Durante certe ricerche ho incontrato più volte la figura di G. I. Gurdjieff, ma ho sempre avuto un approccio superficiale e quasi derisorio nei suoi confronti. L’esoterismo mi fa sorridere, anche se devo riconoscerne il fascino evocativo e attribuirgli il merito d’aver ispirato degli episodi letterari piuttosto interessanti. Malgrado la mia ritrosia cerco di attingere qualcosa dal metodo della cosiddetta “Quarta Via” e in particolare mi riferisco al ricordo di Sé e agli esercizi sull’attenzione. Non sono disposto a seguire un maestro in tematiche tanto delicate benché il sistema suddetto preveda l’indispensabilità di una supervisione. Credo che i metodi e le dottrine vengano erosi dal tempo e dalle sofisticazioni a cui quest’ultimo sottopone qualsiasi pratica che debba essere tramandata. Io mi avvalgo di un sincretismo personale a cui aggiungo o sottraggo pezzi in base alle mie esigenze e da cui bandisco categoricamente qualsiasi forma di spiritualità, tuttavia non vedo di buon occhio neppure la filosofia e mi sento fortunato ad averne una conoscenza ridotta. Punto ad affinare la padronanza della mente e del corpo, ma allo stesso tempo compio lo sforzo quasi paradossale d’identificarmi il meno possibile con tale scopo per preservarne l’autenticità. Quanto sono carezzevoli sull’Ego gli effetti delle discussioni “profonde”? Quanta vanità s’origina nella trattazione di certi argomenti? Per quanto possibile cerco d’evitare queste “soddisfazioni” intellettuali. L’identificazione è un problema gravoso, un male congenito, al quale Krishnamurti ha dedicato le parole migliori che abbia mai letto su questo tema e di cui ho già fatto menzione in altri appunti.
Avverto la necessità naturale di conoscermi e la mia indagine non è dettata da alcun malessere. Se non avessi assecondato il bisogno di scoprirmi probabilmente la mia esistenza ne avrebbe risentito pesantemente. Non sono mai stato indotto né introdotto all’introspezione, bensì alla direzione contraria. All’inizio l’autoanalisi mi ha fatto correre dei rischi notevoli, viscerali e pregni di paura, ma poi mi ha ricompensato. Non mi è stato tolto nulla perché sotto certi aspetti non avevo nulla e continuo a non “possedere” alcunché. Quali forme nefaste avrebbero assunto le mie mancanze emotive se io non fossi stato in grado d’inquadrarle in modo distaccato? Tutto ciò non è mera teoria né un coacervo di considerazioni bislacche, bensì è reale e tangibile perché io sono ancora integro e cammino a passo spedito.
Torbidume et Orbi: sporcizia politica e cecità cattolica
Pubblicato lunedì 21 Gennaio 2008 alle 07:29 da FrancescoLa scorsa settimana sono avvenuti due fatti piacevoli. In primis la moglie di Clemente Mastella è stata arrestata e questo provvedimento ha regalato agli italiani le dimissioni del ministro della Giustizia, ma immagino che nei vertici delle organizzazioni criminali la notizia sia stata appresa con dispiacere. La questione papale è il secondo avvenimento che mi ha sollazzato negli ultimi giorni e voglio rivolgere un plauso alla frangia realmente laica de “La Sapienza” che è riuscita a respingere l’ennesima ingerenza del Vaticano nella vita pubblica della nazione. I media non criticano mai l’operato del Vaticano dato che sono asserviti alla casta sacerdotale e anche in questa occasione hanno dimostrato d’essere soltanto una cassa di risonanza per i comunicati della Santa Sede. L’Italia è un paese laico solamente sulla carta e buona parte della classe politica non agisce per il bene comune, ma si adopera per ottemperare a una dottrina anacronistica che spesso coincide con gli interessi di poche persone. Il cattolicesimo italiano amplifica i poteri della gerontocrazia e consente una suddivisione oligarchica dei poteri che spesso evoca i principi della democrazia per tutelarsi di fronte all’opinione pubblica. In realtà i principi democratici sono una scusa per consentire alla teocrazia cattolica di non mostrare palesemente il suo dominio in questa nazione. Per il Vaticano è un bene che il Papa non sia andato all’università “La Sapienza” poiché in questo modo è riuscito a catalizzare l’attenzione sull’ex nazista di Ratzinger più di quanto avrebbe potuto fare con una semplice visita e credo che vada riconosciuto alla Chiesa il merito di possedere un’ottima strategia di marketing. L’ennesima querelle tra “fede” e ragione ha trovato un po’ di spazio sulla stampa estera, ma non è stata tratta nella misura in cui l’informazione italiana le ha dato risalto. Rinnovo il mio attestato di stima nei confronti degli studenti e dei professori che hanno difeso una posizione laica piuttosto diffusa che spesso viene bandita dalle televisioni e dalle radio. Il giorno in cui l’Italia riuscirà ad affrancarsi dalla religione e dalla criminalità organizzata tornerà allo splendore che l’ha resa celebre grazie al patrimonio culturale che ha prodotto prima dell’unificazione del 1861.