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Cinquantadue su cento

Pubblicato lunedì 24 Maggio 2021 alle 17:40 da Francesco

Sabato ho preso parte ai campionati italiani di cento chilometri su strada che si sono svolti nell’autodromo di Imola, ma la mia prestazione si è conclusa dopo cinquantaduemila metri. Durante una brevissima pisciata ho notato la mia urina troppo scura e mi sono reso conto che mi ero disidratato troppo, perciò ho optato subito per il ritiro. Peccato, perché le condizioni atmosferiche erano buone nonostante fosse il terzo fine settimana di maggio, quindi non posso accampare scuse. Di sicuro ho sbagliato qualcosa, forse nell’integrazione, benché io mi sia idratato molto tanto nei giorni precedenti alla partenza quanto nel corso della gara.
La prossima volta proverò ad andare in ritiro sott’acqua, magari prenotando una stanza su Airbnb o chiamando direttamente la Sirenetta.
Invero credo che quella di sabato sia stata la mia ultima esperienza sulla distanza dei cento chilometri, difatti su otto partecipazioni ho all’attivo quattro risultati e quattro ritiri: la faccio finire in parità! Il mio tempo migliore è destinato a rimanere quello di 8 ore e 35 minuti corso a Seregno nel 2018, anche in quell’occasione gara valevole come campionato italiano.
Adoro la categoricità della corsa perché mi ha elargito insegnamenti importanti. Non ho mai superato i miei limiti di guardia, non ho mai rischiato la salute e non intendo farlo, inoltre credo che abbia più margine di miglioramento sulle distanze minori, ossia dalla maratona in giù, fino ai cinquemila metri. Il viaggio continua.

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Giu

Il giorno in cui pisciai sangue

Pubblicato venerdì 4 Giugno 2010 alle 18:12 da Francesco

Due giorni fa, dopo una partita di calcio a cinque, ho scoperto cos’è l’ematuria macroscopica. Una volta in bagno, a seguito dello sforzo fisico, ho pisciato un po’ di sangue, ma ho ripreso subito a urinare normalmente e dopo una doccia calda mi sono recato al pronto soccorso in via precauzionale. Mi è stato fatto qualche esame del sangue, un esame delle urine e un’ecografia ai reni e alla vescica da cui non è emerso nulla di grave. L’attesa per eseguire gli esami elencati è stata piuttosto lunga, tuttavia non mi ha disturbato e ho approfittato dei tempi morti per contemplare gli aspiranti defunti che si trovavano nelle vicinanze. Mi sono state somministrate tre flebo prima d’eseguire l’ecografia e ho trovato piuttosto comoda la barella sulla quale mi sono dovuto distendere, tuttavia ho avvertito la mancanza dei mariachi, di un poster di Tijuana e di un sole artificiale con cui completare l’atmosfera da siesta. Non ho nulla di grave, ma devo riposarmi e idratarmi di più, perciò sono costretto a rimandare la prima sessione di snorkeling solitario che avevo in programma per questa settimana. Dopodomani sarà il mio ventiseiesimo compleanno e considero l’evento succitato come un regalo del caso, una colletta delle coincidenze che mi ha permesso di trascorrere qualche ora in un ambiente verso cui non nutro timore alcuno. Gli ospedali mi rasserenano benché spesso le storie di malasanità dipingano questi luoghi come l’anticamera dell’inferno. Tra un esame e l’altro ho parlato con il personale medico e con alcuni malati, inoltre ho udito con piacere una collezione di bestemmie prolungate che un infermiere rivolgeva con veemenza verso un monitor di cui, forse, egli non apprezzava l’output. È stata una nottata istruttiva e al ritorno verso casa ho subito un altro controllo, ma questa volta da parte della polizia: ordinaria amministrazione. Un giorno, spero lontano, probabilmente dovrò entrare in una struttura ospedaliera per concludere il ciclo della mia vita e trascorrerò intere giornate da solo in un letto comodo, ma questa prospettiva non mi spaventa affatto e me ne sono reso conto pienamente mentre ero disteso con un ago nel braccio e una flebo sulla testa. Adoro la vita, ma anche la morte non deve essere male a patto che non sopraggiunga troppo presto o con un’irruenza eccessiva.

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