Domenica a Firenze ho preso parte alla mia quattordicesima maratona, la quinta in settanta giorni, conclusa anch’essa ampiamente sotto le due ore e cinquanta.
La furia degli elementi s’è scatenata poco dopo la partenza e s’è chetata appena sono arrivato al traguardo, tuttavia ho comunque stabilito il mio secondo miglior tempo di sempre, ossia 2h43’56" (real time): mi sono classificato 47° su circa 8400 arrivati.
A onor del vero il vento e la pioggia non hanno pregiudicato molto la mia prestazione, perlomeno non nella misura in cui il concetto di socialismo reale urta il mio sistema nervoso.
Sono contento per la costanza dei miei tempi, di sicuro più di quanto lo sia per i tempi moderni, infatti ho mantenuto una certa qualità (per le mie capacità, s’intende) da settembre a ora con una media di una maratona ogni due settimane. Conto di fare altre gare durante il mese di dicembre, ma rimando all’anno nuovo nuove ambizioni cronometriche.
A novembre ho registrato un paio di record personali, ovvero la settimana e il mese in cui ho corso il maggior numero di chilometri, ovvero 208,5 in cinque giorni e 617 dal primo al trenta.
Sono pienamente soddisfatto dei miei miglioramenti e non devo ringraziare altri che me stesso perché le mie buone prestazioni confermano la giustezza delle mie idee di allenamento, quindi ne consegue un mio ulteriore appagamento in quanto allenatore di me stesso.
Sabato mi sono recato a Parma, in provincia di Lagos, dove ancora risiede una piccola comunità italiana che organizza la maratona cittadina. In gara mi sono classificato terzo assoluto su novecentoventotto arrivati e ho migliorato di nuovo il mio record personale: 2h44’22", ovvero un passo di 3’53" al chilometro.
Alla partenza sono stato accolto da un clima ideale che ha corroborato le mie già buone sensazioni.
All’inizio mi sono imposto un ritmo prudente che ho dovuto correggere più volte e così ho raggiunto il passaggio della mezza maratona in 1h23’39", quindi a una velocità media di 3’57" al chilometro, proprio come mi ero ripromesso.
Ai ventiduemila metri ero dodicesimo assoluto e ho deciso di attendere ancora un po’ prima di cambiare passo.
Per un tratto di gara ho corso accanto a uno staffettista che era seguito da un signore in bicicletta e quest’ultimo mi ha preso in simpatia appena il primo ha terminato la sua frazione, perciò ha continuato a spronarmi fino al quarantunesimo chilometro, descrivendomi il percorso in dialetto e bestemmiando: anch’io per educazione ho bestemmiato più volte e gli ho dimostrato con molteplici espressioni la mia gratitudine per il suo incitamento.
Al venticinquesimo chilometro ho ritenuto che fosse giunto il momento di cominciare la mia progressione e così ho iniziato a scalare la classifica. Nell’arco di dodici chilometri ho recuperato otto posizioni mantenendo una certa brillantezza muscolare di cui sono state testimoni l’ampiezza della falcata e la cattiveria in corpo.
Non ho assunto solidi né gel e ad alcuni ristori non sono riuscito neanche a prendere l’acqua perché c’era troppa calca, in particolare al quarantesimo chilometro, ma questa circostanza non ha fatto altro che incattivirmi ancora di più.
Ho guadagnato il terzo posto a meno di duemila metri dalla fine, coronando una rimonta epica che mi è valsa il gradino più basso del podio, inoltre i miei chilometri più veloci sono stati proprio gli ultimi due, entrambi corsi a 3’42".
Sono soddisfatto di me come atleta ma ancora una volta anche come tecnico di me stesso.
Non potrei mai allenare qualcun altro (troncamento e non elisione), però neanche ci tengo: mi piace studiare, provare ed eventualmente ripetere le mie teorie fino a quando non ne fuoriesca la quadratura del cerchio.
In un mese ho migliorato il mio personale sulla distanza regina di tre minuti esatti benché su percorsi diversi. La maratona di Parma è stata la gara migliore della mia carriera e il suo negative split ne è la sintesi perfetta.
Non ho fatto alcun periodo di scarico e questo lo sanno più persone per esperienza diretta.