Una volta, in terza media, la professoressa d’italiano mi punì con una nota di demerito quando le dissi che non avevo svolto il compito a casa nel quale avrei dovuto illustrare i miei progetti per il futuro. Già allora, difatti, non albergava in me il desiderio di diventare qualcuno e per fortuna neanche in seguito quest’ultimo è mai venuto a bussare alla mia inferriata, o forse si è presentato a mia insaputa ed è stato spaventato dai cani da guardia. Non ho mai avuto ambizioni particolari, sogni, carote o altri ortaggi da mettere davanti al mio carattere per trainare la volontà come una bestia da soma. Non mi sono mai interessate le qualifiche né i riconoscimenti, ma se avessi ricevuto qualcosa del genere, il giorno successivo al conferimento di tali addobbi avrei portato tutto a un rigattiere per poterne ricavare qualche tallero. Se l’anno scorso l’Esercito Italiano non avesse scartato il mio profilo psicologico forse oggi, con nove mesi di servizio alle spalle, mi sarei già potuto fregiare del grado di caporale e quest’ultimo sono certo che non lo avrei svenduto. Mi considero nel fiore degli anni e sboccio ogni giorno in un deserto emotivo che almeno io non trovo inospitale come invece accade a qualcun altro che tra quelle stesse sabbie sconfinate appassisce a ogni sospiro. Non penso che si possa ottenere una buona fioritura innaffiandosi soltanto di lacrime e sborra, ma io sono il giardiniere di me stesso, non mi occupo di altre radici che non siano le mie, e a titolo informativo: il mio pollice verde non ha mai lambito le pendici del monte di Venere. Adoro le cose che non vanno in porto, quelle che hanno un attracco lontano, ma a cui sta comunque a cuore il raziocinio e di sicuro né le previsioni catastrofistiche né l’isteria che le veicola ne fanno parte. La fine dell’umanità è un prodotto da supermercato che si trova in confezioni diverse. C’è quella attribuita alle profezie dei Maya, adatta per l’esoterismo domenicale e indicata per i bambini dai tre ai sei anni. Ne esiste una versione cospirativa, adatta per trascorrere le serate con folte schiere di dietrologi, complottisti e altri nani da giardino che hanno in orrore il CICAP. V’è anche un tipo più prossimo alla realtà, per coloro che hanno lo stomaco debole, e in questa veste la fine del mondo si presenta attraverso le parole di qualche studioso canuto che oltre a riproporre il pensiero di Thomas Robert Malthus, ne prevede la concretizzazione in tempi stretti.
Ieri sera sono tornato da Bologna dopo due giorni passati nel centro di selezione per volontari in ferma prefissata di un anno nell’Esercito Italiano. Non ho avuto problemi per quanto riguarda la validità delle mie analisi del sangue e ho superato brillantemente tutte le visite mediche riportando il punteggio massimo in sette esami diagnostici su otto, ma sono stato scartato ugualmente a seguito del colloquio con lo psicologo per il seguente motivo: “Tratti di rigidità e introversione”. Credo che lo psicologo e lo psichiatra non abbiano saputo delineare bene la mia personalità, perciò imputo alla loro scarsa preparazione la mia mancata idoneità. Se durante le visite mediche fosse stato riscontrato nella mia persona qualche problema fisico allora non avrei avuto nulla da obiettare sull’esito negativo della mia domanda di arruolamento; addirittura mi ero preparato a vedermi invalidate le analisi del sangue per un cavillo burocratico e anche in quel caso non avrei fatto altro che prendermela con me stesso, ma il mio verdetto è stato viziato dalla discrezionalità di un giudizio opinabile e non da un dato oggettivo. All’inizio il mio gruppo era formato da oltre cento candidati, ma dopo la prima scrematura siamo rimasti in quaranta. Non sono stato il solo a dissentire sull’operato degli psicologi. Un ragazzo che si presentava per la quarta volta a un concorso per le forze armate è risultato non idoneo a causa di “tratti distintivi”, ovvero lo psicologo e lo psichiatra lo hanno considerato un individuo dai rapidi cambi d’umore, ma nelle occasioni precedenti a costui non era mai stato riscontrato nulla del genere; che egli sia diventato improvvisamente lunatico o affetto da un disturbo bipolare? Ripeto: non sono stato scartato in base a un dato oggettivo, bensì per un’opinione. Prima di partire mi ero ripromesso di accettare qualsiasi risultato e infatti non farò ricorso, tuttavia terrò a mente per il futuro il metro di giudizio che lo Stato Italiano, nella figura dei suoi selezionatori, ha adottato con me e con i miei compagni d’avventura. Sotto a queste righe di disaccordo ho deciso di appuntare la prova tangibile della mediocrità che impera nei concorsi pubblici.
La capra che ha redatto la mia notifica dovrebbe sapere che l’apostrofo e gli accenti non sono la stessa cosa. Comunque i due giorni che ho trascorso a Bologna sono stati molto piacevoli perché ho conosciuto parecchia gente e ho incontrato persino un tizio di Albinia (una frazione del mio comune). Mi sono divertito e ho avuto modo di vedere uno spaccato d’Italia; insomma, due giorni all’insegna della goliardia che screditano ulteriormente i tratti di rigidità e introversione che mi sono stati attribuiti. Mi è dispiaciuto per certi ragazzi che hanno subito la mia stessa sorte perché alcuni di loro confidavano in questo concorso molto più di me. Mi sono rimaste impresse le parole di un ragazzo di Novara che attualmente è in cassintegrazione: “Adesso ho un motivo in più per avercela con lo Stato. Non potrò fare domanda per entrare nei carabinieri; un altro sogno infranto”. Anche quest’ultimo ha ottenuto delle buone valutazioni alle visite mediche (sebbene le mie siano state migliori) e anche lui come me è stato scartato dopo i colloqui con lo psicologo e lo psichiatra. Forse se avessi chiesto una raccomandazione alla persona giusta sarei risultato idoneo, ma per fortuna rispetto la meritocrazia benché quest’ultima continui ad arrancare nella mia nazione. Magica Italia. Questo fallimento non mi scalfisce minimamente perché non è dipeso da me. Ho fatto il possibile per entrare nell’Esercito Italiano, ma non è stato sufficiente e ne ho già preso atto. Non esiste ancora una cura per la stupidità e nessuno può pretendere che io la scopra. In ogni caso ho avuto la conferma del mio ottimo stato di salute e come dicevano un tempo gli anziani: “Quando c’è la salute, c’è tutto!”.