Qualche giorno fa ho appreso che la Grecia ha saldato ogni debito con il Fondo Monetario Internazionale, per gli amici FMI, perciò la notizia mi ha riempito il cuore di eurobond.
Della crisi greca ricordo in particolare la storia di un ex farmacista di settantasette anni, Dimitris Christoulas, che all’inizio del periodo fosco si recò in piazza Syntagma ad Atene e si sparò in testa. Così egli lasciò scritto: "Non vedo altra soluzione che questa fine dignitosa della mia vita, così da non trovarmi a cercare cibo nei bidoni della spazzatura".
Poi arrivò Syriza con a capo il prode Tsipras, ma alla fine il capitale ebbe la meglio con buona pace di Marx ed Engels. Eh, che ci vuoi fare, è la legge del mercato bellezza!
Gli appassionati dell’horror possono trovare un’applicazione letterale delle cosiddette manovre "lacrime e sangue" nella Grecia di quegli anni. Poi vi fu la rapida ascesa di Alba Dorata perché giustamente per i problemi complessi si cercano soluzioni semplici, quindi come sempre accade il tracollo economico fu accompagnato da fortissime tensioni sociali di cui il gruppo d’estrema destra si fece interprete.
Ricapitolando: i politici greci mentirono sui conti pubblici del paese, i politici europei imposero misure draconiane ai cittadini greci, altri politici greci promisero al popolo di opporsi alle misure europee, ma alla fine queste vennero applicate senza umanità con tanto di referendum inascoltato, ovviamente. Il sillogismo viene da sé, così come la naturale conclusione che votare non serve a una sega.
Conseguenze introspettive da considerazioni politiche
Pubblicato lunedì 16 Luglio 2012 alle 02:52 da FrancescoIl mio qualunquismo si alimenta con gli avanzi di galera della politica, contornati da miracolati e incapaci. L’Italia oltre a fronteggiare la crisi economica deve anche fare i conti con l’arretratezza della propria morale, ancora troppo sporca di cattolicesimo.
Il ritorno di Forza Italia è un po’ come la ricomparsa del colera a Cuba, tuttavia voglio illudermi che la maggioranza dei miei connazionali sia riuscita a superare bene la sindrome di Stoccolma. Il Partito Democratico mette in evidenza i propri limiti a causa della presenza al suo interno di qualche leccaculo del Vaticano. A mio avviso nel programma d’ogni formazione seria dovrebbero esserci dei punti di svolta sulle questioni etiche: sì all’eutanasia, sì ai matrimoni tra omosessuali e alla possibilità di adozione per le coppie gay, sì alla legalizzazione e alla liberalizzazione delle droghe leggere, sì alla legalizzazione della prostituzione. Questi punti, di pari passo con delle misure economiche per l’abbattimento del debito pubblico che non siano recessive, potrebbero indurmi a credere ancora nell’Italia, ma non può certo essere la destra a rappresentare idee del genere e manco la sinistra perché, per quanto questa dicotomia sia obsoleta, entrambe hanno al loro interno quel male oscuro (porporato più che altro) che è il cattolicesimo ingerente.
Sostengo le cause suddette, sebbene nessuna mi riguardi direttamente (fatta eccezione per l’eutanasia), perché solo attraverso il loro coronamento io intravedo un vero affrancamento da un modello di pensiero che tocca i punti nevralgici della società italiana. Non sono omosessuale e nel mio turpiloquio “frocio” è un termine assiduo nonostante sia privo di una connotazione omofobica, però farei un torto alla verità se non riscontrassi la discriminazione a cui sono sottoposti uomini e donne che provano attrazione per gli appartenenti allo stesso sesso. Non ho mai fatto uso di sostanze stupefacenti né delle droghe di Stato quali tabacchi e alcolici, ma le organizzazioni criminali ricorrono al narcotraffico per poi concorrere nell’economia legale e di conseguenza minano il benessere comune. Non sono mai andato a troie (e non escludo che un domani possa recarmici con sommo brio), però se le peripatetiche pagassero le tasse forse le mie vedrebbero una diminuzione e le praticanti avrebbero più tutele. Il ragionamento è ben più ampio, ma non mi pare affatto difficile comprenderlo. Tutto ciò dovrebbe essere così scontato che l’unico problema dovrebbe essere quello di concretizzare tali intenti nei tempi più brevi.
Sono rincuorato dal fatto che esistono i mezzi per risollevare le sorti della nazione e che questi passano anche attraverso un allargamento delle libertà individuali (con doveri e responsabilità che in alcuni settori permetterebbero di effettuare tagli non lineari e consentirebbero più gettito fiscale), ma al contempo sono atterrito dalla scarsa determinazione con cui certe forze politiche ne parlano, perlomeno quelle che non le esecrano per strizzare l’occhio ai loro amici immaginari. Sono ancora convinto di dare il mio voto al Movimento Cinque Stelle dato che l’offerta politica è quella che è, tuttavia potrei dirottarlo verso un’eventuale formazione in cui sia forte l’impronta di Oscar Giannino (pur dissentendo dalle sue convinzioni nucleariste) oppure ai Radicali Italiani qualora si presentassero da soli o in una coalizione con forze (mi chiedo quali) affini.
Mi sono reso conto che sul tema della giustizia ho una convinzione troppo decisa in un sistema fortemente punitivo, tra l’altro con un largo uso della pena capitale, però nell’ultimo periodo ho notato come in me quest’idea si sia cristallizzata in una misura che di solito contesto a chiunque la sfoggi per idee d’altro genere. Per fare opera d’introspezione dovrei dare meno perentorietà alla mia preferenza sul tema suddetto, perciò, date le posizioni dei Radicali, potrei risolvermi a votarne il partito per fare un favore a me stesso, ma al contempo troverei dei rappresentanti su certe questioni. Non m’aspetto di vedere grandi cambiamenti dalla prossima legislatura alla mia vecchiaia, ma spero di essere smentito su questo punto e su quanto anima il mio giustizialismo. Non voglio avere ragione, bensì devo mantenere l’attenzione verso quanto abbia le potenzialità per essere positivo, al di là delle idee che devono asservire quest’obbiettivo ed essere perciò malleabili: quest’ultimo punto, per quanto qui combaci con la politica, le è avulso.