1
Apr

Il solito amor proprio

Pubblicato giovedì 1 Aprile 2021 alle 22:35 da Francesco

Assisto con un certo distacco alle comiche repubblicane e non mi perdo nemmeno lo spettacolo delle loro rovinose conseguenze. La disorganizzazione impera a qualsiasi livello, ma almeno innesca delle sane risate e mi domando se il popolo tutto non debba fare affidamento proprio su queste per alzare le difese immunitarie. Un tempo i traditori della patria più che in televisione passavano per le armi, ma oggigiorno v’è un’accesa sensibilità che spegne il buonsenso, specialmente quando risulti poco piacevole. Io non posso lamentarmi, me la cavo alla grande e mi sento bene: coltivo le mie passioni in quieta solitudine, condivido gli spazi domestici con simpatici e apatici felini, mi bevo limonate dissetanti e delle buone tazze di ginseng. Insomma, non mi faccio mancare niente.
Ho cominciato a scrivere il mio sesto libro e ho ragione di credere che questa sia la volta buona, però non ho idea di quanto tempo mi servirà per completare il prossimo scritto a mio uso e consumo. C’è una forza creativa che preme in me anche su altri fronti, di fatto essa mi accerchia e non allenta la propria presa perché ancora non ho reificato talune cose, ma tutto sta avanzando insieme e il prezzo di tale coordinazione è una certa lentezza. Non voglio fare qualcosa per identificarmici o per caricarci delle aspettative, bensì per liberarmi dalla spinta di cui sopra: in altre parole intendo realizzare delle cose per immolarle a loro stesse come già ho fatto in passato.
Da dicembre ho compiuto dei buoni progressi nella corsa e spero di capitalizzarne una parte nella prima maratona dell’anno, tuttavia non ho ansie da prestazione e non ne avrei neanche se dovessi perdere la verginità con la più bella e intelligente ragazza di un capoluogo di provincia o addirittura di regione. Sono un po’ indietro con alcune letture e coi relativi appunti, ma indietro rispetto a cosa non mi è chiaro, forse in relazione al comprensibile desiderio che tutto si compia il prima possibile in ragione di chissà quali infantili motivi.

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25
Lug

Il freddo estivo

Pubblicato lunedì 25 Luglio 2016 alle 23:19 da Francesco

La mia è un'estate un po' sottotono perché nei suoi ardenti giorni ho visto naufragare le flebili speranze che sono maturate in altre stagioni, però non lascio che il corso degli eventi influenzi il mio stato d'animo e quindi faccio appello a tutta la mia volontà. Assisto meditabondo all'ignavia dei governi europei, ascolto spari e detonazioni per interposti organi di senso grazie ai ponti radio, ai collegamenti satellitari, alle fibre ottiche e alle dissociazioni mentali dei terroristi, però di fronte a cotanto stragismo io non mi sento meno legittimato a compiere dei voli radenti su me stesso. Se un'autorità suprema m'investisse di poteri assoluti cercherei di risolvere le questioni di quest'epoca con misure draconiane, ma in realtà non posso che ambire al controllo sulla mia esistenza, comunque parziale e al netto di ciò che è chiamato impropriamente "casualità".
Sono ancora estraneo a qualsiasi affinità elettiva, però riempio il mio tempo libero con interessi che lo rendono davvero tale, ovvero libero da tutto quanto può arrestarne lo scorrimento nella sfera microcosmica. Dopo un certo numero di anni ho ancora delle buone abitudini che io spero durino quanto la mia vita. Non conosco migliore prassi di quella che giustifichi se stessa dinanzi all'amor proprio, ma non escludo affatto che ce ne siano di migliori e non mi sorprenderei se un domani mi ci trovassi a fare i conti. Per ora continuo a leggere quanto è stato scritto da uomini che sono morti da un pezzo, però non ritengo un valore aggiunto la distanza progressiva che intercorre tra il decesso dei suddetti e i sudditi del presente.
Di tanto in tanto vorrei vederci lontano come Hubble: questo desiderio sorge e tramonta in me come il più breve dei giorni allorché un'idea d'infinito mi trafigge il cuore. Non mi resta altro che scherzare con tutto, specialmente con ciò che taluni reputano sacro, ma allo stesso tempo mi è concesso fare anche l'esatto opposto per produrre silenzi d'incommensurabile valore, quelli che non furono mai scritti e mai lo saranno. Le due facce della stessa medaglia o le facce di Giano; del dualismo non so granché, tanto meno il suo grado di aderenza alla realtà. Divago per svago e me ne compiaccio con me medesimo: non v'è altra sfera d'influenza che sia alla mia portata.

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5
Mar

Precipizio giulivo

Pubblicato lunedì 5 Marzo 2012 alle 10:30 da Francesco

All’inizio della scorsa primavera mi recai alla Torre di Capo d’Uomo, sul Monte Argentario. Là mi beai di un panorama che già altre volte avevo abbracciato con lo sguardo, ma in quell’occasione mi sfidai a raggiungere una sporgenza rocciosa che dalla base della torre aggetta sul mare. Timoroso e cauto mi spinsi fin dove il coraggio mi permise di farlo, ovvero a pochi centimetri dal vuoto, così pochi che questo m’invitò ad accomodarmi nel suo dominio. Provai un grande brivido che ancor oggi, in una certa misura, m’è dato sperimentare dal solo ricordo. Paura e tentazione s’insinuarono in me, però entrambe furono spazzate via dall’acume; da quella fiammella che mi arde dentro e di cui non riuscirei a causare lo spegnimento neanche se ci soffiassi sopra con tutta la stupidità in mio possesso. Quando ritornai alla torre fui soddisfatto. Mi sentii ancora più vivo benché non avessi corso un vero pericolo. Non fu l’adrenalina ad appagarmi, ma qualcosa di più profondo da cui ancor oggi io mi sento mosso: forse si tratta semplicemente d’indole. Quest’anno non mi cimenterò in un’escursione che qualcuno potrebbe attribuire alla gita di un aspirante suicida: mi limiterò a riderne.
In vicende bizzarre come questa o nei miei allenamenti fisici nutro sempre la convinzione di uscirne tutto intero, altresì, a torto o a ragione, non intraprenderei certe sfide personali. Se mi guardassi da fuori in alcuni casi potrei considerarmi un incosciente, ma proprio perché ho una certa confidenza con me stesso posso assicurare con calma olimpica di non andare mai al di là delle mie corde. L’errore può esserci sempre, un cedimento dell’organismo può colpire ogni individuo, ma non metto mai volontariamente a repentaglio la mia incolumità. Lo ripeto spesso e lo ripeterò sempre più forte: io mi amo. Mancanze di un certo ordine m’impongono di stuzzicare la morte a distanza di sicurezza, un po’ come i bambini che se la prendono con le vecchie pazze e stanno attenti a non mettersi nella gittata delle loro scope. Sul mio viso c’è un sorriso conscio e non sarà certo l’ultimo. Malgrado la burocrazia calendaristica già mi stringo forte la primavera.

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13
Gen

Senza contare i passi

Pubblicato venerdì 13 Gennaio 2012 alle 10:26 da Francesco

Ho attraversato qualche turbolenza, ma sono ancora tutto intero. Non mi aspetto giorni facili né infernali. Se non avessi fiducia in me stesso sarei completamente perso. Riesco a contenere le mancanze affettive con l’amor proprio, ma qualche volta vado in debito di ossigeno com’è anche giusto che sia. La mia natura non mi consente di mettere una pietra sopra certe cose dato che non ho la stoffa dell’eremita né quella per cucire un saio: devo tenere spalancate le porte del cuore e al contempo mi vedo costretto ad accettare che qualche virus possa approfittarne.
Se cercassi di cambiare la mie inclinazioni mi farei un’inutile violenza per proteggermi, insomma alzerei una di quelle difese che in realtà sono vili reazioni al modo in cui l’esistenza non segue il corso sperato. Non è affatto semplice mantenere un equilibrio del genere perché qualche volta è come trovarsi in un fuoco incrociato. Il nocciolo della questione sta dentro di me, però io non basto e in quest’apparente contraddizione sembra che il tutto sia davvero di più della somma delle parti. Per ritrovarmi corro o cammino in scenari bucolici, luoghi che spariranno, come me d’altronde. Adesso sono qua, presente a tutti gli effetti, e non ho fretta di sloggiare. Davanti si snoda una strada d’ombre, crepuscolare, però laggiù c’è qualcos’altro: ben oltre la fine.

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