11
Ago

Nel cuore della notte pulsano visioni verosimili

Pubblicato mercoledì 11 Agosto 2010 alle 03:53 da Francesco

Mi diletto a vivere senza badare troppo alle fortune alterne. Nessuno dietro di me, nessuno davanti a me, né nello spazio né nel tempo. Attraverso tundre desolate e passaggi a livello ormai in disuso. Secondo più d’una cassandra io cadrò sotto il peso della mia esistenza, ma non temo queste profezie infauste e continuo a solcare i miei giorni come se toccasse al futuro l’ingrato compito d’inseguirmi. Non sento alcuna pressione e mastico pezzi di liquirizia per alzare un po’ quella sanguigna. I miei oracoli hanno code lunghe e miagolate rivelatrici. Alle occasioni perse non nego mai una degna sepoltura, però non ne commemoro la dipartita. Croci marce e vermi famelici vegliano al posto mio gli eventi defunti. L’autunno dista più di trenta giorni e spero che non anticipi la sua venuta, ma nei mesi venturi il saluto dell’estate non farà sorgere in me una nostalgia stagionale e probabilmente neanche un’influenza accostabile allo stesso aggettivo troverà posto nel mio organismo.
Vuoti a rendere, questi sono i contenuti che adopero per versare un po’ di lessico. Non buco lo schermo né le mie viene, non trafiggo i cuori e ultimamente neanche la carne di maiale, non sono tagliente e preferisco tagliare corto. Giochi di parole dalla fattura discutibile, ecco le scorie che lascio nottetempo su questo appunto. Come si modella il tempo? Quale forma preferire? Giorni e notti da bibliotecario o mattine e pomeriggi alla stregua di un pugile? Il desiderio fomenta inclinazioni diametralmente opposte. Forse la fame di sapere e quella di potere hanno una radice comune, ma si manifestano in modi diversi. Un libro può essere comprato e consumato come una borsa di Gucci, il lettore ne può indossare il contenuto sopra la propria personalità come un abito di Saint Laurent e può persino schiacciarci l’ignoranza altrui come se calzasse degli stivali di Luis Vuitton: la cultura è fashion; un motivo in più per evitarla. L’uomo selvaggio di Rousseau, poi così selvaggio non era. Non sarebbe sufficiente la fusione di tutte le riserve auree del mondo per tornare all’età dell’oro, ammesso che un periodo del genere abbia accompagnato un po’ la storia dell’uomo.

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31
Lug

Promemoria per la vita futura di uno sconosciuto: prima parte

Pubblicato giovedì 31 Luglio 2008 alle 09:53 da Francesco

Le fasce ti avvolgeranno e sceglierai le catene dalle quali ti dovrai liberare in seguito. La natura del tuo cominciamento subirà le riverenze dei giganti e ogni atto di cortesia verrà meno quando raggiungerai il tempo del dovere. Attorno alla tue percezioni si alterneranno impressioni di ogni tipo e la confusione sarà pronta ad accoglierti tra i suoi arti tentacolari. Le ricerche sbocceranno spontaneamente in te e le prime saranno rudimentali. Buona parte dei tuoi respiri dipenderanno dalla costanza con la quale ti adopererai per trovare un senso alle tue gesta, ma quest’ultimo sarà inaccessibile a lungo e spesso otterrai soltanto la sua negazione multiforme. I fiumi di parole non debelleranno l’aridità dei tuoi giorni e soltanto una pioggia di dubbi ragionevoli potrà garantirti la continuazione delle tue attese. Lungo la strada e a ridosso di essa incontrerai malfattori e mendicanti altrettanto disonesti, ma dovrai fare attenzione anche agli epigoni per evitare che la loro brama emulatrice ti contagi. Ti fermerai e farai passare le colonne delle ingiurie se la tua integrità ti sarà cara. Non ti lancerai all’inseguimento delle lodi se anteporrai la ragione alla vanità. Le tue azioni non avranno mai la certezza di una ricompensa congrua e l’anonimato, l’oblio e la dimenticanza ti vesseranno per istruirti, tuttavia se sarai all’altezza della tua felicità riuscirai a vedere la natura benevola di questi maltrattamenti apparenti. Dovrai accettare il tuo modo di evolverti e qualche evento ti ricorderà che non esiste una sola via per raggiungere un nuovo punto di partenza. Alcuni sforzi ti sembreranno inutili ed eccessivi, ma in realtà saranno soltanto il preambolo di un supplizio edificante. La tua volontà non ti potrà mai assicurare nulla né potranno le parole dei proselitisti. Esiterai soltanto tu al cospetto dei tuoi fallimenti e fino al termine di un cambiamento radicale avrai sempre il diritto di proclamarti miserabile. Arriverai a mettere in discussione la tua esistenza e quando avrai il coraggio per annientarla allora inizierai ad appropriartene completamente, ma i tuoi sforzi saranno vani se la porrai su un patibolo invece di educarla fino al suo termine naturale. Non dovrai credere a nulla e talvolta neanche a te stesso né alla tue capacità.

Foto di Grant MacDonald
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15
Lug

Solitudini differenti: tra mediocrità e nobiltà

Pubblicato martedì 15 Luglio 2008 alle 16:45 da Francesco

Alcune persone si autodenigrano per attirare l’attenzione altrui e si lamentano continuamente delle loro esistenze per lo stesso motivo. Disprezzo chi cerca la compassione a buon mercato e nega il suo fine. Io adopero l’autoironia per alleggerire il velo di serietà che talvolta appesantisce le mie indagini introspettive, ma non trasformo mai i miei dileggi in una lagna fastidiosa e trovo che la vita sia un evento eccezionale. Chi denigra sé stesso non incontra grandi difficoltà a fare altrettanto con i suoi simili, ma credo che una condotta di questo tipo possa essere la conseguenza di una integrazione sociale che non abbia avuto un esito positivo. Talvolta chi sente la mancanza dei legami affettivi non ammette le sue necessità e cerca di svalutare le vite di coloro che non sono affatto estranei all’amicizia e alle relazioni sentimentali: spesso è più facile distruggere che creare. Io non ho mai negato il mio bisogno d’amore e ho attribuito sempre un ruolo marginale all’amicizia per descrivere fedelmente quanto mi concerne, tuttavia vivo tranquillamente la mia aridità emotiva e credo che la mia capacità di gestirla sia inestimabile. La mia solitudine è ragionata e ha delle motivazioni precise che ho spiegato in più occasioni, perciò ignoro chi la confonde con un disagio sociale o una scelta obbligata. Penso che i bisogni non vadano trasformati in punizioni, ma credo che questa accada ogniqualvolta qualcuno si rifiuti di guardare ciò che possiede per concentrarsi unicamente su quanto gli manca. Ritengo che certe cose si possano guadagnare soltanto con il sudore e il rispetto verso sé stessi, ma talvolta è facile credere il contrario e lo è ancora di più qualora il diretto interessato non sia avvezzo alla fatica. Io non devo spaccarmi la schiena per provvedere al mio sostentamento, perciò uso l’attività fisica per allenare e mantenere la mia volontà. Talvolta i primi autori dell’emarginazione sono gli emarginati e non mi riferisco ai poveri che vivono per strada, ma a tutte quelle persone che hanno un reddito normale da cui non possono detrarre l’infelicità che caratterizza le loro esistenze. Anche chi ha una vita sociale piuttosto attiva può sentirsi solo in mezzo agli altri, ma la sua apparenza conviviale gli consente di dissimulare ciò che prova realmente e di conseguenza chi lo circonda può soltanto supporre cosa egli provi qualora si sforzi di immaginarlo. Io appaio triste e non lo sono, qualcun altro lo è veramente e nessuno lo nota. Credo che soltanto il diretto interessato possa aiutare sé stesso e per quanto mi riguarda io ci sono riuscito da un po’ di tempo, perciò non mi curo dei danni che subisce la mia immagine e non oso offrire aiuti arroganti a chi ha problemi con la sua vita. Trovo che la mia indifferenza verso certi drammi sia più rispettosa dell’invadenza di chi gioca a fare il samaritano per sentirsi una persona migliore. Ammiro chi riesce a superare le sue difficoltà con i mezzi che ha a disposizione e ritengo che quanto ho scritto finora valga per qualsiasi classe sociale poiché fenomeni come la depressione sono egualitari. Prima di concludere voglio porre l’accento su alcune cose. L’ozio può essere ricreativo, ma quando si trasforma in apatia può risultare fatale e non provo nulla verso chi sparisce dal mondo a causa di quest’ultima. L’amore è un assioma e paradossalmente credo che si possa acquisire la capacità di viverlo qualora si abbia prima conseguito l’abilità di vivere serenamente senza di esso, anche nel caso in cui la sua mancanza sia destinata a protrarsi vita natural durante. A mio avviso la nobiltà della solitudine si basa sul rispetto degli altri ed esige che i suoi rappresentanti si astengano dalla denigrazione gratuita dei loro simili, ma allo stesso tempo questa forma di rispetto richiede un distacco che non deve mai diventare sinonimo di superbia. Non mi sento superiore a qualcuno perché vivo in un certo modo e non mi sento inferiore a qualcun altro che consegue risultati che a me sembrano inaccessibili. Le parole sono inutili, ma le azioni parlano per conto della realtà e non restano mai inascoltate neanche dai sordi né da coloro che fingono di esserlo. Si può affermare tutto e il contrario di tutto, ma alla fine credo che non si dica niente perché le cose veramente importanti si esprimono da sole.

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