Per il mio terzo libro ho ricevuto alcuni rifiuti e delle proposte di pubblicazione a cui non intendo manco rispondere. Probabilmente non sono un grande scrittore, ma secondo notizie ancora non confermate l’asse terrestre non dovrebbe risentirne.
Il quarto libro non è ancora partito per farsi conoscere nei migliori distaccamenti della raccolta differenziata, però a tempo debito credo che anch’esso prenderà il largo per finire nel limbo del self-publishing (viva gli anglicismi, viva la regina!): stessa sorte toccherà allo scritto precedente. Qualcuno mi ha affibbiato l’etichetta di intellettuale perché qualcun altro gli ha riferito che mi piace leggere e scrivere: ah, queste arti occulte a cui si viene iniziati durante i pleniluni della prima elementare! Che siano positivi o negativi, non è raro che i giudizi di taluni si fondino sulle apparenze e sulle dicerie. Gli sbagli altrui mi hanno insegnato a non fregiarmi d’una reputazione che non abbia attinenza con la realtà dei fatti. Non mi lascio sedurre dalle lusinghe immotivate come certi bambini che attendono sempre l’incoraggiamento degli adulti, o viceversa.
In egual misura non bado neanche ai giudizi di tutt’altro tenore. Cerco di valutare me stesso nel più obiettivo dei modi proprio per sopperire all’inattendibilità delle opinioni altrui, ma talvolta ne farei volentieri a meno. Conosco persone che non sono mai soddisfatte del loro operato, altre che invece si sopravvalutano perché vivono in un ambiente ovattato, prodigo di complimenti e in cui lo sforzo conta più del risultato. Dal basso dell’ingenuità e della credulità piovono millanterie, condanne in contumacia, aspettative, promozioni e retrocessioni: le nipotine delle superstizioni. Non devo diventare nessuno, non ho ambizioni da rincorrere e scrivo con la stesso tatto che adopero per masturbarmi: schizzo a margine, io! L’esistenza di qualcosa di solito inizia con la sua creazione, mica con la sua fruizione: anzi, quest’ultima è del tutto trascurabile.