Là, sui monti con Annette, dove i talebani sparano sempre verso sud. Sabato mi sono recato in un centro commerciale alle porte di Roma per fare alcune compere. Ho acquistato diverse cose a basso prezzo e ho fatto anche un salto all’IKEA per farmene un’opinione. Non m’ha mai ispirato quest’azienda svedese e finalmente mi sono levato ogni dubbio: i prodotti che offre non fanno per me. Avevo bisogno di una scansia per fornire più spazio ai miei libri e così ne ho trovata una da montare per pochi talleri.
Quando sono tornato a casa ho provato ad assemblare la struttura lignea e ci sono riuscito, ma verso la fine dell’opera qualcosa è andato storto: due tavole non s’incastravano come invece avrebbero dovuto. Non mi sono perso d’animo, infatti sono andato nella mia stanza con passo svelto e due dei miei gatti al mio primo transito si sono messi subito in allerta, pronti a fuggire dai rispettivi scranni. Una volta all’interno della mia camera ho messo i Cannibal Corpse a palla e sono tornato con il martello in mano davanti all’opera incompiuta. Ho fatto un lungo sospiro e poi ho cominciato a demolire tutto con colpi violenti, emettendo rumori gutturali che ogni tanto riuscivano a sovrastare il volume del disco brutal death metal, inoltre ho avuto cura di rivolgere dei simpatici epiteti alla Vergine Maria: “Puttana la Madonna! Troia!”. Già alle prime martellate i due gatti che erano in casa (Eisenhower e Cadorna) si sono dati alla macchia, ognuno per sé e il porco di dio per tutti, impauriti quanto due ebrei nella Bassa Sassonia attorno al quarantadue. Alla fine ho provato sommo sollievo e ho cominciato a ridere come un invasato, tanto che tra me e me ho pensato che se qualcuno m’avesse visto forse avrei potuto partecipare all’estrazione per un trattamento sanitario obbligatorio.
Tutto questo cosa mi ha insegnato? Anzitutto che non sarò mai il testimonial ideale per l’IKEA. La lezione maggiore invece è stata un’altra. Quando si seguono le istruzioni (in questo caso si può leggere anche “istituzioni”) e le cose non vanno come devono, allora si può optare per la distruzione dell’ordine costituito. Questo vale in quell’agglomerato precario di leggi, regolamenti vari e paletti che è la società così come per i mobili da montare. Se un domani dovessi avere un figlio, e qualora i servizi sociali non fossero abbastanza accorti da sottrarmelo, ebbene io come cameretta gli darei un ripostiglio da arredare con la fantasia, però non gli imporrei mai nessuna regola con un’educazione punitiva perché nella migliore delle ipotesi non servirebbe a nulla e nella peggiore produrrebbe un politico.
Le cattive abitudini sono difficili da estirpare. Sui quotidiani e in televisione incrocio spesso il faccione crucco del papa che si rivolge al mondo con esternazioni banali. Credo che in un paese laico non dovrebbe essere data troppa risonanza a una religione, qualunque essa sia, inoltre ritengo ancor più deprecabile la linea editoriale di molte redazioni ogniqualvolta quest’ultima sottragga spazio a notizie più importanti per la collettività: e così anche la deontologia se ne va a puttane. Non ho bisogno di sentire un vecchio supereroe che borbotta ovvietà mentre qualche piccione tuba nei pressi del suo balcone, altrimenti orienterei la mia parabola verso Gotham City per ascoltare le opinioni di Batman. Nei campi di calcio non sono più ammesse le bestemmie ed è previsto un turno di squalifica per chiunque ricorra alle imprecazioni blasfeme. È la solita fiera del bigottismo, in cui i problemi di facciata vengono ritenuti più importanti rispetto alle questioni serie che ammorbano lo sport nazionale: la mancata valorizzazione dei vivai, la gestione sciagurata dei bilanci societari, la competenza della classe arbitrale e altre faccende che talvolta incrociano il mondo torbido della politica. Non sono un tifoso, ma seguo il calcio in modo neutrale e durante una partita auguro sempre la vittoria alla squadra che riesca a deliziarmi con il gioco più spettacolare o convincente. La bestemmia è cristallizzata nella lingua italiana e ne è una componente forte, diffusa e catartica, perciò qualunque tentativo di estrometterla dal mondo mediatico a mio avviso si traduce automaticamente in un attentato al retaggio culturale dell’intera nazione. Libera bestemmia in libero Stato, dio cane. Non è la prima volta che io affronto questo argomento e in tutta sincerità non penso neanche che sia una questione capitale, tuttavia trovo pericoloso chiunque voglia bandire determinate parole poiché tali censure possono anche preludere a derive di portata maggiore. Non è ammissibile che ancor oggi un bestemmiatore sia passibile di multa. Non ripeterei ciclicamente questa tiritera se l’Italia smettesse di professarsi laica. Negli ultimi anni è cresciuto un forte interesse per apportare alcune modifiche alla costituzione in nome del suo ammodernamento, allora mi auguro che tra i possibili cambiamenti questa nazione venga dichiarata cattolica e si annoveri tra quelle teocrazie contro cui spesso punta il suo dito ipocrita, almeno non ci sarebbe più discordanza tra la teoria e la realtà.