11
Nov

Grazia novembrina

   

Pubblicato giovedì 11 Novembre 2010 alle 16:30 da Francesco

Adoro la mia percezione del tempo e mi domando se anch’essa sia destinata a cambiare prima o poi. Mi piacciono i colori autunnali, però a tempo debito mi auguro di rivedere i ciliegi in fiore. Attorno a me c’è molta terra bruciata perché ardo d’amor proprio senza scottarmi. Soffio sopra i fuochi fatui per accelerarne la scomparsa e ogni tanto mi attardo su questioni di poco conto per incazzarmi inutilmente, però la contentezza caratterizza buona parte delle mie giornate e non ho proprio nulla di cui lamentarmi con me stesso. Devo dare fondo alle riserve di fantasia poiché non posso avvalermi dell’ispirazione che potrei attingere copiosamente dalla malinconia e dalle imitazioni di quest’ultima se fossi ancora in grado d’abbracciarle in modo autentico.
A taluni piacciono i drammi e qualche volta cercano d’instillare un tocco tragico nelle proprie vite per renderle più appetibili. Il Sole non gira attorno alla Terra e quest’ultima non ruota attorno ai problemi immaginari che spesso vengono impiegati nel ramo del disfattismo, lo stesso al quale gli imprenditori dell’autodistruzione s’impiccherebbero immediatamente se fossero afflitti da pesi veramente insostenibili. Già varie versioni di “Ippolito incoronato” sono state scritte e almeno io mi avvalgo della facoltà di non rompermi i coglioni a redigerne l’ennesima rivisitazione moderna. D’altronde parecchie paturnie nascono e si moltiplicano dalle mancanze affettive o da rapporti conflittuali. Io appaio freddo, atarassico o addirittura arrendevole per il modo nel quale intendo i sentimenti, ma in realtà nel giudizio altrui talvolta vengo punito per l’assenza di struggimento nelle mie considerazioni. La croce non la porto al collo né sulla groppa: non ne sono munito, dio cane. Le emozioni sono polimorfe, la stupidità invece è quadratissima e ogni tanto preferisco la seconda alle prime, in particolare ogniqualvolta sorga in me la voglia o il bisogno d’accomodare velocemente la leggerezza passeggera dei pensieri. In me le assenze del malessere sono del tutto giustificate e non c’è bisogno alcuno che si presentino accompagnate dalle riflessioni cupe.

Categorie: Parole |

Parole chiave: , , , , , , , ,

7
Nov

Buono alla prima

   

Pubblicato domenica 7 Novembre 2010 alle 00:59 da Francesco

Non sono un grande cuoco, ma in questi anni, per cause di forza maggiore, almeno ho imparato a sopravvivere dietro ai fornelli. Preparo tutti i miei pasti senza invidiare affatto lo scatolame di terz’ordine che rifilo ai miei gatti. Sono riuscito a preparare il gohan, ovvero il riso giapponese. La preparazione non è affatto complicata, ma richiede un po’ di tempo. Prima ho lavato il riso per un paio di minuti e poi l’ho lasciato riposare dentro la pentola con un volume d’acqua pari alla quantità di chicchi per oltre mezz’ora. Infine ho posto il coperchio sulla pentola (tra l’altro segno della mia scarsa collaborazione con il diavolo) e ho scaldato il tutto per una decina di minuti, ma dopo la soppressione della fiamma ho lasciato per altri cinque minuti il coperchio nella sua posizione apicale dimodoché il vapore terminasse il proprio effetto.
I miei abbinamenti sono altamente discutibili. In questa occasione ho accompagnato il riso con dei samosas (che dovevo soltanto scaldare), qualche patata novella e due hamburger, giusto per dimostrare ai miei gatti che sono ancora un onnivoro. Mi piacerebbe abbandonare del tutto la carne rossa e già adesso non ne sono un grande consumatore, però non riesco ancora a sposare un’alimentazione vegetariana e non ho alcuna fretta di farlo pur riconoscendone la superiorità nutrizionale. Per sopravvivere sarei disposto anche ad uccidere i miei amati felini e se fossi nato sessant’anni prima forse le circostanze mi avrebbero costretto a farlo, ma fortunatamente posso dispensare carezze alle bestiole che mi circondano invece di doverle sgozzare a sangue freddo. In termini cronologici la mia generazione è una delle ultime tappe dell’evoluzione umana, ma quest’ultima è avvenuta al costo di una certa efferatezza che non va dimenticata e anche per questa ragione dovrei rivedere la mia alimentazione in termini etici. Per adesso: fanculo. In futuro, forse, bandirò la carne, sebbene per certi versi sembra che io l’abbia già fatto in altri ambiti. Bon appétit.

Categorie: Immagini, Parole |

Parole chiave: , , , ,

3
Nov

Altre schegge di qualunquismo

   

Pubblicato mercoledì 3 Novembre 2010 alle 02:18 da Francesco

Sui giornali e nei dibattiti televisivi i fatti recenti di cronaca nera hanno riconsegnato il testimone alle beghe sessuali dei politici. Già in altre occasioni ho espresso una forte simpatia umana per Silvio Berlusconi e difatti mi piacerebbe ascoltare i suoi aneddoti tanto in una delle sue venti case quanto in una cella di San Vittore. Se un politico svolgesse bene le sue funzioni pubbliche io non avrei nulla da ridire sulla sua vita privata e, alla luce di un operato efficace, non avrei niente da contestare per qualche piccolo abuso di potere. Sono un individuo piuttosto tollerante nei confronti di chiunque sappia fare il suo mestiere. Silvio Berlusconi per me è un’icona pop che resterà nella memoria del costume italiano e ribadisco la profonda simpatia che nutro nei suoi confronti, tuttavia come politico non mi pare che si sia distinto dai suoi predecessori vermiformi. Credo che l’Italia non abbia mai conosciuto l’età dell’oro e non penso che quest’ultima sorgerà all’alba di un nuovo governo. Nella classe politica io vedo il riflesso d’una parte della società italiana. Determinate persone sono molto indulgenti con loro stesse e ragionano quasi in modo tribale per favorire chiunque rientri nel raggio della famiglia o dell’amicizia. Sospetto che sia pressoché impossibile fare politica senza compiere dei calcoli elettorali e dunque v’è sempre un cane che si morde la coda. In altre parole, un candidato non può dire o fare ciò che porterebbe un bene comune perché se assumesse determinate posizioni andrebbe a perdere un numero consistente di voti. Una politica laica è quasi impraticabile dentro i confini italici poiché il mondo cattolico ha un peso notevole alle urne e influenza trasversalmente tutte le possibili coalizioni. Proprio non riesco a trovare un pertugio ove ficcare il mio voto. L’ultimo governo di sinistra mi è sembrato fin troppo simile al circo Togni per via delle idee eterogenee che presentava al suo interno. Quando a Clemente Mastella venne affidato il Ministero della Giustizia io m’aspettai che in quello della Sanità tornassero a girovagare Dulio Poggiolini e consorte. Comunque al peggio non c’è mai fine e le ultime legislature di destra lo dimostrano ampiamente. Credo che l’unico sciopero efficace sia quello demografico: insomma, per non doversi più preoccupare del futuro dei figli è sufficiente non farne e non prestare attenzione alle rimostranze dei preti pedofili, ai quali, in questo modo, verrebbero chiuse le forniture di culetti da sodomizzare.
A me piacciono molto le uscite di Silvio Berlusconi: le adoro. La sua misoginia quasi elegante e la sua omofobia faceta mi divertono assai, ma tale apprezzamento, ad esempio, non mi impedisce di sostenere l’adozione per le coppie omosessuali. Talvolta non è importante il contenuto di un discorso, bensì la sua forma. A me piacerebbe molto che oltre agli interessi privati anche tutte le religioni venissero bandite dalle istituzioni e portassero all’estinzione politica di personaggi come Paola Binetti. Ricorro ad una citazione di cui non rammento l’autore: “Se è cristiana, non è democrazia”. Comunque più che un’opinione politica, questo appunto contiene la riprova della mia capacità d’apprezzare comportamenti e situazioni che non mi appartengono e verso cui non mi proietto. D’altronde, in una classifica improvvisata, a qualche gradino di distanza da Gino Strada, che probabilmente è l’italiano in vita che stimo di più, si trova Fabrizio Corona.

Categorie: Parole |

31
Ott

Didattica efficace

   

Pubblicato domenica 31 Ottobre 2010 alle 01:48 da Francesco

Lo studio incostante della lingua giapponese mi ha fatto imbattere in un insegnante sui generis. Conosco circa duecento ideogrammi e per ognuno mi ricordo almeno due pronunce, di solito una in cinese e una in giapponese. La grammatica di base mi è chiara, ma non sono ancora in grado di sostenere una conversazione. In un testo posso riconoscere qualche parola e nel migliore dei casi riesco ad afferrare il senso del discorso, ma anche la lettura mi è ancora preclusa e penso di non poterla esercitare fino a quando non apprenderò almeno altri ottocento ideogrammi (anche se a quel punto, ammesso che io ci arrivi, dovrò impararne almeno altri mille per una piena comprensione). La mia scrittura non segue sempre l’ordine dei tratti, perciò un purista o un docente universitario mi bacchetterebbero di sicuro, ma ormai le parole vengono perlopiù digitate e dunque mi avvalgo della pratica manuale (siano lodati i doppi sensi) soltanto per memorizzare meglio gli ideogrammi: insomma, per me la calligrafia non è un fine, bensì un mezzo per uno scopo mnemonico. In tre anni avrei potuto fare molti progressi in più, ma tutto sommato sono soddisfatto per il rapporto vigente tra il tempo che ho dedicato a questo studio intermittente, totalmente privo di pretese, e le nozioni che ho raccolto finora.
Girando qua e là per il world wide web ho scoperto su YouTube alcune lezioni d’un tipo geniale: costui propone un metodo d’insegnamento efficace e divertente nel quale mi rivedo molto. Se potessi e dovessi tenere delle lezioni su qualsiasi cosa, probabilmente userei lo stesso modus operandi, anche se invero già lo adopero per spiegarmi in talune occasioni. Per me il turpiloquio e le volgarità di vario genere sottolineano bene i concetti, a differenza di quanto riesca a fare l’eloquio elegante e monotono di chiunque impartisca lezioni soporifere, convenzionali: in altre parole, quelle accademiche, tristemente impostate. Adoro questo yankee: è davvero un tizio brillante e lo dimostra anche con gli altri video del suo canale.

Categorie: Parole, Video |

Parole chiave: , , , , ,

29
Ott

Immune all’effetto Forer

   

Pubblicato venerdì 29 Ottobre 2010 alle 16:42 da Francesco

Durante certe ricerche ho incontrato più volte la figura di G. I. Gurdjieff, ma ho sempre avuto un approccio superficiale e quasi derisorio nei suoi confronti. L’esoterismo mi fa sorridere, anche se devo riconoscerne il fascino evocativo e attribuirgli il merito d’aver ispirato degli episodi letterari piuttosto interessanti. Malgrado la mia ritrosia cerco di attingere qualcosa dal metodo della cosiddetta “Quarta Via” e in particolare mi riferisco al ricordo di Sé e agli esercizi sull’attenzione. Non sono disposto a seguire un maestro in tematiche tanto delicate benché il sistema suddetto preveda l’indispensabilità di una supervisione. Credo che i metodi e le dottrine vengano  erosi dal tempo e dalle sofisticazioni a cui quest’ultimo sottopone qualsiasi pratica che debba essere tramandata. Io mi avvalgo di un sincretismo personale a cui aggiungo o sottraggo pezzi in base alle mie esigenze e da cui bandisco categoricamente qualsiasi forma di spiritualità, tuttavia non vedo di buon occhio neppure la filosofia e mi sento fortunato ad averne una conoscenza ridotta. Punto ad affinare la padronanza della mente e del corpo, ma allo stesso tempo compio lo sforzo quasi paradossale d’identificarmi il meno possibile con tale scopo per preservarne l’autenticità. Quanto sono carezzevoli sull’Ego gli effetti delle discussioni “profonde”? Quanta vanità s’origina nella trattazione di certi argomenti? Per quanto possibile cerco d’evitare queste “soddisfazioni” intellettuali. L’identificazione è un problema gravoso, un male congenito, al quale Krishnamurti ha dedicato le parole migliori che abbia mai letto su questo tema e di cui ho già fatto menzione in altri appunti.
Avverto la necessità naturale di conoscermi e la mia indagine non è dettata da alcun malessere. Se non avessi assecondato il bisogno di scoprirmi probabilmente la mia esistenza ne avrebbe risentito pesantemente. Non sono mai stato indotto né introdotto all’introspezione, bensì alla direzione contraria. All’inizio l’autoanalisi mi ha fatto correre dei rischi notevoli, viscerali e pregni di paura, ma poi mi ha ricompensato. Non mi è stato tolto nulla perché sotto certi aspetti non avevo nulla e continuo a non “possedere” alcunché. Quali forme nefaste avrebbero assunto le mie mancanze emotive se io non fossi stato in grado d’inquadrarle in modo distaccato? Tutto ciò non è mera teoria né un coacervo di considerazioni bislacche, bensì è reale e tangibile perché io sono ancora integro e cammino a passo spedito.

Categorie: Parole |

Parole chiave: , , , , , ,

26
Ott

Qualunquismo consapevole

   

Pubblicato martedì 26 Ottobre 2010 alle 20:37 da Francesco

Coltivo l’empatia, ma non mi faccio coinvolgere eccessivamente dai drammi che vessano questo mondo. Mi informo e cerco di non dimenticare determinate cose, tuttavia mi devo scontrare con l’impossibilità di fornire un contributo alla soluzione dei problemi altrui e di conseguenza sposo di rado le cause collettive. Le mie opinioni sostengono molte battaglie, però sono soltanto dei pensieri che talvolta faticano persino ad assumere una forma scritta e non hanno alcuna utilità. La politica ragiona troppo su se stessa e i suoi interpreti nel migliore dei casi assomigliano a dei politologi. Apprezzo le istituzioni per ciò che dovrebbero fare, però di fatto chi le rappresenta spesso mi fa dubitare che la democrazia sia il male minore. Non vivo in Niger, nel Laos, in Congo o in Nicaragua e in parte mi sento fortunato ad essere nato in Italia, ma avverto un malessere crescente nei miei connazionali. Chiunque stia bene dovrebbe quantomeno auspicarsi un netto miglioramento delle condizioni di chiunque conduca una vita difficoltosa e questo interesse non dovrebbe sorgere dalla bontà d’animo, bensì dalla consapevolezza che troppa disuguaglianza può creare un clima sociale piuttosto pericoloso anche per quelle esistenze che non risentono direttamente dei capricci dell’economia e dei trattamenti iniqui ai vari livelli istituzionali.
Una parte d’Italia assomiglia a quella Cina che un tempo era nelle mani dei signori della guerra. Lo spirito nazionale s’infiamma soltanto per le partite di calcio e la laicità dello Stato sprofonda sotto il peso dell’importanza che gli organi d’informazione concedono alle dichiarazioni banali e ingerenti del Vaticano. La morale cattolica e il senso del peccato ammorbano buona parte della società, tra cui annovero anche coloro che senza rendersene conto o per mancanza di mezzi intellettuali ne subiscono il retaggio culturale pur non essendo credenti né praticanti.
Io posso soltanto migliorare me stesso e preoccuparmi di qualche faccenda locale, ma sono del tutto impotente dinanzi ai grandi accadimenti poiché non mi rivedo nella linea politica di alcun partito. Sono un qualunquista per necessità e abbandono questa etichetta ogniqualvolta mi sia possibile, ma non penso d’essere l’unico in queste condizioni. Spero davvero che l’Italia possa sopravvivere ai carnefici che l’amministrano e la offendono, inoltre mi auguro di non doverla mai abbandonare definitivamente. Per quanto m’è possibile, cerco d’avere un po’ d’amor di patria.

Categorie: Parole |

Parole chiave: , , , , ,

24
Ott

Non s’arretra d’un passo

   

Pubblicato domenica 24 Ottobre 2010 alle 23:30 da Francesco

Mi sento molto bene e credo che la mia forma fisica non sia mai stata migliore. Recentemente ho scoperto la lunghezza reale del mio percorso podistico. SmartRunner mi segnava spesso una distanza di ventiquattro chilometri, ma ogni tanto mostrava delle variazioni eccessive che non potevano essere giustificate dai lievi cambiamenti della traiettoria. Mi sono documentato un po’ e alla fine sono venuto a conoscenza del cattivo funzionamento dell’applicazione suddetta in ambito Symbian. Ho sostituito SmartRunner con Edmondo e quest’ultimo programma mi ha dato dei risultati coerenti, ma ha confermato le prime misurazioni che avevo fatto attraverso Gmaps Pedometer, inferiori a quelle effettuate tramite i primi usi di SmartRunner. Insomma, io percorro ventuno chilometri e settecento metri. In termini di resistenza cambia poco, ma devo rivedere al rialzo tutti i calcoli sulla velocità. Normalmente la mia media è di 4’,30” al chilometro e alla luce della distanza appurata probabilmente non sono mai sceso sotto i quattro minuti, neppure nella mia prestazione migliore.  Devo ammettere che mi sarebbe piaciuto potermi fregiare di questo record personale, ma alla fine non sono un podista e mi alleno per altri scopi. Ho aumentato un po’ i carichi dell’allenamento pesistico e per adesso non avverto alcuna ripercussione. Io non mi alleno in palestra, ma faccio tutto a casa, tra la mia stanza e la campagna circostante.
Voglio lavorare un po’ sulle gambe per rendere più veloci i loro movimenti e guadagnare un po’ d’elasticità muscolare. Il tae kwon do farebbe al mio caso, però non intendo iscrivermi ad alcun corso. Punto a mantenere per almeno dieci secondi la posizione dello yop chagi che ancora non riesco manco ad assumere. Sono soddisfatto della mia capacità polmonare e penso che ormai sia arrivato il momento di ottenere una padronanza maggiore del corpo. Non m’interessano le arti marziali, anche se per quanto possibile cercherò d’attingere da alcune di loro per favorire  l’elasticità fisica. Probabilmente ne uscirà fuori una tecnica ibrida di scarso valore, ma sufficiente per i miei scopi. Dovrò dedicarmi parecchio allo stretching che finora ho quasi sempre snobbato. Lo yoga potrebbe aiutarmi, ma non mi attrae e inoltre sospetto che possa dare dei benefici soltanto con un’esecuzione accurata. Tengo sempre a mente il privilegio che mi ha concesso la natura: un corpo sano.

Categorie: Parole |

22
Ott

Involtini primavera e narcisismo

   

Pubblicato venerdì 22 Ottobre 2010 alle 22:20 da Francesco

Konban harumaki o tabemasu. Finalmente ho trovato un luogo dalle mie parti ove comprar un po’ di cibo cinese surgelato e sono molto lieto d’aver fatto tale scoperta, anche se l’incipit di questo breve appunto è giapponese. Attendo il nuovo anno per tornare in Oriente e il prossimo viaggio non mi porterà per la terza volta nel Sol Levante benché io conti di tornarci. L’Asia è la mia seconda casa e non escludo che un giorno possa diventare la prima data la devastazione che attende il paradiso in cui vivo attualmente.

Categorie: Immagini, Parole |

Parole chiave: ,

21
Ott

Quandunque il Sé si trasmetta in differita

   

Pubblicato giovedì 21 Ottobre 2010 alle 00:14 da Francesco

Anni fa mi denigravo giustamente. Se non avessi insultato me stesso non sarei mai riuscito a svegliarmi dall’apatia. Non ho mai trovato un maestro né qualcosa che potesse guidarmi, sennò avrei risparmiato un po’ di tempo. Ho sempre ricevuto esempi negativi che fortunatamente sono stati ottenebrati dalla mia lungimiranza. Anche quando ero sfiduciato e versavo nella mestizia in me sopiva la forza interiore che ancor oggi mi permette di camminare a mezzo metro di altezza. Potrei essere invulnerabile emotivamente, ma se assecondassi questa tentazione arrogante e arida dimostrerei soltanto una forma di debolezza meno palese, invece sono ancora disposto ad abbassare ogni difesa qualora delle circostanze eccezionali lo richiedano e proprio in questa capacità venata di consapevolezza io intravedo la parte migliore di me: non sono affatto freddo.
Il mio approccio ai sentimenti non è passionale né razionale, ma è dettato dall’unione di Psiche ed Eros alla luce del sole e non tramite incontri al buio come nell’opera di Apuelio o nelle usanze pulsionali delle decadi più recenti.
Il tempo non mi inganna più benché io qualche volta riesca a buggerare lui. Sono giovane, però comincio a rischiare di non vivere alcun trasporto emotivo e non mi faccio fregare da un timore che dovrebbe sorgere in me: fanculo, io lascio che divori le energie di qualcun altro. Il futuro è in divenire per definizione e così come non lo metto nelle mani di una cartomante, non lo depongo neanche sulle paure millantatrici che tra l’altro non trovano spazio nella mia lettura della realtà. Nei paraggi della mia persona, dalle anime in pena si levano cassandre esagerate e previsioni cupe, pare inoltre che per costoro ogni passo avanti debba essere seguito da un salto indietro. Mi disgusta questo leitmotiv depressivo e tendo a non dare fiducia a chiunque non l’abbia in sé. Spesso avverto grandi reticenze, sovente più assordanti delle verità che nascondono. L’onestà nei confronti altrui è auspicabile per vivere bene, però credo che quella verso sé stessi diventi addirittura imprescindibile per sventare certi disastri. Proroghe continue, rinvii ingiustificati e vari ricorsi a impegni abituali possono ritardare molto l’incontro di un individuo con i limiti a cui prima o poi dovrà dare udienza. Un tumore che viene lasciato ingrandire, un nemico a cui si concede il tempo di rinforzarsi: a terribili infermità porta la ferma decisione di lasciare altrettanto ferme le questioni insolute a livello interiore. Non critico la società poiché è troppo eterogenea per prestare il fianco a dei giudizi attendibili, però cerco di comprenderne una parte per non farmi contagiare dalla cecità volontaria. Lo ripeto per l’ennesima volta: io non pretendo di cambiare il mondo, d’altronde sarebbe un moto infantile di romanticismo, ma compio gli sforzi intellettuali e fisici per evitare che accada l’esatto contrario. Insomma, i conflitti intestini hanno ripercussioni sull’esterno e prima di puntare il dito contro gli altri forse un individuo dovrebbe domandarsi se non sia stato lui per primo a commettere l’errore di avvicinarsi a persone incompatibili. Talvolta l’incompatibilità è del tutto artificiale e viene evocata per negare qualsiasi valenza ad un’affinità che oltre alla gioia porterebbe anche la necessità di un confronto personale in uno dei soggetti interessati. Credo che nei veri inetti la felicità sia subordinata alla sopravvivenza di determinate istanze psichiche malgrado la parvenza di normalità e d’integrazione sociale che può risultare da un’attività febbrile in più campi o dalla semplice ripetizione di una routine cristallizzata.
Nei mezzi d’informazione forse la questione dei suicidi non viene affrontata spesso per evitare un aumento del tasso di mortalità, ma non sono rari i casi in cui una mancanza di insight porta alla morte come se si trattasse di una carenza organica. Forse una morte vivente insorge anche in coloro che si adattano alla tristezza e dunque l’adattamento a livello personale non rientra nei principi della selezione naturale perché quest’ultima, secondo me e limitatamente al campo emotivo, si spinge al di là di quanto è stato teorizzato per la sopravvivenza. Non compatisco chi decide di togliersi la vita sebbene per questa regola io preveda doverose eccezioni, contenute nel numero e mai nelle circostanze. Il suicidio fisico e quello emozionale per me rappresentano le lezioni più convincenti della natura per quanto riguarda la salvaguardia di sé stessi.

Categorie: Intimità, Parole |

Parole chiave: , , , , , , , , , , , ,

17
Ott

Contatto

   

Pubblicato domenica 17 Ottobre 2010 alle 02:37 da Francesco

Suppongo che in una relazione amorosa la sessualità svolga una funzione capitale. Trovo banali e poveri i rapporti che offrano soltanto la carnalità o un appagamento platonico, insomma tutti quei legami incompleti che ancor oggi evito e derido, tuttavia mi domando se io sia all’altezza di sostenere un rapporto che racchiuda in sé un equilibrio perfetto tra istinto e intelletto.
Ormai credo che io abbia conseguito una certa esperienza sotto l’aspetto platonico, però sono completamente impreparato al contatto fisico. Una sciagurata che decidesse d’imbarcarsi in una relazione con me dovrebbe pazientare un po’ per raggiungere l’orgasmo. Probabilmente i primi tempi mostrerei la mia goffaggine e non sarei in grado di fottere come si conviene: ah, diamine! Immagino che una donna percepisca l’abilità del partner a toccarla e penso invece che un uomo difficilmente si renda conto di come i propri gesti impattino sulla cute femminile, tuttavia non mi preoccuperebbe la mancanza di tatto che potrei mostrare all’inizio e dunque neanche l’ansia da prestazione riuscirebbe a farsi spazio in me.
Dalla mia prima sega ne è passato di sperma sotto i ponti, tuttavia non credo che la pornografia mi abbia insegnato granché sul sesso: tanti calli e poche nozioni. Forse soltanto l’esperienza può insegnare le dinamiche dell’amplesso a chiunque sia disposto ad apprenderle senza curarsi subito del proprio appagamento. La sessualità è una dimensione piuttosto lontana da me e con una licenza poetica la definirei in perenne afelio dalla mia realtà, ma ne immagino il potenziale e credo che quest’ultimo sia sconosciuto anche a coloro i quali, pur sessualmente attivi, abbiano soltanto dei rapporti meccanici, improntanti a degli automatismi atavici. Io uso la masturbazione come valvola di sfogo per le pulsioni sessuali e nella mia vita la sua incidenza è tutt’altro che compulsiva, tuttavia non credo che quest’ultima possa svolgere un’altra funzione oltre a quella regolatrice per cui io la osanno.
Io vivo bene nonostante la mancanza d’amore perché ho la consapevolezza dalla mia parte e conosco, da spettatore estraneo ai fatti, quali danni inenarrabili possa subire una vita qualora forzi se stessa per obbedire alle debolezze. La pazienza è la virtù dei forti e talvolta non porta a nulla, ma io la ritengo preferibile a tutta la gamma di disastri annunciati che ormai tracima dai libri d’ogni epoca e dai volti di molta gente.

Categorie: Intimità, Parole |

Parole chiave: , , , , , , ,