano dopo dodici anni di assenza. Anche loro sono la classica band che apprezzo dal vivo ma per cui nutro una certa insofferenza verso il materiale registrato. Comunque nulla da eccepire in merito al loro live: gradevoli.
Infine ha preso possesso dell’Estragon il gruppo che desideravo rivedere, ovvero gli Eluveitie. Memore della loro grandiosa esibizione di due anni fa, non pensavo che avrebbero potuto fare ancora meglio e invece ci sono riusciti. Questa band dal vivo è davvero spettacolare: in otto sul palco riescono a riproporre fedelmente la complessità dei loro pezzi. Non oso immaginare quale sia la capacità polmonare di Chrigel Glanzmann poiché è un frontman multifunzione: fa di tutto! Ogni volta che vedo quella paffutella di Anna Murphy con la sua ghironda mi viene da ridere perché la trovo buffa, ma quando la stessa intona “Scorched Earth” o prim’ancora “A Rose for Epona” allora in me subentrano i brividi. A questi ragazzi auguro tutto il bene possibile perché sia su disco che in concerto mi recapitano puntualmente ottime vibrazioni.
A notte inoltrata il bilancio è stato positivo e ho macinato centinaia di chilometri per tornare a casa. Ormai ho anni di militanza a ridosso delle transenne e voglio maturarne tanti altri ancora.
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Pubblicato mercoledì 3 Marzo 2010 alle 17:58 da
Francesco
Ieri sera sono stato al Paganfest, una rassegna di folk metal che si è tenuta all’Estragon di Bologna. All’evento hanno partecipato cinque gruppi: Arkona, Varg, Dornenreich, Eluveitie e Finntroll. Il mio indice di gradimento è salito progressivamente in corrispondenza dell’ordine di apparizione. Sono stato tutta la sera in prima fila, appoggiato alla transenna mentre per la vicinanza i miei organi interni sobbalzavano ai colpi di doppia cassa. Ho apprezzato gli Arkona, ma ho avuto l’impressione che talvolta durante la loro performance la resa sonora fosse un po’ confusionaria. I Varg mi sono piaciuti e il loro suono è uscito pulito, però un disco intero di questa band non lo ascolterei. I Dornenreich mi hanno colpito poiché non sapevo cosa aspettarmi dal loro. Si tratta di un trio potente: chitarra e voce, violino e batteria. Qualcuno lamentava la mancanza del basso in questa formazione, ma a me è sembrato che le parti di violino la compensassero bene e si inserissero perfettamente con le sonorità che sono state proposte. Gli Eluveitie hanno fornito una prestazione strepitosa sebbene temessi che non fossero in grado di riproporre abbastanza fedelmente i pezzi dei dischi. L’ensemble svizzero mi ha esaltato e ha dipanato in me ogni dubbio sulle loro capacità dal vivo poiché sono stati pressoché impeccabili. Quando è partita “Inis Mona” è scoppiato l’apocalisse benché il pubblico per quanto partecipativo fosse piuttosto quieto e difatti su quest’ultimo punto devo riconoscere al pubblico romano (e limitrofo) una certa superiorità. L’evento è cominciato alle diciannove e si è concluso a mezzanotte con un’esibizione devastante dei Finntroll. La band finlandese forse non ha proposto una scaletta spettacolare, ma ha suonato ogni cazzo di pezzo con intensità e ha tenuto il palco benissimo. Per quanto mi riguarda il Paganfest si è rivelato uno spettacolo interessante, organizzato con tutti i crismi e senza sbavature. Tra la folla ho incontrato e salutato anche il grande G. che si è trasferito in Emilia Romagna. Insomma, è stata una serata piacevole all’insegna della buona musica e di un clima festaiolo che ha evocato tradizioni lontane dalle infamie cristiane.
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Pubblicato giovedì 10 Dicembre 2009 alle 10:36 da
Francesco
Ho deciso di compendiare in un unico appunto le mie impressioni su due concerti a cui ho assistito recentemente. Il dodici novembre sono andato al Qube di Roma per vedere una delle sporadiche esibizioni dei Prophilax. Conosco il gruppo capitolino da quando avevo quindici anni e i loro dischi hanno accompagnato tutte le fasi musicali che hanno contraddistinto la mia evoluzione come ascoltatore. Il pubblico è stato molto partecipe e mi sono aggregato al pogo per tutta la durata del live, inoltre ho cantato ogni pezzo tranne “Frate ‘n kiappetto” di cui non rammentavo il testo. Ceppaflex è un ottimo frontman e un grande intrattenitore, Sbohr è un virtuoso delle sei corde e lo apprezzo anche nelle vesti di chitarrista fusion. Non conoscevo il bassista né il batterista dato che si avvicendano ciclicamente, ma entrambi hanno fornito una grande prova e del primo ricordo con piacere un assolo sublime. L’acustica è stata perfetta e il grande Christian Ice ha dimostrato ancora una volta di essere un fonico preparato. Il gruppo ha suonato circa venti pezzi senza sbavature e nella loro scaletta le nuove produzioni sono state alternate bene alle tracce storiche. Il concerto è stato aperto da “Pornografia Unica Via” e si è concluso con la celebre “Dora Daccela Ancora”, ma dall’inizio alla fine sono stati proposti pezzi come “Ti Ano”, un inno all’uscita di servizio del corpo femminile, “Clerottura de Cojoni”, un’analisi oculata sull’associazione a delinquere che ha sede nel Vaticano, “Atac di Merda”, “Pompotron”, “Sono Un Pornografo”, pezzo inaspettato quanto gradito, “Me Prude Er Culo”, “Re Arcù” e altre gemme di nicchia tra cui quelle in cui figura anche Tizianal, una cantante piuttosto dotata (vocalmente) che ha partecipato all’ultimo album dei Prophilax. Un live eccezionale e gratuito: semplicemente perfetto.
Due giorni fa sono andato a Bologna per assistere al live dei Satyricon anche se il gruppo norvegese ormai è molto lontano dalle sonorità per cui lo ho apprezzato su dischi come “Dark Medieval Times”, “Nemesis Divina” e “The Shadowtrone”. Sapevo a cosa sarei andato in contro, ma ho deciso ugualmente di assistere a questo concerto poiché i Satyricon sono parte della storia del black metal e dunque il mio è stato un tributo a ciò che questo gruppo ha rappresentato per il genere suddetto. Prima dei Satyricon hanno suonato gli Shining che mi hanno fatto veramente cacare e hanno fornito la prestazione peggiore che io abbia mai visto dal vivo. Ancor prima hanno suonato i Dark Fortress che ho apprezzato molto e forse la loro parentesi è stata la nota più lieta della serata, tuttavia nonostante l’impegno e le capacità non ascolterei mai per intero uno dei loro dischi. I Posthum hanno suonato per primi e negli ultimi due pezzi mi sono piaciuti. Com’era prevedibile la scaletta dei Satyricon non mi ha entusiasmato, ma avevo già previsto tutto ciò. Frost dietro le pelli è una macchina e Satyr sa tenere benissimo il palco, ma sfortunatamente le loro ultime produzioni mi tediano.
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