Non ho la febbre né la leucemia del sabato sera, perciò non frequento nosocomi né locali alla moda, ma talora odo le sirene delle ambulanze che viaggiano rapide verso emergenze sempre nuove: ed è subito effetto Doppler. Non ho chiaro in quale punto della mia esistenza io mi trovi, tuttavia mi chiedo quanti possano cartografare con precisione le rispettive posizioni sulla fredda linea del tempo a loro disposizione. Da certe prospettive non mi sono mosso di un millimetro da quando circa sedici anni fa presi a vergare le mie elucubrazioni su queste remote e ascose pagine virtuali, ma sotto altri aspetti mi sono visto artefice e testimone di epocali mutamenti al mio interno. Almeno in parte credo che anche per me valga l’adagio secondo cui “tutto cambia affinché nulla cambi”.
Non ho mai fatto progetti a lungo termine, non ho mai costruito ponti né coltivato rapporti di alcun genere e intanto un po’ di acqua sotto i ponti è passata. Nei confronti altrui non mi sono mai impegnato e per rivendicare cotale pigrizia sono venuto persino meno alle pulsioni della specie, ma nel mio caso la scelta si è rivelata azzeccata, opportuna, forse doverosa. Dal futuro non mi attendo nulla di particolare e spero che lui di converso non si aspetti da me niente di più della mia incerta presenza fino al termine del turno.
Bene o male ripeto sempre le stesse cose per trarmi d’impaccio da qualche fuggevole dubbio a cui non do troppo peso affinché si presenti bene alla prova costume. Non mi sono mai messo a contare le pecore né le possibili verità, però immagino che il numero di entrambe sia cospicuo. Ho me stesso e senza alcuna falsa modestia né tema di smentita mi sento di affermare che non sia poca cosa. Non mi reputo la persona più indicata per cercare dispersi o ambizioni.
Non ho mai investito molto tempo né energie nei rapporti interpersonali poiché ho capito presto come il loro andamento dipenda solo in parte da me. Il tempo mi ha dato ragione o forse io ho fatto in modo che me l’accordasse in virtù delle suddette premesse.
Il solipsismo è l’unica risposta sensata che abbia trovato all’assenza di una mutua risonanza, ma d’altro canto anch’io sono parte di un’assenza per qualcun altro in qualità di occasione mancata o mancante: ecco dunque l’unica, vera e vicendevole reciprocità possibile, quella del distacco dopo una conoscenza pregressa o l’autentica, inedita e totale estraneità delle parti.
Non ho mai sciolto certe questioni né i capelli di una ragazza, perciò ho lasciato insoluto l’enigma femmineo. La mia attrazione verso certe donne, quasi sempre scaturita a seguito di un loro primo passo, si è puntualmente risolta in silenzi inespugnabili, ma quegli esiti sterili hanno corroborato la mia individualità e dunque non so quale lettura darne. Ho avuto dei confronti, ancorché soltanto sul piano intellettuale ed emotivo, ma paradossalmente i loro effetti migliori non sono stati di matrice relazionale. Al netto di tutto e in virtù del senno di poi devo altresì ammettere come sia stata indifferente l’identità di quelle ragazze con cui ho avuto dei contatti platonici, siano essi stati epistolari o vìs-a-vìs: a rischio di piegarmi dalle risate mi chiedo se non sarebbe stato meglio se avessi optato per qualche test di Turing in luogo di tutto quel ciarlare. Il quadro è meno complicato di quanto possa sembrarmi, però devo ancora trovargli una bella cornice e non so davvero quando capiterò a un mercatino dell’usato.
L'estate incombe come la più gradita delle condanne e io spero che mi sia concesso di scontarla fino all'ultima goccia di mare. Mi districo facilmente tra la routine delle cose da fare e la certezza di quelle che non possono accadere, però ve ne sono anche altre da cui traggo sommo gaudio. Sono pervaso dalla tipica tranquillità che segue la moria delle speranze superflui, perciò vivo l'attuale congiuntura come se un'antichissima età dell'oro mi si stesse ripresentando nella più inaspettata delle recrudescenze. Ci sono galassie lontane in cui si stanno verificando eventi di portata inimmaginabile, ma per me altrettanto distanti nonché ignoti risultano i problemi dei miei simili e quindi non m'è dato immedesimarmi né in una stella di neutroni né in un cuore affranto.
Non vivo il distacco come se fosse una sorta di merito atarassico, bensì mi limito a prenderne atto in quanto dinamica contingente e talora mi chiedo se debba temere o meno una modifica in tal senso. E cosa cazzo posso mai saperne? L'intuito dice una cosa, l'istinto controbatte, altre entità prendono la parola e altre ancora la ripudiano. Per adesso va tutto bene com'è e cerco di non prestare ascolto alla frammentazione del Sé, ma d'altro canto io non potrei dare udienza a cotante istanze neanche se lo volessi e per questa mirabile impossibilità devo rendere grazie alle circostanze favorevoli di questo periodo. Mi trovo a debita distanza dalla distanza stessa.
Il tempo ordina alla vecchiaia di distruggere la bellezza, di Pompeo Girolamo Batoni, 1746
Procedevo adagio, sul cocchio, inebriato dai caldi venti degli inferi adiacenti. Ai bordi della strada non c’era nulla di cui rallegrarsi e le uniche risate erano isteriche, forzate, protratte oltre il limite della cosiddetta normalità. Non sapevo per quanto avrei dovuto battere quella via, perciò stavo attento a non abbassare la guardia. Sebbene non l’avessi mai contemplato con stupore né mai avesse esercitato su di me un forte fascino, mi mancava il volo radente dei piumaggi candidi.
Di tanto in tanto scorgevo dei corvi, quasi tutt’uno con il dominio del buio: servi alati che invece di librarsi altrove pilotavano le cadute altrui. Laggiù, aguzzando la vista, era possibile osservare in lontananza dei campi incolti da cui emergevano mani imploranti; puntualmente, quelle scene destavano in me un profondo senso d’inquietudine poiché non c’era nulla che le dita sporgenti potessero afferrare. Dalla parte opposta, lungo un crinale, procedevano in fila i corpi suicidati. Legati tra loro, quei finali anticipati sembravano dei plagi e ognuno accusava il vicino di avergli rubato l’idea quando invece tutti s’erano sottratti solamente la vita: battibecchi di fine mandato. Sul cocchio, continuavo adagio e attendevo che l’oscurità si diradasse, che nulla più la nutrisse.