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Il sei giugno dell’ottantaquattro

Pubblicato lunedì 9 Maggio 2011 alle 11:46 da Francesco

Vado dritto verso i ventisette anni e non mi sono mai sentito meglio. Dando un rapido sguardo al passato vedo un bambino timido e un adolescente disadattato che non c’entrano più niente con il sottoscritto. Qualche persona della mia infanzia è morta, qualcun’altra è come se lo fosse, però io sono ancora qua e non me la passo male. Forse avrei potuto combinare qualcosa di più nella vita, ma per fortuna non l’ho fatto. Mia madre sarebbe stata contenta se mi fossi iscritto all’università e forse alla fine anche a me avrebbe fatto piacere frequentare una facoltà, però io non ho mai avuto grandi ambizioni tranne quella d’amare, forse una delle più difficili da coronare e infatti non ho mai passato il test d’ingresso.
Sono stato bocciato, mai baciato, e ho sempre ripetuto lo stesso esito. Eh, esaminatrici severe. Ho tutta la vita davanti, anche se dietro me ne manca qualche pezzo. Attorno a me vedo padri di famiglia, arrivisti, studenti, farabutti e utopisti svogliati. Qualcuno corre ancora dietro ad un pallone ed è l’unica cosa che riesce a far rotolare dalla propria infanzia. Quasi tutti miei coetanei sono diventati adulti nel peggior senso della parola. Credo che ognuno decida deliberatamente quando invecchiare. Sono governato da idioti che a loro volta vengono criticati da altri idioti e anch’io a mentre punto il dito contro questi individui non mi sento particolarmente intelligente.

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