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Tra il collasso del mondo e la calma interiore

Pubblicato martedì 1 Novembre 2011 alle 17:40 da Francesco

Non mi sorprende il declino dell’Occidente e purtroppo devo riconoscere che alcuni dei passaggi di Storia e utopia di Cioran sono stati profetici. Anche Céline in un suo romanzo aveva paventato la caduta europea. Credo che una parte del genere umano rischi di essere divorata dal mostro finanziario che ha creato, ma se quest’eventualità dovesse verificarsi io la considererei soltanto come la resa dei conti al cospetto di quelle che oggi sono chiamate economie emergenti. Tutto è ciclico e nulla mi pare mai definitivo. Giocando d’anticipo con la fantasia si può già dipingere un tempo in cui l’Europa e gli Stati Uniti torneranno gli egemoni del pianeta. Nel frattempo la teoria di Malthus sulla sovrappopolazione trova appigli inquietanti ed è per questa ragione che io non invidio affatto le generazioni future. D’ora in poi quandunque mi trovassi a proferir parola con uno stuolo di bambinetti non potrei esimermi dal pronunciar quanto segue: “Ebbene signori, voi siete proprio nella merda! I mie rispetti”.
I campanelli d’allarme suonano una marcia funebre prim’ancora che la catastrofe si sia compiuta e suscitano inquietudini presso le personalità più suggestionabili. Il bombardamento mediatico ha anche un costo emotivo che grava tutto sulle spalle di coloro che non ne hanno altre su cui piangere. Non considero questo mondo come la massima espressione delle capacità umane e lo reputo ancora primitivo benché testimoni un progresso inconfutabile. Penso che la realtà superi la fantasia e credo che la tecnica (nell’accezione che tale termine può avere in ambito filosofico) porrà limiti nuovi dopo averne abbattuti alcuni apparentemente inamovibili. Io levito su quanto accade al mondo perché in un modo o nell’altro me la caverò. Non ho persone a cui pensare, ma se avessi questo tipo di responsabilità non mi tirerei indietro. Qualora dovessi restare solo per sempre incontrerei poche difficoltà a vivere poiché dovrei pensare a me stesso, se invece io mi trovassi a passare la vita con qualcuno allora potrei trarre la forza emotiva dal rapporto al fine di superare le difficoltà eventualmente accresciute. È una partita truccata perché in ogni caso io vincerò, ma non è questo che importa poiché tale vittoria è solo la conseguenza trascurabile di una ricerca della felicità che ha forza nella ricerca stessa e nient’affatto nel  suo conseguimento.

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