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Gen

Emancipazione femminile

Pubblicato giovedì 24 Gennaio 2008 alle 16:34 da Francesco

In un programma televisivo del Regno Unito una ragazza ha confessato alla madre i suoi numerosi rapporti sessuali. Sembra che la giovane abbia avuto cinquanta amanti nell’arco di due anni e mi chiedo com’è possibile che una notizia simile trovi spazio sui giornali dato che non è nulla di eccezionale. Non apprezzo chi ha stigmatizzato il comportamento della ragazza e considero ridicolo il coro di dissenso che si è levato a seguito della sua confessione. In un rapporto sessuale ci sono due persone, ma dubito che le parole di chi si è indignato siano state rivolte ad almeno un partner della diciottenne inglese. La mentalità retrograda di una parte della popolazione non riesce ancora ad accettare l’emancipazione della donna e paradossalmente credo che il gentil sesso sia il primo accusatore di se stesso. Sono ancora vergine e per me il sesso è inscindibile dall’amore, ma non trovo nulla di deplorevole nella condotta lasciva di una ragazza che vuole semplicemente appagare i suoi bisogni sessuali. Il punto di vista è sempre la stesso per taluni: se un uomo colleziona molte donne è considerato un grande playboy, ma se una donna ha rapporti sessuali con parecchi uomini è ritenuta una troia da lapidare. Credo che la parità dei sessi debba trovarsi anche nella sessualità e penso che ognuno debba essere libero di fare ciò che preferisce con i propri organi genitali. Spero che un revival del femminismo si aggiunga alla lotta per reprimere la recrudescenza di ogni forma di moralità bigotta.

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Nov

Jigai

Pubblicato lunedì 26 Novembre 2007 alle 02:32 da Francesco

Un uomo si allontana durante il tardo pomeriggio di un giorno novembrino e la sua giovane moglie lo segue con lo sguardo mentre stringe al petto il lembo di una tenda gialla. Un calesse percorre lentamente una via cittadina e lascia dietro di sé i rumori evanescenti del suo transito. Un lampionaio accende pazientemente le luci di una via che si trova a ridosso di un bastione inumidito e sembra che il suo volto mostri i segni della felicità. In un ampio salone le primogenite dell’aristocrazia sfoggiano i loro abiti sfarzosi e lanciano occhiate seducenti verso i cinque sensi dei loro pretendenti. Un ambasciatore firma un documento sopra un tavolo di mogano davanti al quale un messo attende diligentemente un incartamento da consegnare. I rintocchi di un campanile vibrano attraverso il torace di un passante distratto e come ogni sera destano i ricordi di un uomo canuto. In una stanza piena di bambole una donna volta le fotografie dei suoi familiari, poi spegne le luci di tutta la casa e torna completamente nuda nella luce lunare che avvolge la sua camera. Costei è una nobildonna e un’orientalista. D’un tratto ella si inginocchia di fronte a una platea di tetti spioventi e appoggia la lama di una wakazashi sopra la giugulare. Sangue e ritualità si intrecciano in una sera che appartiene a un secolo lontano.

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Ott

Una diva del gineceo moderno

Pubblicato martedì 2 Ottobre 2007 alle 11:23 da Francesco

Lei si ribellò all’imprinting. Non accolse gli uomini paganti tra le sue grazie e non prese i voti: non fu una puttana né una santa. Ebbe due gemelli che accudì con spirito materno: il suo volere e la sua femminilità. Studiò e lavorò per diletto e per dovere, ma ne sentì raramente il peso poiché svolse meccanicamente le sue mansioni e usò la mente per dipingere dei fiori d’arancio. Non seppe mai il nome di suo padre, ma ne cercò i tratti nei volti dei suoi amanti. Frequentò artisti poco quotati e medici abortisti. Fino alla sua menopausa ebbe il terrore di rimanere incinta e non volle farsi ingravidare per evitare alla sua prole potenziale l’esperienza traumatica del mondo umano. Lei protesse idealmente i figli che non ebbe e cullò le sue disgrazie per placare il bisogno della maternità. Quando era triste indossava un foulard e degli occhiali neri, poi si metteva alla guida della sua vecchia Aston Martin decappottabile e sfrecciava lungo le colline indorate di un luogo rinomato. Frequentò più di un club mondano e seminò scie di Chanel che qualche bellimbusto seguì per arrivare al suo cospetto. Amò i vestiti costosi e la letteratura russa, i pettegolezzi della sua parrucchiera di fiducia e le tragedie di Euripide. Le sue mani recitarono divinamente ogniqualvolta si sottoposero alla manicure e le ragazze più giovani la osservarono sempre con riverenza per tentare di replicarne l’aplomb.

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