Mi reputo quasi pronto per partecipare a una nuova maratona e quindi approfitto di questa lieta circostanza per compiacermi di me stesso: non sia mai che io sprechi l’occasione! Dall’inizio di gennaio (e quindi dell’anno) ho corso 356 chilometri a un ritmo medio di 4’07”/km, inoltre negli ultimi undici giorni ho inanellato quattro sessioni produttive: il quindici gennaio una da trenta chilometri al ritmo di 4’14”/km, il diciassette una da trentadue chilometri al ritmo di 4’11”/km, il ventitré una di trenta chilometri al ritmo di 4’02”/km e quest’oggi, venticinque gennaio, un’altra di trenta chilometri al ritmo di 3’59”/km: ovviamente ho fatto anche delle uscite più brevi e più intense al fine di variare le andature per sottopormi ai giusti condizionamenti.
Non mi trovo nella migliore forma atletica di sempre, ma sto molto bene e mi piace la prospettiva di cimentarmi per l’ennesima volta sulla distanza regina. Per me la corsa è una forma di amor proprio e continua a darmi più di quanto io dia a lei, perciò la mia intenzione è di continuare a praticarla finché il corpo me lo consentirà, a prescindere dalle gare, ma la mia età biologica mi consente ancora di migliorare i miei record personali e io voglio provarci perché è un gioco divertente. Forse alla corsa potrei affiancare altre attività non così solipsistiche, ma il mondo è molto complesso e, laddove mi sia possibile, opto per le cose più semplici e autoreferenziali.
La mia età atletica è inferiore rispetto a quella anagrafica, anch’essa invero non troppo tarda, perciò sono conscio di come tutti i miei primati personali nella corsa siano passibili di miglioramento e, nella misura del possibile, intendo perseguirne il progresso.
A ottobre la rocambolesca vittoria alla maratona di Pescara e, la settimana dopo, il quarto posto alla maratona di Forlì, mi avevano fatto sperare in una stagione stellare, ma poi non sono riuscito a sfruttare gli ottimi allenamenti di cui sono stato, autore e interprete. Credo che questi mesi di lontananza dalle gare abbiano giovato alla mia fame agonistica o almeno alla voglia di tornare a un certo livello di preparazione.
Da mesi nella mia zona battono venti insistenti che sono stati concausa del mio allentamento negli allenamenti (col senno di poi una provvidenziale assonanza), ma sto recuperando anche la voglia di vincere questa tremenda rottura di coglioni. La corsa mi ha dato più di quanto io abbia dato a lei e finché ne avrò modo continuerò a praticarla, fosse anche a ritmi blandi, ma credo che davanti a me si stagli ancora un ampio orizzonte su cui togliermi ulteriori soddisfazioni, come già mi sono prospettato all’inizio di queste trascurabili righe.
L’entusiasmo può variare d’intensità, tuttavia di fondo v’è qualcosa d’immutabile nell’essenza ludica e infantile (nell’accezione più alta del termine) che sta alla base del mio rapporto con questo sport: di ciò sono molto grato in quanto mi rendo conto della mia fortuna. Al di là che un domani certe cose mi riescano o meno, sono le intenzioni, e non già i processi a loro carico, a stimolarmi e ad avvincermi, ergo a prescindere dagli esiti che verranno.
Non riparto da zero giacché riesco ancora a tenere ritmi attorno ai 4’/km o poco al di sotto, perciò devo solo sottopormi a una buona base di fondo settimanale e poi aggiungere alla strada, per me mai costellata di tabelle o programmi prestabili, qualche sessione più specifica per la velocità di punta.
Il turno dell’estate si approssima alla conclusione e io la sto salutando con gli ultimi bagni nelle acque cristalline della mia zona, ma certi anni, con il permesso delle condizioni atmosferiche, prolungo il refrigerio salmastro fino a novembre.
A parte i congedi stagionali v’è altro di cui intendo scrivere. Mi sto allenando con regolarità dal primo di giugno e sto raccogliendo i frutti della mia costanza. A luglio ho corso 448 chilometri, ad agosto 607 e proprio in quest’ultimo mese ho battuto il mio record personale di uscite consecutive: sono arrivato a farne ventisette. Mi serve ancora un po’ di tempo per riprendere e persino migliorare la velocità di punta, ma sono nella direzione giusta, qualunque essa sia. Guardo con ottimismo alle mie statistiche in ragione di un test che ho svolto da solo un paio di giorni fa, ovvero 18,5 chilometri a una media di 3’50” al chilometro, con seimila metri di strada bianca dovuti al passaggio in pineta.
Mi piace allenarmi e non mi pesa l’assenza della competizione, ma a tempo debito cercherò di capitalizzare in gara i piacevoli sforzi a cui mi sottopongo per i fatti miei. Non ho ancora espresso il mio massimo e conto di farlo negli anni venturi.
Goodbye July. La Federal Reserve è stata clemente verso le mie posizioni ribassiste e di ciò le sono grato (per una volta preferisco Powell a Trump), invece io resto sempre caustico nei riguardi di quelle ontologiche.
Oggi pomeriggio ho provato a spingere 10 chilometri e mi sono venuti a una media di 3’29”: 34’54” è risultato il tempo finale secondo il mio GPS. Poi ne ho corsi altri 5,6 di defaticamento a 4’43”. Per me è stata una prova significativa in quanto l’ho svolta a ventiquattro ore di distanza da un lungo di 32 chilometri che ho corso ieri sera a 4’01” di media, con gli ultimi 5 chilometri più veloci dei precedenti: 3’45”, 3’48”, 3’52”, 3’50”, 3’39”:
https://www.strava.com/activities/2576694131
Negli ultimi 61 giorni ho corso 1235,9 chilometri (651,3 a giugno, 584,6 a luglio) in 91 ore e 18 minuti, quindi a un’andatura media di 4’26” al chilometro: il dislivello totale è stato di 7510 metri.
Alla fine la lontananza dalle gare mi ha fatto soltanto bene, ma voglio tornare a misurarmi sulla distanza regina al di fuori dei patri confini. In questi due mesi mi sono divertito parecchio, ho giocato con la mia velocità di punta e l’ho migliorata, ho anche capito che sono ancora lontano dal mio limite genetico, ma come sempre il responso finale spetta alla strada e le prestazioni (o le smargiassate) su Strava contano nella misura in cui portino a dei risultati omologati.
Probabilmente non riuscirò a raccogliere subito i frutti di questi volumi e intensità, anzi, non do neanche per scontato di farcela, ma di sicuro mi divertirò a provarci: vediamo questo figlio di puttana che riesce a fare.
Mi sto allenando a dovere, ma non sento il peso dei carichi né della loro intensità perché amo quello che faccio e in questa fase della mia vita ne sento forte il richiamo. Riesco a convogliare tutte le mie energie nelle prove verso cui la mia volontà si volge con tutta se stessa e traggo ulteriore forza dalla diretta testimonianza di cotale concentrazione.
La corsa mi permette di verificare sul piano della materia quanto in me si origina altrove, perciò sotto questo aspetto essa si presta a un impiego che trascende (in ogni senso) le sue caratteristiche ordinarie, quelle ludiche, salutistiche e agonistiche.
Non so come vivano gli altri né quali obblighi impongano a sé stessi oltre a quanto già esige la sciagura di ogni esistenza terrena, ma in buona sostanza credo che siano cazzi loro: io sono e resto un solipsista convinto.
Negli ultimi tre giorni ho messo in fila degli ottimi allenamenti, tuttavia non ne avevo programmato neanche uno: essi sono sbocciati spontaneamente, come i fiori di campo o le guerre civili.
Sabato ho corso 24 chilometri a 3’55” più altri 6 di recupero.
Domenica 22 chilometri a 3’54” più 3,5 di recupero.
Ieri 22 chilometri a 3’51” e ho tirato il nono (è venuto a 3’07”!)
Le tracce di queste sessioni sono sul mio profilo di Strava (sul quale condivido pubblicamente solo certi allenamenti).
I cambiamenti che ho impresso alla mia alimentazione e ai miei allenamenti continuano a dare i loro frutti. Ho chiuso maggio con 375km e ieri ho svolto l’ultima sessione del mese con un piccolo test di velocità. Ho corso i primi cinque chilometri in 17’23”, a una media di 3’29”, con lo scopo d’impostare un’andatura sostenuta che al tempo stesso non mi debilitasse del tutto, e sono riuscito nel mio intento in quanto ho mantenuto un buon ritmo medio negli altri undici chilometri della sessione, in particolare negli ultimi tre corsi sotto i 3’40”: precisamente in 3’33”, 3’39” e di nuovo in 3’33”.
Avverto da un po’ di tempo un lieve fastidio all’altezza dello psoas sinistro, ma nulla che pregiudichi i miei sforzi: ci convivo in attesa che passi, proprio come ho sempre fatto in casi analoghi. D’altro canto non posso pretendere che certi ritmi e certe distanze non mi rechino mai qualche disturbo.
Sono contento perché sto cominciando a ripagarmi la disciplina a tavola e spero che ulteriori miglioramenti arrivino nei prossimi mesi. Benefico della diminuzione di peso e di massa grassa, a riprova di come non mi sia possibile prescindere da tali parametri per tentare a un salto di qualità.
Giovedì ho corso da solo una maratona al Velodromo di Grosseto in 2h40’29”, ossia a un passo di 3’47”. Ho stoppato il GPS dopo 42 chilometri e 340 metri per simulare eventuali errori di traiettoria. Quando mi sono fermato ho provato una soddisfazione smisurata, perché oltre a una prova di forza e resistenza in solitaria la mia è stata anche una sfida con lo spirito puer che mi accompagna in questo sport.
Dopo quest’ultima sessione ho chiuso il mese di gennaio a quota 513,4 chilometri.
Mai come giovedì mi sono reso conto di quanto la corsa costituisca il mezzo attuale con cui posso prepararmi al momento della morte, all’elaborazione di un lutto, all’insorgenza di una malattia. Mi chiedo se l’attraversamento del Bardo si possa fare ad ampie falcate. Ho pensieri e immagini troppo pesanti per i gaglioffi.
In alcuni dei miei allenamenti vi sono delle volte in cui la metafisica invade il campo dell’atletica leggera, ma so che un domani la mia meditatio mortis dovrà trovare altre vie e allora darò più spazio all’immobilità e al silenzio.
Nella corsa il mondo assume sembianze più meritocratiche e meno ingiuste, severe certo, ma non efferate.
Nelle ultime settimane ho svolto alcuni allenamenti specifici per la maratona e in particolare me ne sono imposti due dai quali ho tratto dei buoni responsi in merito alla mia attuale forma. Sono dunque soddisfatto per la mia duplice natura di atleta e di allenatore di me stesso. Anzitutto ho eseguito quello che tecnicamente rientra nella categoria dei lunghi specifici, ovvero 35km corsi a 3’55” di media su un tracciato pianeggiante ma che presentava dodici chilometri di strada bianca. Non ho avuto modo di bere durante questa sessione e quindi dopo venticinque chilometri ho accusato parecchio la sete, ma alla fine sono rimasto soddisfatto; riporto di seguito il tracciato GPS: https://www.strava.com/activities/1798381815
Tre giorni dopo l’allenamento di cui sopra mi sono cimentato in una mezza maratona solitaria su un circuito asfaltato e oltre ad abbattere il mio record sulla distanza ho infranto (di pochi secondi) anche quello sui dieci chilometri. Ho completato i 21097 metri in 1h14’40”, coprendo i primi diecimila in 35’53”, i secondi in 35’03” e chiudendo il ventunesimo chilometro in 3’14”! A seguito di questa prestazione mi sono riposato alcuni minuti e poi ho fatto nove chilometri a 5′ di media per scaricare un po’ le gambe.
Qui il tracciato GPS: https://www.strava.com/activities/1804940887
Ieri mattina invece mi sono recato a Orte per prendere parte al Trofeo delle sette contrade. Sono arrivati al traguardo 287 atleti e per la quarta gara di fila mi sono classificato al quarto posto, ma sono soddisfatto per il riscontro cronometrico difatti ho completato i tredici chilometri di saliscendi del percorso in 46’14”, quindi a una media di 3’33”, riuscendo persino a correre i primi due chilometri sotto i 3’15” grazie alla complicità della discesa: https://www.strava.com/activities/1814123141
In quest’ultimo periodo riesco a fare bene soltanto nell’allenamento fisico, ma non me ne faccio un cruccio e conto di riportare presto la luce anche nel res cogitans.
Con l’avvento dell’estate gli uomini più vanitosi e stupidi s’improvvisano atleti nella disarmante illusione di trafiggere cuori e fiche durante il periodo estivo. Breaking news: probabilmente non succederà. Comunque, anche per la categoria di cui sopra annoto la quinta compilation che ho realizzato. Nel lettore mp3 carico la musica come un mujaheddin carica il proprio kalashnikov contro gli infedeli, però non adopero sempre le raccolte che metto insieme e talvolta cambio le tracce che ho in memoria come se potessi adoperare un cambio sequenziale a livello emotivo. Questa compilation è più breve delle altre poiché ho ridotto l’attività aerobica a favore di quella con i pesi e degli esercizi a corpo libero, tuttavia si presta anche allo svolgimento delle attività anaerobiche e di conseguenza può essere riciclata con qualche repeat.
La risposta del cerebro alla musica è soggettiva, perciò questo ammasso di tracce di sicuro non potrà essere d’aiuto a chiunque, ma a qualcuno potrebbe dare lo spunto per andare alla ricerca di stimoli a lui più congeniali. Per quanto mi riguarda il punto più alto di questa raccolta si trova nella quarta traccia, “Resistir” degli Helker: adoro l’interpretazione vocale del pezzo e per i miei gusti è una delle migliori degli ultimi anni, davvero esaltante e straordinaria.
- Black Majesty – Into the Black
- Gun Barrel – Front Killers
- Halford – Resurrection
- Helker – Resistir
- Helloween – Soul Survivor
- Jorn – Lonely Are the Brave
- Rebellion – Sweden
- Scar Symmetry – The Illusionist
- Teräsbetoni – Älä Kerro Meille
- Virgin Steele – We Rule The Night