Ho iniziato la stesura del mio terzo libro prima del previsto, ma probabilmente non sarei stato così celere se non avessi accettato un contratto editoriale di tre anni. Intanto la mia esistenza procede bene e segue i ritmi ai quali è abituata. L’attività fisica, la lettura e qualche distrazione solitaria mi accompagnano a ridosso del futuro. Non ho preoccupazioni e non ho motivo alcuno per supporne l’imminenza.
Talvolta può apparire dissonante il rapporto tra il tempo e i significati con i quali viene riempito. Cerco di fuggire da parecchie forme di identificazione per evitare di mettere la mia felicità nelle mani degli eventi, ma non sono ancora in grado di svincolarmi coscientemente da ogni morsa di questo genere. Pago il prezzo della mia giovane età e per questa ragione vedo ancora orizzonti tanto meravigliosi quanto inesplorati nel potenziale emotivo delle relazioni possibili tra persone.
Per diverso tempo ho creduto di essere un portatore sano di anaffettività cronica, ma in seguito ho dovuto ricedermi perché sono stato confutato dall’esperienza. Per quanto siano rare, ancor oggi non mi sottraggo da quelle occasioni casuali che in un modo o nell’altro mi permettano di conoscere in maniera più o meno superficiale qualcuno che mi sia affine e dubito che sentirei un moto di piacere in questi casi se io fossi davvero anaffettivo. Finora le conoscenze platoniche da me esperite a vari livelli di approfondimento non hanno portato a nulla, però non credo che bastino un certo grado di affinità e un principio di attrazione per sancire un rapporto autentico. Conosco vari individui che mostrano i segni evidenti della depressione ogniqualvolta debbano affrontare lunghi periodi senza amore o privi di qualcosa che assomigli a quest’ultimo e non è affatto raro che sottraggano il significato a ogni altra cosa durante i periodi di solitudine; tutto ciò avviene tramite il disfattismo, l’autodistruzione e quant’altro sposi la causa del malessere. Per me non è affatto auspicabile un approccio di questo tipo ai rapporti sentimentali ed è forse a causa di questa concezione che io in passato ho sospettato d’essere affetto dall’anaffettività.
Riesco a guardare il vuoto emotivo senza impaurirmi e se un domani dovessi colmarlo non sarà certo il mio mondo interiore a rivoluzionarsi, tuttavia quest’ultimo accoglierà con i dovuti onori e sommo entusiasmo un legame per me ancora inedito.