Per molto tempo ho cercato di scoprire se in me si nascondesse un talento particolare, se ci fosse qualcosa che mi riuscisse davvero bene, un ambito a cui votarmi con tutto me stesso, ma dopo anni di ricerche e tentativi non ho trovato nulla di simile.
Me la cavo in campi diversi, però a torto o a ragione mi considero appena sopra la media e non riesco a sviluppare le mie capacità fino all’eccellenza. Compenso l’assenza di un’inclinazione naturale con la costanza, ma non cado nella banale tentazione di vedere in quest’ultima quel talento che reputo convintamente di non possedere e verso il quale non nutro l’illusione di un improvviso affioramento.
Forse il quadro sarebbe stato peggiore se avessi avuto grandi capacità e mi fosse mancata la costanza per coltivarle, difatti se ciò fosse accaduto avrei dovuto riconoscermi un talento, certo, ma aggettivato nel peggiore dei modi: sprecato.
Mi sento giunto alla fine di un percorso perché d’ora in poi non dovrò più indagare o investire energie in questo senso, tuttavia la ricerca ha avuto un significato in se stessa e non nella sua inarrivabile meta, un po’ come l’idea di fondo che non di rado sottende il concetto di viaggio e ne costituisce l’essenza ultima. Non mi farò mancare gli stimoli per il tempo che mi resta da vivere, però non cercherò in loro più di quanto mi consentano le mie possibilità: la retorica sul superamento dei propri limiti è, appunto, mera retorica. Posso migliorarmi, non eccellere e questa differenza per me non è banale come può apparire a qualcun altro.
La concretezza e le astrazioni di un sano ripiegamento
Pubblicato mercoledì 22 Maggio 2019 alle 00:01 da FrancescoSono fagocitato dalle mie buone abitudini e dalle incombenze della vita ordinaria, ma avverto il bisogno di scrivere e non mi preoccupa la latitanza dell’ispirazione. Mantengo la mia esistenza a debita distanza da quelle altrui benché converga sulle traiettorie di terzi nei casi in cui debba assolvere beghe burocratiche e, in misura meno frequente, mi ci ritrovi per ragioni sportive.
Riconosco ai rapporti umani una certa importanza e un filo di noia, ma non sono un alfiere della socializzazione e anche in questa fase della mia vita continuo a prediligere un certo isolamento che mi consente di mantenere quello spazio interiore da cui so trarre il meglio di me stesso.
Può darsi che un domani la mia inclinazione cambi, e in questo senso già in passato ho fatto delle prove tecniche, ma sto bene con ciò che sono e non ho mai intravisto valide ragioni per trascorrere meno tempo in mia compagnia. Se potessi avanzare una richiesta a Saturno allora gli compilerei un’istanza di risarcimento per chiedere indietro ore e ore di discorsi inutili, ma in un’ultima analisi non posso negare come anche dal tedio e dall’apparente inconsistenza di quanto fu detto io possa trarre qualcosa di utile per evitarne la recrudescenza.
Mi piace il mio modo di vivere in quanto vi riscontro come i debiti sforzi si risolvano sovente in un giusto risultato senza che altri fattori, di portata variabile e del tutto iniqui, vanifichino il mio operato. Molte delle cose che faccio o da cui mi astengo non hanno i requisiti per trovare un posto nella mia denuncia dei redditi, nondimeno mi arricchiscono oltremodo e a me tanto basta. Non mi occupo di come io appaia agli occhi altrui, perlomeno non in modo conscio, e non lo farei neanche se mi venisse proposto un appalto per edificare la mia immagine nei giudizi di estranei.