Pubblicato martedì 27 Dicembre 2011 alle 20:43 da Francesco
L’immagine sottostante del caro Eisenhower mi ricorda come talvolta la libertà sia solamente un punto di vista. Chissà quanti s’aggrappano alle speranze quando non stringono le sbarre d’una cella o di un’ossessione. Mi domando poi se quelle stesse speranze cambino forma e contenuto qualora le mani si trovino ad intrecciarne altre. Io che non conosco la prigionia né l’affetto non posso rispondermi, però se avessi i titoli per farlo dovrei stare attento a non deformare le mie considerazioni in base all’eventuale vissuto. Ogni tanto mi sento vecchio, ma non si tratta mai di una manifestazione depressiva ed è invece un’esperienza breve nella quale domina un senso di pace che non riesco a trattenere del tutto. Forse sono in grado d’immaginare almeno un po’ cosa possa provare chi è in procinto di morire, ma io in più ho il vantaggio di avere ancora tutta la vita davanti. L’esistenza per me non è un problema, manco un fastidio, ma semplice bizzarria. Se fossi più cinico del dovuto scriverei che il domani è un’invenzione dalla dubbia utilità.
Pubblicato domenica 25 Dicembre 2011 alle 12:03 da Francesco
L’anno volge al termine, perciò ne approfitto per stilare qualche classifica senza pretendere che vi sia una piena concordanza con le mie preferenze autentiche: purtroppo anche la soggettività ha vari strati. Anzitutto appunto la top ten dei dischi che mi hanno accompagnato nel corso dell’anno senza però limitarmi ad includere quelli che sono usciti negli ultimi dodici mesi.
Pathfinder – Beyond The Space, Beyond The Time (2010) Questo è un disco eccezionale che non presenta punti deboli. La title track è una delle cose più epiche che io abbia mai sentito e talvolta me ne avvalgo durante le sessioni di corsa con esiti prodigiosi. A mio avviso si tratta di un nuovo standard per il power metal e sono contento che sia giunto in un momento in cui il genere sembrava incapace di uscire dalla propria stagnazione. Devo sottolineare il grande passaggio di Roberto Tiranti (ospite del gruppo) proprio sulla title track, “Beyond The Space, Beyond The Time”, esattamente tra 6:24 e 6:55: ogni volta che ascolto quei trentuno secondi provo brividi reali.
Le Orme – La Via della Seta (2011) L’ingresso di Spitaleri ha permesso a questo storico gruppo di sfornare quello che a mio avviso è il punto più alto della propria discografia. Ho avuto modo di godermi due volte dal vivo questa nuova line-up che spero di rivedere in futuro. Le Orme hanno dimostrato che il prog italiano è vivo e gode di buona salute.
Demonaz – March of the Norse (2011) Adoro gli Immortal e provo una venerazione per il disco solistico di colui che reputo un maestro del riff. L’album ha atmosfere cupe in cui si sentono gli echi di “All Shall Fall” del duo norvegese, ma gode di una sua personalità che sfiora il black metal senza arenarsici: tra l’altro ho acquistato l’album in vinile dato che per me meritava l’esborso. Demonaz prova ancora una volta che la tendinite non gli impedisce di fare grandi cose.
Davide Spitaleri – Uomo Irregolare (1980) Grazie all’ultimo album de Le Orme ho scoperto la voce meravigliosa di Spitaleri e di conseguenza oltre a questo disco dovrei citare anche quelli dei Metamorfosi, ma lo spazio è tiranno! Le linee vocali di tutto “Uomo Irregolare” (di cui adoro la title track) hanno qualcosa che riesce a toccarmi in profondità: insomma, per me si tratta di un lavoro emozionate da parte di un’icona del prog italiano.
Sunless Rise – Promo (2009) Mi chiedo come mai questi sbarbatelli russi non abbiano ancora un contratto. Sono incappato per caso nel loro demo e ne sono rimasto folgorato. Costoro offrono un death metal melodico molto tecnico e non oso pensare a cosa potrebbero sfornare in un full length. Il promo può essere scaricato gratuitamente dal sito del gruppo.
Nightrage – Insidious (2011) Devo essere sincero: da questi ragazzi non mi aspettavo nulla di meno! La formula è sempre la stessa: death metal melodico di grande qualità, tutt’altro che banale e in cui io noto un ulteriore (l’ennesimo!) miglioramento della formazione svedese.
Apollo Brown – Clouds (2011) Mi sono allontanato parecchio dalle ultime uscite hip hop in quanto non riesco più a trovare delle produzioni in grado di appagarmi l’udito, però l’album esclusivamente strumentale di Apollo Brown è una piacevole eccezione a quest’arida regola. Tra le ventotto tracce la mia preferita è “Tao Te Ching”: favolosa.
Supreme Pain – Divine Incarnation (2011) Questo è un disco che non guarda in faccia nulla e nessuno: brutale dall’inizio alla fine. Non ci sono compromessi. Sonorità estreme, fedeli ad una scuola che oggi ha lasciato spazio a soluzioni più melodiche. Il death metal di questo gruppo è proprio tale, senza la necessità di doverlo allungare con aggettivi impropri.
Liquid Horizon – The Script of Life (2011) Sono venuto a conoscenza di questa band tramite una web radio e sono rimasto particolarmente colpito da un loro pezzo, “When Darkness Fall”: in seguito mi sono piaciute molte delle tracce che compongono l’album summenzionato.
Keith Jarrett – My Foolish Heart (2007) Non so davvero quali parole spendere per questo mostro sacro e in realtà mi sento un po’ a disagio nel collocarlo al termine di questa top ten. Per certi stati d’animo il disco in questione incontra pochi rivali dentro di me.
In termini di tempo è più facile ascoltare un disco che leggere un libro, ma non è detto che una certa fruizione del primo richieda meno ore del secondo. Non intendo fare grandi commenti né tanto meno cimentarmi in riassunti prolissi, perciò sarò assai breve. A differenza della classifica musicale, quella dedicati ai libri l’ho stilata su letture che sono state tutte molto interessanti. D’altronde pongo molta attenzione a ciò che scelgo di leggere ed erro di rado, davvero di rado. Questa top three si basa su undici libri letti nel corso dell’ultimo anno.
Il maestro e Margherita – Michail Bulgakov Ho consumato questo classico in camminate da venti chilometri l’una (in gran parte lungo il percorso che solitamente faccio a corsa), con una tecnica di lettura che ho preso in prestito da certi monaci, ovviamente esasperata da me grazie alle doti podistiche. C’è un non so che di magico tra le pagine di Bulgakov, un magnetismo che attrae l’inquietudine e lo stupore senza chiedere permesso. Qualcosa di smile mi capitò quando lessi per la prima volta “Delitto e castigo”. Una tristezza assai profonda, una comicità tenue e un poderoso conforto rappresentano ciò che mi ha accompagnato pagina dopo pagina e ben oltre. Potrei anche aver intuito qualcosa in più sull’amore, ma devo lasciare al tempo il compito di svelarmelo.
Rigodon – Louis-Ferdinand Céline Per me è la parte migliore de “La trilogia del nord”. Ovviamente reputo “Viaggio al termine della notte” e “Morte a credito” su un altro pianeta, però anche in questo libro Céline riesce a mostrare il meglio e il peggio di sé, infatti nel suo stile caustico, come i resti delle città tedesche che attraversa, egli snocciola una sensibilità che non si banalizza mai. Céline tocca le corde più profonde dell’essere umano, tuttavia ha il buon gusto (o il cattivo, dipende dai punti di vista) di farlo partendo dal culo.
Il cervello e il mondo interno – Mark Solms, Oliver Turnbull Questo volume divulgativo ha espanso le mie conoscenze (sempre manchevoli) in merito alla psicoanalisi e al suo (nuovo) incontro con le neuroscienze. Alcune parti del testo hanno freddato un po’ la mia visione dell’esistenza, altre invece mi hanno spinto a chiedermi perché io sia giunto a tali conclusioni. Insomma, tra le nozioni e le ipotesi vi ho ricavato anche momenti d’introspezione.
Infine vorrei fare una menzione d’onore per ‘sto cazzo: doverosa un paio di palle!
Pubblicato giovedì 22 Dicembre 2011 alle 19:03 da Francesco
Seguo l’andamento del mondo attraverso le notizie locali e internazionali, ma evito di spenderci troppe righe su queste pagine. La manovra del governo tecnico mi ha deluso e mi chiedo come mai non sia stata elaborata con una tassazione meno vessatoria. Forse sussistono delle ragioni che non possono essere divulgate? Non intendo qualcosa di dietrologico, bensì un silenzio che sia motivato da ragioni di Stato. Io spero che dalla politica spariscano i legami con le ideologie e le filosofie, perciò anche i simboli e le bandiere: non mi riferisco soltanto agli estremisti, oramai relegati a mero folclore, ma anche e specialmente alle formazioni moderate. Non sono uno che difende a spada tratta la democrazia perché questa può attecchire soltanto in nazioni abbastanza mature per accoglierla, nelle altre invece vi è un rigetto come purtroppo avviene talvolta dopo il trapianto di un organo. Ad uno sbaglio concertato e condiviso preferisco di gran lunga una scelta corretta da parte di una élite ristretta. Vorrei che l’Italia perdesse la sovranità nazionale e venisse affidata alla guida di un governo d’emergenza composto soltanto da altri europei per il tempo necessario. Se qualcuno leggesse queste parole potrebbe pensare che io sia un fautore dell’assolutismo, invece propendo per l’esatto contrario, però faccio i conti con la realtà. Come per altre questioni, mi auguro che le mie idee vengano smentite con largo anticipo. Non ho convinzioni ferree e anche per questa ragione non potrei mai legarmi ad una formazione politica, ma spero sempre che prevalgano le scelte più efficaci e non me ne frega un cazzo se queste poi finiscano per smentire le mie opinioni da quattro soldi. Sono pragmatico: a fanculo le teorie che taluni cercano d’incastrare nel mondo, a meno che non vi portino migliorie.
Pubblicato mercoledì 21 Dicembre 2011 alle 19:34 da Francesco
Il primo dicembre ho cominciato a scrivere il quarto libro. Sono rimasto impressionato dal ritmo della mia immaginazione che s’è rivelato decisamente più rapido rispetto agli sforzi precedenti. Sulla tastiera sono veloce e digito con otto dita, però nell’ambito della stesura questa scioltezza non m’è di alcuna utilità senza idee e difatti qualche volta, durante le sessioni di creazione, ne impiego metà per compiere celeri ricerche di carattere pornografico: ovviamente in questi casi l’altra metà la uso per manovrami l’uccello. Approfitto dell’occasione per spezzare una lancia a favore delle bionde maggiorate di cui ho apprezzato le doti recitative in questi giorni prenatalizi. Mi chiedo come faccia il mondo ad andare a picco malgrado il priapismo dilagante, ma non voglio divagare. In questo periodo ho la sensazione che le mie capacità mnemoniche siano aumentate insieme a quelle creative, tuttavia non riesco a capire se si tratti di una mera coincidenza o se ci sia un legame: in ambo i campi intendo gli incrementi in termini quantitativi e, specialmente nel secondo caso, per adesso evito di esprimermi su quelli qualitativi. Sono prossimo a conoscere duecentocinquanta kanji e per ognuno di essi almeno due pronunce, ma ciò che m’entusiasma è la facilità con la quale riesco finalmente a imparare e a memorizzare nuovi ideogrammi. Probabilmente sono una persona priva di talento e forse ciò dipende dall’equilibrio perfetto della mia psiche che potrebbe inibire la comparsa di qualche dote. Ovviamente non penso che ogni persona in grado di fare cose notevoli sia affetta da qualche turba mentale, ma voglio invece sottolineare, come tra l’altro fa Oliver Sacks in Musicofilia, che nelle persone normali e prive di abilità particolari queste invece potrebbero emergere dopo una lesione cerebrale o al cospetto di una patologia neurologica: eh sì, paradossale. Comunque non ambisco né al Premio Strega né ad un ictus, lo giuro: mi venisse un colpo!
Pubblicato martedì 20 Dicembre 2011 alle 18:35 da Francesco
Le primavere arabe ormai sembrano vecchi autunni. Altrove un intero popolo veste a lutto per il caro leader, ma quell’isteria collettiva ai miei occhi non differisce in nulla dalla riverenza di cui gode il clero nel prospero Occidente. La mano di qualche razzista viene armata da frustrazioni che non dipendono affatto dalla quantità di melanina di terzi né dai passaporti del terzo mondo. Piccole ingiustizie rimbombano, altre invece sono costrette al voto di silenzio perché non hanno mercato elettorale. Il garantismo si fa coglioneria e così permette a qualche sedicente liberale di farsi le seghe con le convinzioni che ne alimentano l’identità politica. Tutti hanno la ricetta, però presenta sempre un retrogusto di curaro. La storia non propone mai nulla di nuovo, si ripete e viene ripetuta benché gli errori cambino costume ad ogni giro di valzer. Affezionati a questo via vai di cadaveri e neonati, io ci sborro sul mondo che taluni si auspicano. Preferirei che un giorno il Corriere della Sera titolasse pressappoco così: “La fine dell’umanità: l’impatto con Aphosis è imminente. Il meteorite ci colpirà tra una settimana”. Fatte eccezione per la morte, è del tutto scontato sottolineare come su questo pianeta (senza scomodare l’universo, occupato com’è a detonare supernove) regni l’incertezza anche dentro le casseforti. Io non cerco di differenziarmi da nulla e non mi servono confronti, ma penso soltanto a coltivare la mia forma mentis poiché costituisce l’unico bene inalienabile. Chissà come morirò. Mi sono immaginato varie volte con la faccia dentro una pozza di fango; accasciato a terra dopo un collasso improvviso durante una delle mie corse. Quella descritta sarebbe una dipartita epica e avrebbe un certo stile, ma questo ragazzo calpesta l’erba cattiva, sua sorella naturale e in un tempo di crisi come questo vuole vendere la pelle a caro prezzo. See ya out there.
Pubblicato sabato 17 Dicembre 2011 alle 11:30 da Francesco
Sono giunto alla metà di Musicofilia, un libro di Oliver Sacks. Per adesso sono rimasto affascinato dalla descrizione di come in certi casi dei mali congeniti o dei gravi incidenti liberino delle abilità sopite. M’intriga la figura del cosiddetto idiot savant, espressione con cui si designano coloro i quali affetti da ritardo mentale o autismo presentano tuttavia delle capacità fuori dal comune in vari campi: nella arti visive, in quelle musicali o nella matematica. Non ero all’oscuro di casi simili, ma non ne avevo ancora approfondito nulla. Ho letto che alcune delle capacità suddette forse in passato appartenevano a tutta l’umanità e hanno poi finito per scomparire a causa degli scopi adattativi della specie. In alcune circostanze le abilità vengono sbloccate per via di uno sviluppo anomalo degli emisferi che nella fattispecie vede una dominanza di quello destro, deputato alle facoltà percettive, con un sottosviluppo del sinistro, adibito invece al linguaggio; questo collima con la descrizione di quegli individui che riescono a suonare composizioni complesse senza però riuscire ad esprimersi verbalmente in quanto carenti sotto l’aspetto linguistico e concettuale. Nel mio interesse ha trovato spazio anche l’argomento delle allucinazioni musicali che spesso si presentano con l’insorgere della sordità. Questi stati allucinatori non hanno affatto una matrice psicotica, bensì esclusivamente fisiologica. Pare che il lobo temporale e altre zone del cerebro concorrano a crearsi quei suoni che non riescono più a ricevere a causa della perdita dell’udito.
Pubblicato martedì 13 Dicembre 2011 alle 15:48 da Francesco
Ho letto quasi tutti i libri cartacei che m’ero preso cura d’impilare alla fine dell’estate e circa una settimana fa ho ordinato il Kindle; ne sono rimasto soddisfatto benché per ora mi sia limitato a leggere i campioni di alcuni testi per i quali avevo bisogno di valutare l’acquisto. Ho una vista quasi perfetta, difatti quando cercai d’arruolarmi l’oftalmologo decretò nove decimi per un occhio e dieci per l’altro: se il colloquio con lo psicologo fosse andato altrettanto bene oggi sarei caporal maggiore. Insomma, anche se non ho problemi oculari trovo rilassante la lettura sul Kindle, però non escludo che possa trattarsi soltanto di una sensazione temporanea. Non sono affezionato alla carta, ma non voglio disfarmene del tutto e di conseguenza prima d’ogni acquisto valuterò prezzi e comodità; ci saranno volumi di cui preferirò la versione digitale e altri che invece vorrò consultare con le manine sante. Per quanto sia ampio, mi pare che il catalogo italiano possa offrire di più, perciò sono contento che l’Adelphi abbia iniziato a rendere compatibile qualche suo titolo col giocattolo di Amazon. Forse la mia prima lettura riguarderà l’economia, ma paradossalmente mi permetterà di conoscere meglio le tragedie greche…
Pubblicato sabato 10 Dicembre 2011 alle 13:19 da Francesco
Non ho granché da scrivere in questi giorni. La mia esistenza è scandita da ritmi precisi e uso il tempo libero per quelle attività con cui sono tutt’uno da oltre un lustro: la corsa, la scrittura, la lettura e le loro ramificazioni. Non vedo nessuno, però vedo oltre e me ne compiaccio. È un periodo stupendo quello che mi trovo a vivere benché l’Italia sia sull’orlo della guerra civile. Trovo epica la mia solitudine e credo che faccia emergere la parte migliore di me. Se avessi una relazione probabilmente non riuscirei a godermela poiché questi mesi sono stupefacenti per un isolamento che è tuttavia perfezionabile. In futuro sono certo che riaffiorerà il bisogno naturale d’avere qualcuno accanto, ma ora soltanto la coscrizione potrebbe strapparmi da cotanta pace. Nelle mie giornate non c’è motivo tedio, neanche nelle questioni burocratiche che assolvo senza sentirne il peso. In passato ho già toccato un livello così alto d’amor proprio, però non escludo di potermi superare. Taluni si concentrano sugli altri, io preferisco di gran lunga dedicarmi a me.
Pubblicato mercoledì 30 Novembre 2011 alle 16:37 da Francesco
Se cercassi d’emulare la voce fuori campo di un filmato dell’Istituto Luce probabilmente esordirei così in queste prime righe: “Intrepide e consce dell’arduo compito a cui sono state chiamate, le copie del mio terzo libro sono decollate alla volta delle case editrici. Pronte all’estremo sacrificio, esse non si mostreranno pavide dinanzi ai crolli verticali nei cestini qualora non dovessero riuscire a conquistare un contratto editoriale”. In effetti da ogni stampa si possono ricavare ottantacinque aeroplanini di carta a cui imprimere l’esuberanza che contraddistinse D’Annunzio sopra Trieste. Forse, più realisticamente, le copie del mio terzo libro sono partite per fare un buco nell’acqua come alcuni kamikaze che durante il conflitto nel Pacifico partivano dal suolo nipponico e finivano per mancare le portaerei del generale MacArthur. Comunque l’editoria sta affondando da sé, perciò non occorre che io colpisca chicchessia.
Pubblicato sabato 26 Novembre 2011 alle 05:35 da Francesco
Non ho una famiglia e mia madre è l’unica persona che ho al mondo. Alcuni dei miei parenti (che io considero soltanto apparenti) vorrebbero tornare in contatto con me. Forse mi sono scordato di comunicare a questi figuri che hanno perso tutti i gradi di parentela da molto tempo, difatti ho strappato i galloni dalle loro spalle e ho spaccato in due le sciabole d’ordinanza: condannati con disonore per alto tradimento. Non firmo i trattati di Westfalia e sono poco incline al perdono. Non rovisto nel dimenticatoio né ho la necessità di raccattare pezzi di passato. Non riconosco valore alcuno ai legami di sangue. Sono in grado di amare profondamente benché io non l’abbia ancora fatto e in egual misura ho capacità sufficienti per coltivare l’indifferenza dovuta lungo tutto il tempo che mi resta da vivere. L’amicizia per me è un fattore trascurabile, una piacevole eventualità che tuttavia non presenta nulla d’insostituibile o indispensabile. Ognuno fa scelte di cui poi volente o nolente si assume gli oneri. Spero che taluni si dimentichino di me e non cerchino ulteriori contatti poiché io non voglio accollarmi certe rotture di coglioni. Nella sciagurata ipotesi in cui qualcuno mi recasse fastidio, ebbene, proprio in quel momento io comincerei ad attendere la prima occasione buona per fargliela pagare con tutti gli interessi. D’altronde, come torno a ripetere, sono davvero capace di amare senza riserve, ma riesco pure a fare progetti di lungo termine per vendette esemplari. Finora soltanto due volte sono giunto al punto di dovermi rifare su qualcuno e in entrambi i casi è trascorso molto tempo prima che potessi rivalermi, difatti chi poi è stato destinatario di questi atti ha faticato un po’ a spiegarsi l’accaduto poiché il tempo aveva insabbiato le cause, tuttavia ne era valsa la pena. Per ora non ho vendette in cantiere e non vorrei allestirne di nuove, ma preferirei di gran lunga profondere tutti i miei sforzi verso sentimenti positivi. Non sono più un adolescente inquieto e per me la negatività è soltanto una delle tante sfaccettature con le quali la realtà cogente talvolta mi costringe a confrontarmi: io ne farei volentieri a meno.
Mi chiamo Francesco, mi trovo nel mio ottavo lustro e vivo dove sono cresciuto, ossia in Maremma.
In questo blog conduco da anni la mia autoanalisi, perciò i contenuti hanno un alto tasso d'introspezione e sono speculari agli sviluppi della mia persona.
Qui sono raccolti appunti intimisti, grotteschi, ironici; archiviati vi sono anche sfoghi, provocazioni, invettive ed esternazioni d'altro genere che oggi io considero quasi imbarazzanti od obsolete, ma di cui serbo traccia poiché nel bene o nel male hanno fatto parte del mio percorso e sono assurte fino alla coscienza.
Qualche passaggio può suscitare simpatia, talora fino all'insorgere dell'identificazione, invece brani d'opposto tenore hanno una portata sufficiente per destare un po' di disgusto, però credo che tanto i primi quanto i secondi siano adatti agli immancabili fraintendimenti o alle (in)volontarie incomprensioni.
Non sempre i significati dei miei scritti emergono dal loro contenuto manifesto, quindi io stesso mi guardo dal prendere alla lettera certe cose che metto nero su bianco o che altrove sarebbero già sbiadite.
Mi sono diplomato con ben sessanta centesimi al liceo linguistico, non ho mai messo piede in un ateneo e non ho mai fatto ingresso tra le grazie di una nubile.
Poiché errare è umano, e io di certo non nascondo né rinnego la mia natura mortale, ho ragione di credere che in tutta questa mole di appunti mi sfuggano refusi ed errori di cui chiedo venia alla mia attenzione e a eventuali (quanto incauti e improbabili) lettori.